Recensione: Shadows Are Security

Di Davide Iori - 29 Gennaio 2008 - 0:00
Shadows Are Security
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Genere:
Anno: 2005
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77

Nonostante la produzione più recente degli As I Lay Dying abbia preso vie decisamente più consone al death melodico di matrice scandinava non bisogna dimenticare come il combo americano abbia origini essenzialmente metalcore e che fino a qualche anno fa queste influenze erano ben presenti, quando non predominanti, nel suo sound. Shadows are Security è uscito nel 2005 per Metal Blade records e può essere definito come un disco ibrido, nel quale ai riff a pivot ed ai cori tipici della scuola americana si fondono le prime sfuriate europee che preannunciano in parte il cambiamento che si sarebbe esplicato nella sua completezza un paio di anni dopo con An Ocean Between Us.

Come accade in parecchi dischi che vanno a battere le lande -core anche questo platter si apre con le canzoni più spiccatamente melodiche (per non dire commerciali) andando poi ad appesantirsi mano a mano che prosegue, fino ad arrivare ad episodi come Illusions nei quali è la cattiveria a fare da padrone. A differenza dei followers però (vedere ad esempio i pur bravi It Dies Today) gli As I Lay Dying riescono a giostrarsi con maestria in un ambiente molto rischioso nel quale la spinta verso la melodicità non deve mai sconfinare nel ruffiano. I nostri si spingono verso il bordo del precipizio più di una volta, giocando con ritornelli di matrice praticamente emo nei quali la voce di Tim Lambesis evita volutamente le timbriche più basse, strizzando l’occhio al pubblico “teen” cresciuto a pane, Afi e 30 Seconds to Mars. Le prime tre o quattro canzoni del disco rimangono dunque sospese tra il metal e ben altri generi, ma bene o male riescono a stare dalla parte “giusta” della barricata e questo grazie ad un riffing di pregio derivato, sebbene alla lontana, dagli At the Gates ed ad un lavoro di batteria che con il punk ha davvero poco a che fare. Si aggiunga che le canzoni si lasciano ascoltare con piacere fin dal primo passaggio nel lettore e si capirà come in fin dei conti le paranoie di genere, almeno per questa volta, possono essere lasciate da parte per godersi un disco che vale il prezzo del biglietto.

Shadows are Security è dunque un disco che merita indubbiamente che molte belle parole siano spese in suo favore, anche in virtù di una produzione bombastica e cristallina che farà muovere più di una testa ed a ritmiche coinvolgenti che mostrano solo il meglio di quanto il metal statunitense abbia oggi da offrire. Nonostante questo però bisogna sottolineare come gli As I Lay Dying versione 2005 fossero ancora ben lontani dalle vie intraprese in seguito con il già citato An Ocean Between Us e che quindi il platter qui recensito sia ancora legato ad un tipo di sonorità che tra i metallari più intransigenti, o comunque più legati alla scuola europea, potrebbe non fare breccia. Emblematico è l’episodio The darkest Nights nel quale spunta il cosiddetto “coretto fighetto” criticato non da pochi qui in Italia. Certo, solo un paio di minuti dopo parte Empty Hearts, pezzo nel quale i cinque americani mostrano il loro lato più oscuro, ma la “macchia” rimane.

Shadows are Security è dunque un disco di genere: amatelo o odiatelo a seconda del vostro gusto, ma sappiate comunque che artisticamente ha molto da offrire a chi è in grado di apprezzare.

Davide “Ellànimbor” Iori

Tracklist:

1- Meaning in Tragedy
2- Confined
3- Loosing Sight
4- The Darkest Nights
5- Empty Hearts
6- Reflection
7- Repeating Yesterday
8- Through Struggle
9- The Truth of My Perception
10- Control Is Denied
11- Morning Waits
12- Illusions

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