Recensione: Shangaied

Di - 12 Aprile 2015 - 22:06
Shanghaied
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Anno: 2015
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79

Dopo aver lasciato i Wig Wam, Age Sten Nilsen si è subito rimboccato le maniche per dar vita ad un nuovo progetto dal nome Ammunition.
Nel farsi aiutare ha scelto un po’ il meglio dei musicisti che ruotano intorno all’universo dell’hard rock melodico europeo: lo svedese Eric Martensson, già chitarrista dei W.E.T. e degli Eclipse, Jon Pettersen, altro chitarrista – sicuramente meno noto ma abile fraseggiatore – già con i Bad Habits. Quindi una sezione ritmica di tutto rispetto come Hal Patino, bassista di King Diamond e dei Pretty Maids e Robban Back, già batterista dei Sabaton e degli Eclipse; a completare la line up, Lasse Finbrathen, tastierista degli stessi Wig Wam e dei prog metallers Circus Maximus.

“Shanghaied”, album frutto di questa nuova realtà, è un ottimo debutto che non attinge solo dall’hard rock melodico, ma cerca di avvicinarsi anche al glam e spesso pure ai Guns N’ Roses: non a caso in copertina ci sono pistole e fiori…
Nilsen fa ad ogni modo le cose per bene: prende spunto da questi generi, cercando di fornire un tocco di personalità ad ogni brano. Particolarmente riuscita è inoltre la sua prova al microfono.
Molto belle, ad esempio, le armonie vocali che introducono “Silverback”, brano trascinante e con un refrain assai orecchiabile, in cui le chitarre di Martensson e di Pettersen creano duri riffs ed ottimi solos.

“Give Me A Sing” rimane invece in bilico tra hard rock melodico e glam, mentre la title track “Shanghaied” si appropria della cultura orientale ma non si dimentica della strada che sa percorrere Nilsen.
“Tie Me Down” è ricca di ottimi interventi chitarristici: la strada migliore da percorrere sembra stavolta essere più vicina al glam ed un tocco di Guns N’Roses traspare nelle note, così come la chitarra ricorda lo Slash dei tempi andati.
“Road To Babylon” è quindi la ballatona di turno, o per essere più precisi, una power ballad trascinante con un’ottima performance vocale di Nilsen.

Si cambia poi registro con “Take Out The Enemy”, brano veloce, divertente, energico e dalle tinte blues-southern, mentre “Hit Me (With Your Bombs)” sa essere parimenti elettrizzante.
Non si perdono poi più tanto di vista i Wig Wam con “Do You Like It”, brano anche troppo ammiccante e ruffiano, ma sempre ricco di energia; “Wild Car” segue a ruota, spostandosi verso un AOR scanzonato e radiofonico.

Si ritorna infine al metal più grintoso con “Another Piece Of Me”; al contrario, nelle parti conclusive, “Heart’s Not In It” rallenta nuovamente i ritmi per tornare alla power ballad per lasciare l’ultima parola a “Strong Out”, traccia che chiude con grinta un disco ben fatto, suonato in maniera molto professionale e capace di dare una scossa dall’inizio alla fine.

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