Recensione: Six

Di Simone Volponi - 16 Ottobre 2017 - 0:10
Six
Band: Arallu
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2017
Nazione:
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68

L’Arallu è il regno infernale della mitologia sumera-babilonese, il mondo governato dalla dea Ereshkigal e dal dio Nergal dove vengono giudicate le anime dei dannati. Inferno. Un nome che calza a pennello per una band estrema nata e cresciuta in Israele che intende proporre un mix di black-thrash metal contaminato da inserti presi dal folk mediorientale, e le cui tematiche sono fortemente incentrate proprio sull’antica Mesopotamia.
Six” è, appunto, il sesto disco degli Arallu in una carriera che dura da quasi un ventennio. La proposta si allinea a quanto fatto finora, restando fedeli alla linea da sempre intrapresa che fa della band capeggiata da Butchered una sorta di omologo minore dei connazionali Melechesh. La breve strumentale “Desert Moonlight Spells”, recitata in lingua madre, funge da preambolo alla vera prima traccia, “Only One Truth” che si presenta con un classico riff di matrice thrash dapprima cadenzato e poi lanciato a grande velocità per assecondare lo scream belluino del bassista e cantante. Brano comunque da subito intersecato da elementi mediorientali attraverso l’uso di strumenti come Saz e Daburka e dotato di un tono infernale grazie ai cori rituali presenti. La successiva “Adonay”, primo singolo estratto di cui è stato girato anche un video, parte con un ritmo tribale, si sentono maggiormente gli inserti etnici, e prosegue dividendosi tra mid tempo potente e parti più accelerate. L’atmosfera si mantiene arcaica, sembra di poter quasi sentire il puzzo malefico delle catacombe perse tra le sabbie sotto qualche ziggurat, e gli intermezzi con vocalizzi orientaleggianti riportano alla mente molti elementi presenti negli americani Nile, oltre ai già citati Melechesh.
Possessed By The Sleep” vira più sul versante death metal e punta maggiormente sui muscoli e sull’interpretazione cruda degli Arallu, band che non esprime particolari doti tecniche ma dimostra di saper ben maneggiare l’infuocata materia a disposizione. Il batterista Assaf Kassimov è un tritaossa, il riffing dei due chitarristi macina sfuriate secche come colpi di frusta, le corde vocali di Butchered non si risparmiano nel vomitare antiche maledizioni, producendosi anche in parti salmodianti come in “The Universe Secret (Six)” che è un bell’esempio di commistione tra l’anima thrash-black, preponderante nel mezzo, e quella più votata all’etnico che ne abbraccia la bestialità con nebbie da rituali persi nei millenni.
Il canovaccio (o per meglio dire, la tavola d’argilla) è questo, e si protrae attraverso le risate diaboliche di “Victims Of Despair” e la leggermente monotona “Oiled Machine Of Hate”, che offre comunque un buon canto pulito dai toni evocativi.
Leggendo la durata breve, un minuto e quarantanove di “Philosophers” ci si aspetta un passaggio strumentale prima della chiusura, invece troviamo un pezzo alla Slayer di puro thrash old school, una scheggia da sisma metal dove gli Arallu sfogano tutta la loro violenza, prima di tornare nei tenebrosi anfratti della personale piramide che si sono costruiti con questo “Six”. La conclusiva “Soulless Soldier” scatena infine gli ultimi demoni evocati e spegne l’ascolto senza troppi complimenti, per un disco che si assesta su livelli buoni.
Six” mette i timpani a dura prova in fatto di potenza, e reca in sé il fascino di una terra da sempre tormentata e ricca di tradizioni, di storie che sono le fondamenta della civiltà. I fans dei Melechesh e dei Nile potranno trovare pane per i loro denti, nel complesso gli Arallu hanno partorito una bestiola di certo non imprescindibile ma tutt’altro che malvagia in termini di qualità.

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