Recensione: She

Di Massimo Ecchili - 16 Luglio 2011 - 0:00
She
Band: Jerusalem
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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52

Incredibile ma vero: non è tutt’oro quello che viene dalla Svezia, nazione che negli ultimi anni ci ha abituato fin troppo bene in più o meno tutti i generi che vanno dal rock al metal estremo.
I Jerusalem, pionieri del christian rock in attività sin dal lontano 1975, mancavano dalle scene dal 1998. Va detto subito che ce li ricordavamo diversi, difficile stabilire se per ispirazione o scelta stilistica. La voce di Ulf Christiansson continua a ricordare, qua e là, quella ben più nota di Bono Vox; ma i punti di contatto con gli U2, questa volta, non sembrano limitarsi a questo. A più riprese, durante i settanta minuti di She, vengono inevitabilmente in mente i quattro irlandesi, soprattutto quelli del periodo di Achtung Baby (apice della loro discografia, per chi scrive); ma se quel disco rappresenta una sorta di eccellenza per The Edge & Co. (pezzi come Acrobat sono davvero inattaccabili), questa nuova uscita dei Jerusalem è un tonfo piuttosto evidente per gli svedesi. Intendiamoci: non che abbiano disimparato improvvisamente a suonare, lo sanno ancora fare bene (e ci mancherebbe… ). I problemi consistono nel songwriting piatto come una tavola da surf, in canzoni senza vigore (ritmico o emotivo che sia) e in una produzione degna di un qualunque gruppettino alternative degli anni ’90, col basso (troppo) in primo piano, la batteria senza spessore e chitarre sfrigolanti e spesso fastidiose quanto una zanzara di notte. Difficile pensare che tutto questo non sia stato determinato a tavolino; la cosa meno chiara è il motivo per il quale una band con tanta esperienza e una storia di un certo spessore alle spalle si metta, incomprensibilmente, ad inseguire suggestioni di un genere démodé (l’alternative) per un come-back così atteso.

L’inizio non è nemmeno malvagio, a dire la verità: Calling On e, soprattutto, Come On sembrano essere intrise di una certa energia positiva e non essere poi così distanti dalla verve che caratterizzava lavori assolutamente degni di nota, come Dance On The Head Of The Serpent (1987). Le perplessità, però, non tardano ad arrivare, dal momento che già con I Want To Leave Her iniziano a palesarsi tutti i limiti sopra descritti. Anzi, ne va aggiunto uno ulteriore: l’inutile lungaggine di alcuni pezzi che demolisce quel poco di ritmo che si sarebbe potuto raggiungere durante l’ascolto. È esattamente qui che si incagliano le pretese d’interesse della sterzata alternative in crescendo di Supernatural, delle atmosfere rarefatte della title track e, nondimeno, dell’infinita (sette minuti che sembrano almeno il doppio… ) The Story Of D.
Certo, come già detto, gli svedesi confermano di essere tutt’altro che incapaci, strumenti alla mano, ma questo non toglie che coprire in qualche modo una tale carenza di ispirazione nella scrittura sia una montagna troppo alta da scalare per chiunque.
Se poi nemmeno un pezzo strappalacrime (con tanto di strizzatina d’occhio ai Radiohead che furono) quale Heaven riesce a colpire particolarmente, vuol dire che il bersaglio è stato proprio mancato malamente. Le cose vanno un po’ meglio nella durata limitata di Save My Life (che rappresenta un buon tuffo nel passato della band) e in Crown Of Thorns (cercando di non far troppo caso al fatto che qui l’emulazione degli U2 sia pressochè completa). Al contrario, brani quali Amos 5 o la conclusiva Standing At Jericho riflettono in pieno la pochezza di idee valide dell’intero lavoro.

She è un disco che in breve tempo non lascerà tracce, caduto nel dimenticatoio nel quale, giustamente, finisce la maggior parte di opere che, al di là del genere e dello stile adottati, non possono che risultare insipide e bolse.
Un vero peccato, insomma, ma soprattutto un duro colpo a qualsiasi tipo di aspettativa per il futuro: se ci sono voluti tanti anni per ritrovarsi con questo She tra le mani, è ancora lecito aspettarsi qualcosa di buono dai Jerusalem?

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Tracklist:
01. Calling On 05:04
02. Come On 04:36
03. I Want To Leave Her 06:05
04. Suddenly 05:09
05. Supernatural 06:45
06. Save My Life 03:51
07. She 06:32
08. Amos 5 05:19
09. Crown The King 05:54
10. The Story Of D 07:00
11. Heaven 05:47
12. The Greatest Party 04:51
13. Standing At Jericho 03:09

Line-up:
Ulf Christiansson: guitar, lead vocals
Peter Carlsohn: bass, back vocals
Michael Ulvsgärd: drums, back vocals

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