Recensione: Skylus

Di Emanuele Calderone - 13 Ottobre 2012 - 0:00
Skylus
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Anno: 2011
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67

Il connubio black metal-post rock funziona. C’è chi l’ha capito con largo anticipo sui tempi e c’è chi, invece, solo ora abbraccia questa commistione di generi così lontani eppure tanto vicini.
Tra le band di recente formazione dedite a questa musica figurano anche i Dystopia Nå!, trio di Oslo attivo sin dal 2010. Il gruppo, composto dal cantante, tastierista e chitarrista K., dal bassista S. e dal batterista A., in seguito al contratto con la Avantgarde (già casa discografica, fra gli altri, di Darkspace e Noctural Depression), si mette subito a lavoro sul primo full-lenght intitolato “Skylus”, disco che riporta alla mente Agalloch, Fen e Amesoeurs, ma anche Katatonia e, in misura minore, Shining.
Musicalmente siamo dunque al cospetto di un’opera che unisce da un lato le atmosfere malinconiche e a tratte dimesse del post-rock e del depressive rock e dall’altro la ferocia e la disperazione del black metal.
Gli arrangiamenti, come facile prevedere, ruotano tutti attorno ai sintetizzatori e alle tastiere, vere regine dell’album; a chitarre, basso e batteria viene spesso attribuito un ruolo d’accompagnamento, ora per conferire maggiore robustezza e carattere ai brani, ora per marcare in maniera ancor più netta le malinconiche atmosfere.

Valutando l’insieme, “Skylus” funziona discretamente bene, i brani sono sufficientemente articolati, nonostante risultino talvolta eccessivamente prolissi. Le composizioni riescono ad arrivare con una certa facilità all’ascoltatore, pur senza suonare troppo mainstream.
Concentrandosi però attentamente su ogni singolo pezzo, ci si accorge che non mancano gli episodi sottotono, così come i passaggi a vuoto.
Già dalla seconda “Av Piller og Idioti. Den Evinnelige Forlystelse” si nota come i ragazzi talvolta perdano un poco la bussola, diluendo inutilmente alcuni passaggi. Se i 7 primi e 13 secondi fossero stati condensati in non più di 5 minuti di musica, il risultato sarebbe stato probabilmente migliore. Ciononostante, la canzone riesce comunque ad imprimersi nella mente dell’ascoltatore, grazie soprattutto al pathos che sa esprimere.
La situazione cambia radicalmente con “I Metropolens Favn. Grasoner og Vinterreduksjon”, molto più compatta e ragionata. Il comparto ritmico si mette maggiormente in mostra e i vari cambi di tempo conferiscono maggiore movimento e dinamicità all’intera traccia. Le linee melodiche disegnate da chitarre e tastiere, sebbene lineari, convincono già da un primo ascolto. Ciò che arricchisce veramente la composizione è però lo scream disperato di K., autore di una prova eccellente.
Tra i migliori titoli è doveroso citare anche la “vedderiana” “Neon. Tap, og Scener I Retrospeksjon”, vero e proprio capolavoro, che riporta alla mente i La quiete più riflessivi. I toni si fanno più pacati, quasi intimi, i ritmi più blandi , regalando così un momento di totale pace. Questa volta a spiccare è il lavoro di chitarra, assolutamente esaltante sia nei passaggi maggiormente calmi sia in quelli, pochi in realtà, più agitati.
Splendida anche la conclusiva “Barn av Lerret (Del II). Bortkommen, tom og Parat”. Ancora una volta l’atmosfera che si respira è dimessa, quasi deprimente. Le melodie, prese in prestito dal rock psichedelico, sostengono lo scream del cantante, esasperato e lacerante come non mai.
E le restanti canzoni? Qui sorgono, per così dire, i “problemi”. L’opera pur viaggiando su standard qualitativi medi, si perde spesso in soluzioni già ampiamente sperimentate da un gran numero di band. Le linee melodiche, così come le atmosfere, diventano oltremodo standard e prevedibili, lasciando un forte retrogusto di già sentito.
A migliorare un poco la situazione, ci pensano degli ottimi suoni, lontani anni luce da quelli posticci odierni, risultando invece estremamente vivi e veri. Stesso dicasi per la grafica, curata sin nei minimi dettagli, dalla splendida copertina, al ricco booklet.
Davvero buona anche la prestazione tecnica offerta dal trio di Oslo, capace di destreggiarsi con sicurezza anche nei passaggi strumentali più tortuosi.

Terminato l’ascolto, quello che resta è la sensazione che, pur trovandosi al cospetto di un disco tutto sommato sufficiente, “Skylus” sarebbe potuto essere un lavoro di gran lunga migliore. Nonostante dunque le buone capacità tecniche dei ragazzi, nonostante qualche brano ben riuscito e nonostante un’ottima qualità sonora, i dubbi rimangono. Per ora promossi, ma con qualche riserva.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Vemod.Enden
02- Av Piller og Idioti. Den Evinnelige Forlystelse
03- I Metropolens Favn. Grasoner og Vinterreduksjon
04- God Morgen, Dystopia. Drommer…
05- Neon. Tap, og Scener I Retrospeksjon
06- Oslo S/ Barn av Letter (Del I). Bundt, full og Udugelig
07- Kollaps. Vendepunkt
08- Barn av Lerret (Del II). Bortkommen, tom og Parat

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