Recensione: Sika

Di Daniele Balestrieri - 25 Dicembre 2006 - 0:00
Sika
Band: Ajattara
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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60

Puntuale come lo scricchiolare degli zoccoli di Rudolph sopra tetti di ogni casa, anche quest’anno torna il singolo di natale degli Ajattara – una tradizione che ormai si ripete da tre anni più viva che mai. Come ormai di consuetudine, l’alchimia non varia: i negozi finlandesi sono stati invasi da questo piccolo CD, della durata di appena sette minuti, che contiene le aberrazioni natalizie del gruppo di Ruoja e soci. Come non commuoversi di fronte alle vicende della nostra piccola famiglia, la cui bambina – ormai cresciuta – impara quest’anno timidamente a danzare tra le mani di un padre sempre più inquietante e avaro di decorazioni natalizie per lo scarno abete che occhieggia a destra della copertina.

Le danze si aprono con uno scampanio contornato da sinistre intromissioni industrial, un vizio nato con il recente Äpäre e che sembra compiacere il quintetto finnico a tal punto da proseguire per una manciata di secondi fino a sfociare nelle apocalittiche e terrificanti tastiere che ormai rappresentano il trademark Ajattara. “Sika” vomita tre minuti e mezzo di orrori visionari sulla falsariga di un natale malato, che si riflette nei denti gialli e nel fiato alcolico di un Santa Klaus distorto, maligno, che cavalca grottescamente la sua slitta per elargire malattia e distruzione sulle famiglie raccolte attorno al fuoco.

Altro malvagio inserto, novità assoluta per la band, è un coro femminile che insidia le chitarre grasse e mastodontiche per aggiungere un altro tocco di pathos laddove la voce greve di Pasi Koskinen accompagna timpani esplosivi come cannoni, e riff di chitarra affilati come corde di pianoforte impazzite. La traccia di presentazione, unica come quelle degli anni passati, viene sostituita sul riff finale da una seconda, “Tahdon“, tradizionalmente più serrata e ritmica della prima. È ancora il terrore a fare da padrone, grazie soprattutto alle sopracitate tastiere imperanti e ai ruggiti di un Ruoja che anche senza Amorphis riesce a comunicare tutto il suo stile impeccabilmente tetro e decadente.
I ritmi assolutamente “catchy” e familiari rendono quest’ennesimo EP natalizio un’altra piccola gemma da attaccare all’albero. Non cambierà la vita di nessuno, tantomeno quella della band, ma è uno di quegli scogli ai quali attaccarsi non fa mai male. Cosa sarebbe un 25 dicembre senza la nostra famigliola degli Joulu-single?

Ancora una volta al prezzo popolare di appena 2.50 euro, e corredato da un coupon che solo per tre fortunati varrà il ritiro di un prosciutto di natale targato Spikefarm (per la cronaca, nemmeno quest’anno ce l’ho fatta), Sika sugella il tradizionale seme natalizio della discordia come solo i maestri del dark/horror metal finlandese sanno fare.

TRACKLIST:

1 – Sika
2 – Tahdon

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