Recensione: Shrouded Divine

Di Alberto Fittarelli - 10 Gennaio 2008 - 0:00
Shrouded Divine
Band: In Mourning
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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80

Che gli svedesi In Mourning si siano fatti le ossa per anni
nell’underground, grazie a ben 5 demo, è ormai una situazione più unica che
rara, considerato quanto poco ci vuole, oggigiorno, per registrare (e anche
pubblicare su una qualsiasi etichettina, diciamolo) un album. Ma la gavetta è
sicuramente servita, dato che Shrouded Divine è uno dei dischi
più emozionanti che mi sia capitato di sentire negli ultimi anni in ambito
death progressivo/melodico.

Naturalmente, leggendo una definizione di questo tipo, la mente corre subito
agli Opeth, e non sbaglia: questa band prende infatti innegabilmente spunto
dalle migliori (e vecchie) opere del gruppo connazionale, costruendo un disco
che sa però anche stupire per gli inserti personali. Il collegamento da fare
subito è con il periodo Still Life/Blackwater Park
degli Opeth stessi, ma anche coi Paradise Lost di metà carriera; atmosfere
plumbee e soluzioni intricate per musica che sa dipingere scenari poetici ma non
per questo sdolcinati.

La violenza non manca infatti, a partire dal growl che riempie pezzi come la
title-track, o lo screaming sul ritornello della bellissima (e decisamente
catchy) In the failing hour, una vera hit, che in altri tempi avrebbe
suscitato forte scalpore sulla stampa specializzata. La capacità fondamentale
degli In Mourning non vuole del resto essere la novità, ma l’abilità di
mettere la melodia al servizio di quello che i britannici chiamano il gloom,
e che è difficile, se non inappropriato, tradurre in italiano. Gloomy
sono infatti brani come By others considered, che si apre a sorpresa a
parentesi acustiche di grande effetto, dopo aver avvinto l’ascoltatore con un
riff pesante e allo stesso tempo accattivante come pochi.

Perfetti anche i suoni, ma questa non è certo una sorpresa: chitarre pastose
e vicine al suono doom degli anni ’90, voci pulite in pieno contrasto con le
sfuriate in crescendo e i ruggiti che le accompagnano, e, su tutto, quella luce
obliqua che entra nelle vostre finestre nelle giornate in cui il sole non riesce
a oltrepassare la spessa cortina di nebbia, lasciando visibili solo i rami
rinsecchiti degli alberi.

Senza elencare cosa non sono gli In Mourning (non una band innovativa,
non una band famosa – per ora, non una band alla moda), passiamo direttamente a
dire cos’è Shrouded Divine: un album che colpisce nel segno in
ogni singolo minuto, soddisfacendo a pieno le esigenze di chi avverta una
sensazione nelle ultime, aride prove degli Opeth, e un disco che riesce dove
altri hanno fallito (su tutti i Farmakon, per esempio), elaborando un copione
noto e dandogli una nuova anima. Un album toccante, una spesa obbligata, o
quasi.

Alberto Fittarelli

Tracklist:

1. The shrouded divine

2. Amnesia
3. In the failing hour
4. By others considered
5. Grind denial
6. The art of the mourning kind
7. Black lodge
8. Past October skies (Black lodge revisited)

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