Recensione: Shutup&Jam!

Di Stefano Ricetti - 8 Luglio 2014 - 16:20
Shutup&Jam!
Band: Ted Nugent
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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72

Attendersi sconquassi e cambiamenti radicali da uno come Ted Nugent possiede lo stesso sapore di chi si aspetta chissà quali novità dal nuovo disco dei Motorhead piuttosto che dai canadesi Anvil.

L’uomo nato a Detroit nel 1948 pubblica il novissimo Shutup & Jam!, sotto l’egida dell’italianissima Frontiers Records, a sette anni di distanza dal precedente album in studio, Love Grenade. Con la medesima  formazione dell’ennesimo live album licenziato l’anno scorso, intitolato Ultralive Ballisticrock, Nugent si accompagna a Derek St. Holmes (chitarra e voce), poi all’ex Rainbow Greg Smith al basso per finire con il vecchio bombardiere dei Dokken Mick Brown alla batteria.  

Tredici sono i pezzi proposti, segno che anche un conservatore della portata di Ted debba giocoforza sottostare alle leggi attuali del mercato, quelle che ad esempio suggeriscono di sparare, di tanto in tanto, qualche brano in anteprima in modalità streaming.      

La miscela è comunque quella iperconsolidata: Rock’N’Roll a tutto volume costruito su anni di guerra dei watt – le cronache riportano di più di 6500 show dal vivo, a favore del Nostro – e un background poggiato sulla base di solide radici anni Settanta, come quelle che popolano il Suo ranch nel Michigan. Immancabile, poi, l’amore per il Blues, come tradizione anagrafica impone.

Nugent non si fa mancare nulla, all’interno del Suo repertorio abituale, fra i solchi di Shutup & Jam!, titolo che già da solo vale uno slogan: chitarre sferraglianti bene in evidenza (la traccia numero cinque, Never Stop Believing, nella sua prima versione), ospitate importanti (Sammy Hagar in She’s Gone), richiami ad altre band (I Still Believe pare un incrocio bastardo fra i Motorhead e i Motley Crue), pezzi interamente strumentali (Throttledown), puro Rock’N’Roll (Screaming Eagles) per chiudere con degli ottimi Blues (palma d’oro a Never Stop Believing, la traccia conclusiva, highlight, per chi scrive, del disco, ma anche Everything Matters si lascia ascoltare con piacere).       

La differenza fra la Motor City Madman Band e centinaia di altri mestieranti risiede proprio nella qualità della musica: sempre fedele a se stessa ma sempre di buon appeal secondo l’adagio “what you want is what you get”, così da riuscire a non annoiare, traguardo apparentemente sottinteso ma non così scontato. Farsi poi accompagnare da vecchie triglie dell’Hard Usa quali Mick Brown – i suoi trascorsi nei Dokken, nel periodo over the top, fanno parte dell’Epopea del genere – di certo aiuta parecchio…    

Ted Nugent verrà ricordato, nella storia del Rock, oltre che per la sua musica e le sue simpatie nazionaliste – per usare un eufemismo – anche come colui il quale ha saputo alternare copertine da inscrivere in un quadro e mettere in sala a gloria imperitura (Weekend Warriors, State of Shock) ad altre terrificanti. Pure quest’ultima di Shutup & Jam! non scherza affatto, senza però nemmeno avvicinarsi ad altre, becere, del passato remoto.

Come recitava quel vecchio Carosello? “Ippiyayeee, ippiyayaiii, il vecchio Bill non perde mai“?

Sostituire Bill con Ted: pare che il giochino funzioni ancora…

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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