Recensione: Shamanic Lvnar Cvlt

Di Andrea Poletti - 6 Settembre 2016 - 5:55
Shamanic Lvnar Cvlt
Band: Svlfvr
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2016
Nazione:
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73

Il metal italiano ha sempre una spinta positivia in termini prettamente musicali, come il sottoscritto credo che in molti abbiano compreso la potenzialità intrinseca nella scena del bel paese, che sta affiorando anno dopo anno come acqua da una sorgente per diventare cascata. I Svlfvr, dopo un breve esordio nel 2012, arrivano sul mercato con quello che possiamo definire il primo vero full-length della loro carriera e lo fanno con tutti gli onori che gli spettano. “Shamanic Lvnar Cvlt” è un pregievole album di blackened doom che in “sole” cinque canzoni racconta un mondo, inesplorato e sepolto dalla ruggine del tempo, nato e portato ai mortali attraverso la mente dei suoi compositori. Non è di facile digeribilità, sia per la sua vena malligna e sinistra, sia per il complessivo aspetto stilistico che gioca in continuo contrasto tra violenza e meditazione; un particolare mix di sensazioni e musicalità che riescono a fare breccia solo dopo alcuni ascolti mirati. Cinquanta minuti e oltre in totale, cinque realizzazioni ipnotiche e ritualistiche che confemano, come il titolo, che ci spetta un mantra ritualistico in versione sonora. Pregievole anche l’apporto della cover, che segue alla perfezione l’incipit e le volontà finali dell’intero album.

Shamanic Lvnar Cvlt” prende le sue basi nelle discografie di grandi nomi della scena contemporanea, per esemplificare il tutto potremmo citare spunti presi più o meno tangenzialmente da My Dying Bride, Anathema e Cathedral, bilanciando ottimamente il tutto con una dose di black metal che va a mescolare le carte in tavola donando caleidoscopiche visioni ad ogni singolo brano. Probabilmente a molti potrebbe risultare atipico, leggendo questa descrizione, l’approccio dei Svlfvr ma funziona, funziona maledettamente bene e a fine ascolto di riesce a comprendere molto dello studio che risiede dietro ogni composizione, finalizzato all’unico intento di portare alla in superficie ciò che nel profondo latita silenzioso. Tutto si apre con la decadente ‘Total Absence Of Light’ che attraverso il suo gioco di armoie e blast beat mostra chiaramente quelle che sono le peculiarità dei Svlfvr; la voce graffiante si mescola a tempi più cadenzati sino a quando, qualche secondo dopom, il respiro torna a farsi pesante e un fraseggio catatonico emerge prepotente. Questa dicotomia sonora verrà riscontrata successivamente in ogni singola traccia, come base per quel mondo descritto in precedenza, figlio dell’oscurità più malvagia e remota. Delle percussioni ci introducono alla magia che nasce lungo gli oltre otto minuti di ‘Wish To Drown In a Abyss Of Water’, con quelle chitarre grasse e corpose che non possono non richiedere un headbanging furioso; inframmezzate da un screaming che vola sulle ceneri dei morti questo brano diventa uno degli apici del progetto. Splendido il conubbio tra quell’ira funesta e viscerale delle partizioni veloci, unito con il crepuscolare intento che spontaneo e indomato esce alternando conscio ed inconscio; la visione di un paese, l’Italia, distante dai classici clichè. La lenta ‘Count Down To Death’ è una cospirazione verso la nostra mente, una spirale verso le foci del fiume caronte per delineare quel rifiuto alla vita e sorreggere le ceneri di un passato troppo pesante da dimenticare, un mantra di quasi nove minuti che procede lento e mastodontico per delineare un solco profondo tra speranza e vanificazione dei sogni lungo la spina dorsale del metafisico. Un’intimidazione non velata per ricordare alla luce che qua non v’è posto dove presenziare. Il quinto rituale della tracklist, è la summa dell’intero processo compositivo dei Svlfvr, venti minuti di ossessione e devozione alle tenebre; molte le divagazioni su metaforiche onde e stili variabili, musiche teoricamente “dispettose”; le percezioni inoltre con cui si può andare a comprendere questa grande suite sono quasi inifinte. Certamente non essendo prog e non essendo avantgarde (generi che hanno potenzialità intrinsiche per sfondare le pareti del tempo) i nostri sono intelligenti al punto giusto da riuscire a mantenere discretamente alta l’attenzione, senza mai annoiare prepotentmente. Certamente “Shamanic Lvnar Cvlt” non è perfetto, qualche angolo da smussare la si ritrova qua e là lungo la tracklist, poichè passaggi leggeremente troppo tirati, una alchimia ancora da affinare al meglio tra le differenti parti strutturali risultano leggermente grezze e timide, ma nel complesso possiamo gioire al lavoro svolto dal gruppo.

Cosa potremmo aggiungere alle righe finali che non è stato menzionato? Fondamentalmente, siamo di fronte ad un valido album, suonato con passione, grinta e personalità; se questo primo passo sul lungo percorso effettuato con coraggio, si conferma ascolto dopo ascolto un valido prodotto made in Italy, non ci resta che attendere e le soddisfazzioni non tarderanno ad arrivare. Certamente non sono canzoni di facile appiglio, ogni composizoni sopratutto la suite finale merita un’attenzione maggiore rispetto alla media, ma se ascoltati con silenzio, senza le luci del giorno ad infastidire e con lo spirito giusto, i Svlfvr possono regalare molte soddisfazioni. Coraggiosi!

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