Recensione: Sketches

Di Massimo Ecchili - 11 Luglio 2010 - 0:00
Sketches
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Anno: 2010
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71

Penny’s Twisted Flavour è il nome, sconosciuto ai più, di una band che probabilmente farà parlare di sé.
Cinque ragazzi olandesi, quattro dei quali nati negli anni ottanta, passano un anno e mezzo ad entrare ed uscire dallo studio di registrazione per mettere insieme questo Sketches; spendono dunque molto tempo a plasmarlo, limarlo, cesellarlo; non hanno fretta e vogliono che sia esattamente come ce l’hanno in testa. D’altronde non hanno scadenze dal momento che il disco è interamente autoprodotto. Il risultato è davvero degno di nota, e lascia presagire un futuro molto interessante per la band, semprechè i cinque decidano di insistere sulla strada intrapresa aggiungendoci un pizzico di personalità in più.
Il terreno su cui si muovono questi talentuosi ragazzi è quello di un prog metal piuttosto canonico, fatto di cambi di ritmo, assoli decisamente tecnici, aperture melodiche di ampio respiro ed un riffing che si alterna tra parti serrate e momenti cadenzati; su tutto questo non mancano di affiorare le influenze autodichiarate di Spock’s Beard e Yes, soprattuto grazie all’ottimo destreggiarsi della ventitreenne Wendy Heuvelmans tra hammond, synth e piano.

Basterebbe la strumentale Penny’s Twist, piazzata in apertura, a far capire il tasso tecnico dei musicisti in questione, tutti protagonisti in un brano che si fa apprezzare tanto per la struttura variegata quanto per l’esecuzione e la scelta dei suoni.
In Inside Marc Mes fa capire quanto sia stato influenzato da Russell Allen, del quale però non ha la potenza e questo lo penalizza un po’; ad ogni modo buona prova la sua, come buonissima è la sezione solistica centrale nella quale Bogert e la Heuvelmans giocano a rincorrersi e a doppiarsi con un’intesa pressochè perfetta.
Falling si distingue per un chorus molto catchy e poco altro, mentre Forgotten è una ballad piuttosto banale e non bastano le seppur buone orchestrazioni a salvarla dal grigiore. Di tutt’altra fattura A Way Out, brano più lungo del disco; molto aggressivo inizialmente, grazie ad un lavoro impressionante di Matthijs Kieboom al basso, diviene nel suo svilupparsi piuttosto oscuro, e rimanda in un certo qual modo ai Dream Theater, ovvio riferimento per questa band, dell’era Awake; da sottolineare la presenza nel pezzo di Ton Scherpenzeel (tastierista dei Kayak e per un periodo dei Camel) in qualità di special guest. Un bell’assolo in regalo ai cinque giovani connazionali.
Wasting Time gode di un ottimo riff tastieristico e di un chorus azzeccato e merita di essere segnalata come highlight anche grazie ad un basso granitico, mentre in Dying Dream si fondono ritmiche tirate e sonorità e cori seventies-oriented per una combinazione rimarchevole.
What We Become è la seconda ed ultima ballad di Sketches, ed è assolutamente più gradevole di Forgotten, essendo dotata di tutt’altra intensità ed arricchita da un assolo di Mark Bogert molto buono, con l’aggiunta di cori ancora una volta pregevoli.
Motion si trascina su linee vocali piuttosto fuori luogo che la penalizzano decisamente; si risolleva un po’ quando il cantato diventa più aggressivo, ma senza lasciare impressioni sufficientemente positive; anche la lunga parte solistica non convince e a tratti sembra più un mero esercizio tecnico che altro, senza riuscire a risollevare un pezzo che appare troppo sfilacciato.
L’epilogo è affidato alla pregevole strumentale Back Home che in poco più di quattro minuti riesce ad alternare ritmiche serrate e momenti melodici di indubbio gusto, ed è uno degli episodi migliori dell’intero lavoro, rappresentandone la summa e chiudendolo degnamente.

Nonostante alcuni difetti piuttosto evidenti, quali il missaggio non perfetto della voce (già poco provvista di potenza) e della chitarra (a volte un po’ nascosta in fase di riffing) Sketches è un debut che promette bene per la carriera dei Penny’s Twisted Flavour; piacevole, scorrevole e ben suonato grazie ad una notevole preparazione tecnica. Ottime le prove di Matthijs Kieboom e della già in precedenza lodata Wendy Heuvelmans.
Apprezzabile la sintesi tra un prog metal piuttosto canonico e l’inserimento di elementi di stampo neoprogressive (l’utilizzo di alcuni cori e di certe soluzioni tastieristiche), bisogna purtroppo riscontrare una personalità non ancora sufficientemente sviluppata. Le premesse sono buone ed il tempo è dalla loro parte: se in futuro oseranno qualcosa di più in fase di composizione senza rinnegare le proprie caratteristiche, potranno guadagnarsi la loro fetta di paradiso; in caso contrario ci sarà da rimpiangere una promessa non mantenuta.

Massimo Ecchili

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Tracklist:

01. Penny’s Twist 3:59
02. Inside 5:53
03. Falling 6:48
04. Forgotten Words 3:58
05. A Way Out 9:45
06. Waisting Time 3:42
07. Dying Dream 5:58
08. What We Become 5:51
09. Motion 8:41
10. Back Home 4:18

Line-up:
Marc Mes – Voce
Mark Bogert – Chitarre
Harmen Kieboom – Batteria
Matthijs Kieboom – Basso
Wendy Heuvelmans – Tastiere

Special guest: Ton Scherpenzeel in “A Way Out”
 

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