Recensione: Shadows Became Flesh

Di Daniele D'Adamo - 23 Dicembre 2018 - 10:17
Shadows Became Flesh
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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78

Hanno parlato con i diavoli, camminato con i terrori della notte, sono stati spezzati, ricostruiti e sono tornati di nuovo, per iniziare una nuova Era di Brutalità.

A quattro anni di distanza dal feroce “For I Am Genocide” tornano i Mass Infection, di stanza a Livadia – nella Grecia centrale – , con un full-length nuovo di zecca. Il quarto in carriera. “Shadows Became Flesh”. Essi, se ce ne fosse ancora bisogno, dimostrano l’alto livello tecnico/artistico raggiunto dalle formazioni elleniche in materia di metal estremo. Nel caso, blackened death metal.

Materia ove i Nostri dimostrano una preparazione seria, totalmente professionale, accompagnati da un suond pressoché perfetto. Chiaro, limpido, pulito. Qualità senz’altro encomiabili per una band che produce un immane quantità di potenza, rabbia, aggressività.

George Stournaras, voce e chitarra nella classica formazione a quattro, conduce per mano i suoi compagni nelle viscere della Terra, luoghi in cui la demonologia classica ubica i diavoli in perenne tormento, alla ricerca continua di vacue entità da possedere, di carne umana da straziare. Come un vero nocchiero trasportatore di anime perse, Stournaras prende in mano le redini del gioco e trascina i suoi compagni nell’allucinazione eterna con un growling possente e stentoreo. Davvero eccellente nella sua duttilità, capace cioè di seguire, con le sue linee vocali, la strada maestra tracciata dalla musica eruttata dall’altra strumentazione.

Assieme a Nick Lytras, inoltre, Stournaras genera un rifferama spaventoso, orrorifico, sfavillante di pura energia. Buio, tetro, complesso. Articolato in passaggi per nulla scontati, per nulla semplicistici. Concepiti attentamente per disegnare il mood di “Shadows Became Flesh”. Un umore nero. Rabbrividente. Visionario nella raffigurazione astratta di un pianeta, la Terra, che ha perso i suoi colori, divenendo territorio di conquista per immaginari regni distopici con a capo le orrende creature degli Inferi.

Per ciò, per quanto appena scritto, a parere di chi scrive i Mass Infection raffigurano una delle migliori realtà attuali in materia di blackened death metal. Del resto, è immune da critiche anche la sezione ritmica, nella quale John Kyriakou, basso, e Giulio Galati, batteria, operano con perizia chirurgica, fornendo il propellente necessaio per le terremotanti sfuriate dell’ensemble (‘Enduring Through the Apocalypse’). E anche nei momenti di massimo sforzo, quando i blast-beats scatenati a briglia sciolta da Galati oltrepassano i limiti della follia, la bravura del quartetto greco fa sì che non si perda nemmeno un grammo di potenza, di consistenza, di profondità. Il suono resta coeso, compatto, devastante.

Anche l’impianto delle canzoni mostra un gruppo totalmente cosciente dei propri mezzi. Ciascun episodio del platter vive, pulsa, si agita di vita propria, seguendo fedelmente lo stile tratteggiato da dal gruppo medesimo. Fornendo, così, un insieme duro come il granito nero, una vera e propria testata nucleare in procinto di deflagrare. E deflagra, se si prende a esempio la mostruosa ‘The Merging of Infinities’, delizioso sfascio completo, annichilazione totale di ciò che non è stato ancora distrutto, raso al suolo dai brani precedenti. Una mostruosa grandinata di proiettili di piombo fuso sui denti, una distruzione totale dei neuroni, una fitta ridda di bastonate sulla schiena. Ma anche la closing-track, che è anche la title-track, accumula energia dall’etere per scatenarla al suolo onde radere a zero qualunque cosa si intrometta fra il complesso e l’orrore della vita eterna.

Delirio!

Pur essendo allineato, e quindi non proponendo scatti evolutivi alla migliore media del sottogenere, non si menzionano altri lidi ove impera il blackened death metal per non rischiare di errare nei paragoni. Del resto, ogni band è un universo a sé. Un Multiverso. Quello dei Mass Infection rappresenta la gioia del massacro del genere umano, la disfatta dei valori che lo reggono, il suo completo annientamento.

Mass Infection rise!

Daniele “dani66” D’Adamo

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