Recensione: Sins of the World

Di Alissa Prodi - 23 Marzo 2017 - 23:10
Sins of the World
Band: Attacker
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2016
Nazione:
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78

Attacker: un nome, una garanzia.

Ma facciamo un salto indietro.

I Nostri sono una band di matrice heavy metal formatasi nel lontano 1983 negli Stati Uniti. Gli Attacker, in primis, sono stati attivi dal 1983 al 1988 e durante questi anni hanno pubblicato due album e due demo. Dal 1988 al 2004 i Nostri, dopo alcuni cambi nella lineup, si sono presi una lunga pausa, forse di riflessione, per ritornare all’attacco. Dal 2004 ad oggi hanno pubblicato un demo “Demo” (2005), una raccolta “Standing the Test of Time” (2007), un singolo “Condemned” (2008) e quattro album, di cui l’ultimo “Sins of the World” è l’oggetto di questa recensione.

 “Sins of the World” è un full-length composto da dieci tracce per un totale di circa trequarti d’ora minuti di musica.

La prima canzone ‘A Time Before the Darkness’ funge da introduzione ai successivi nove brani ed è una traccia molto evocativa sorretta prevaletemente dalla chitarra quasi interamente strumentale salvo per una brevissima frase recitata verso la fine. Il secondo brano ‘Sins of Man’ è il definitivo aprifila a ciò che i la formazione statunitense ci proporrà: un mix di sonorità molto vario. Nel corso delle tracce potremmo cogliere sfumature simili a band note nel panorama metal.

Il cantanto di Bobby “Leather Lungs” Lucas si rifà, grossomodo, sia a Kim Bendix Petersen (meglio noto come King Diamond) sia a Bruce Dickinson (Iron Maiden). Invece, per quanto concerne la sezione strumentale, troviamo chiarissimi riferimenti agli Iron Maiden, Saxon e Judas Priest: pilastri della storia dell’heavy Metal. Spezzo una lancia in favore al tanto dimenticato (ma fondamentale) basso capitanato da Brian Smith il quale dona, a mio avviso, una marcia in più a “Sins of the World”.

Quest’ultimo lavoro dei Nostri conferma ancora una volta il grandissimo e validissimo nome degli Attacker, i quali, nonostante un lungo periodo di paura e cambi di formazione non hanno mai perso di mordente. Altri elementi a favore di questo “Sins of the World” può essere tranquillamente riscontrati sia nell’accattivamente artwork sia nell’ottima produzione.

Se siete amanti dell’heavy dalle tinte old school e cercate un sound che differisca leggermente dalle tipiche sonorità degli anni 80, probabilmente quest’album fa al caso vostro.

Alissa Prodi

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