Recensione: Sign Of The Modern Times

Di Mauro Gelsomini - 25 Ottobre 2003 - 0:00
Sign Of The Modern Times
Band: Newman
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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80

Giunti al quarto album quasi nell’anonimato, i Newman non hanno nulla da invidiare alle band – tante, tantissime – che suonano come loro un AOR che mescola alle melodie accattivanti e a volte melense ad un riffing assolutamente metallico quanto ad aggressività.
Se c’è qualcuno tra di voi che conosce ed ha amato i tre precedenti platter, non riuscirà a non farlo nei confronti di questo “Sign Of The Modern Times”, che annovera 11 perle di rock melodico inglese, tali da non sfigurare in qualsiasi playlist di AOR anni ’80.
Il leader indiscusso della band è ovviamente Steve Newman, che oltre a comporre tutti i brani, suonare chitarre e tastiere, si diletta nel canto riportando di continuo alla mente timbriche a me care come quella di Gary Hughes (Ten) o Torben Schmidt (Skagarack).
La semplicità e la tradizionalità dei pezzi non riesce a far cadere in disuso un album così ben composto, arrangiato e suonato, anche se i riferimenti, quando si tratta di AOR a questi livelli, sono ahime sempre gli stessi: dagli FM ai Journey, dai Survivor ai Magnum, sono queste le band cui pagano dazio tutte le altre: il fatto, però, che il batterista Pete Jupp abbia militato negli FM, rende la derivazione stilistica dei Newman decisamente più legittima.
Tra le tante gemme presenti, menzionerei in particolare “Last Known Survivors”, non lontana dal sound dei Ten, causa l’anthemico refrain, mentre “Watching You” vi metterà i brividi addosso candidandosi a power ballad dell’anno…
Le altre song, come già detto, sono tutte caratterizzate dalla grande capacità di travolgere che Newman riesce a trasferire al suo songwriting, non risparmiandosi in fatto di virtuosismi, soprattutto alla voce, con la quale raggiunge l’apice in “Heart v. Desire”, dove, emulo di Coverdale, riesce a fondere melodia ed aggressività in quella che forse è la mia canzone preferita.
Tra un synth à la Radioactive e un chorus smielato à la Mark Spiro (i più ignoranti e maligni forse direbbero à la Backstreet Boys!!!) si esaurisce un album che non annoia mai, la cui qualità in fatto di produzione  è assicurata da un certo Pete Coleman (Black Sabbath, OMD e AC/DC).
Non mi rimane che consigliare a tutti gli appassionati di AOR e Rock melodico di precipitarsi a comprare “Sign Of The Modern Times”.

Tracklist:

  1. Save Me Tonight
  2. Last Known Survivors
  3. Masquerade
  4. Rivers Flow
  5. You Should Be Gone
  6. Watching You
  7. Heart v. Desire
  8. Don’t Keep Me Waiting
  9. What You Do To Me
  10. Sign Of The Modern Times
  11. Worlds Apart

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