Recensione: Skyline Whispers

Di Eugenio De Gattis - 8 Luglio 2016 - 10:00
Skyline Whispers
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2015
Nazione:
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84

Tutti hanno un segreto più o meno inconfessabile. Direste mai, ad esempio, che dei tipi tosti come Björn Strid e David Andersson (rispettivamente voce e chitarra dei Soilwork) abbiano un’autentica passione per l’Hard Rock melodico e patinato? Ascoltare per credere. Aggiungete ai nostri qualche altro buon musicista, compreso Sharlee D’Angelo al basso (Arch Enemy), ormai habitué di “side project” clamorosi (Spiritual Beggars), ed ecco a voi il secondo album in studio dei The Night Flight Orchestra.

Si parte, anzi è più corretto dire “si salpa”, con “Sail On” brano veloce e brillante, inspirato ai Deep Purple del periodo Coverdale & Huges ed ai Rainbow post svolta AOR. “Living for the Nighttime” invece ricalca le atmosfere di fine anni ’70, ed in particolare di certe contaminazioni “disco”. Si pensi per intenderci ai Kiss di “Dinasty”. “Stiletto” è una divertentissima ode alle scarpe con i tacchi. Buona anche per dar senso dell’ingresso in formazione di Sebastian Forslund, polistrumentista che oltre a curare il mixaggio, si occupa qui dei conga (i conga!). Dopo il brevissimo intermezzo strumentale “Owaranai Palisades” è il momento di “Lady Jane”, che inizia con sonorità piuttosto grezze, quasi a ricordare i Ram Jam (quelli di “Black Betty”), per poi mostrare un lato pienamente Funk Rock, con fiati e tanto di slapping. Del resto Björn ha all’attivo la partecipazione ad un altro side project chiamato proprio “Highball Shooters”. “I Ain’t Old, I Ain’t Young” sembra poi il pezzo più ottantiano, probabilmente per una vaga attitudine da power ballad à la “Is This Love?”.

Per ovvie ragioni, i Night Flight Orchestra hanno finora centellinato le esibizioni live. Certamente questa funzionerebbe dal vivo, con il pubblico di qualche club ad accompagnarne il coro. “All the Ladies” è Classic Rock puro e semplice. “Spanish Ghosts”, come suggerisce il titolo, si avvale di nacchere e chitarra flamenca, ma a colpire è soprattutto Björn, che qui canta magnificamente “indietro” sul beat. “Demon Princess” è un po’ l’apoteosi dell’uomo zerbino, magari per bilanciare il resto delle liriche, sicuramente a vantaggio dell’uomo che non deve chiedere mai. Ad un certo punto verrebbe pure spontaneo urlarci sopra “Still of the Night! Still of the Night!”… ma ci può stare. La title track è la seconda ed ultima traccia strumentale, vagamente pinkfloydiana, incentrata su un delicato giro di pianoforte. “Roads Less Traveled” piacerà di certo a chi ama la celebre poesia di Robert Frost, mentre sotto l’aspetto musicale risente parecchio dei migliori Thin Lizzy. “The Heather Reports” è il brano che più di tutti richiama l’album d’esordio “Internal Affairs”, con i suoi quasi dieci minuti di durata, nei quali trova spazio perfino una godibile sessione Fusion. “Floridian Eyes” infine chiude con tastiere ancora una volta in bella mostra ed un chorus articolato ma molto ben riuscito.

Se dopo aver alzato il gomito, anche voi cominciate a cantare roba tipo “One of These Nights” degli Eagles, tranquilli, ora siete in ottima compagnia. Ma shhh… è un segreto! Però non lasciatevi sfuggire questo lavoro, capace di sorprendere le migliori aspettative ed impressionare per la facilità che questi elementi dimostrano nel destreggiarsi con più e più generi che, sulla carta, non rientrano nemmeno fra le loro principali occupazioni. 

 

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