Recensione: Slakthus Gamleby

Di Michele Carli - 4 Ottobre 2010 - 0:00
Slakthus Gamleby
Band: Demiurg
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Nati dalla mente del dott. Rogga Johansson, seguito personalmente dal suo “maestro” Dan Swanö, i Demiurg sono ormai giunti al terzo disco della loro carriera. Dopo il mezzo scivolone del precedente The Hate Chamber in cui la mano di Rogga era stata evidentemente lasciata un po’ troppo libera di spargere il suo spesso anonimo marciume, con Slakthus Gamleby i nostri hanno cercato di riprendere il filo di quel discorso cominciato con Breath Of The Demiurg, accompagnato ma mai dominato dallo spettro degli scomparsi Edge Of Sanity, e anche stavolta senza risparmiarsi in sperimentazioni.

La base su cui si erge Slakthus Gamleby è chiaramente quella di un disco death metal vecchia scuola, vicino a quanto già prodotto negli ultimi anni dal prolifico (a dir poco) Rogga, unito a una punta di tradizionale death melodico scandinavo. Però, come già anticipato, il disco non si limita a seguire i canoni sì divertenti ma altrettanto scontati dei lavori di Ribspreader o Bone Gnawer, ma aggiunge invece una bella mole di particolarità interessanti. Anzitutto, le tracce sono varie, non si fossilizzano mai su uno stile ben preciso ma mischiano spesso e volentieri diverse influenze, spesso vicine al prog, sorrette da arrangiamenti efficaci e composti con evidente esperienza. Ad esempio, Death Grasp Oblivion è chiaramente impostata verso il death classico, veloce e brutale, corredata da una tastiera posta in secondo piano utilizzata senza distogliere l’attenzione dai riffs di chitarra. Cold Skin invece è l’unione perfettamente riuscita di death melodico svedese – con un Johansson in stato di grazia sia a livello vocale che di riffs – blast beats, death classico e refrain con tanto di riff di tastiera in primo piano. Il discorso si può ripetere con ognuna delle tracce presenti, in quanto tutte hanno la propria particolarità e il proprio punto forte. Che siano state ascoltate le critiche al precedente album?

Un’altra particolarità è data dall’uso delle voci pulite. Il talentuoso Ed Warby, a oggi uno dei batteristi di punta nel campo del death metal “puro” (esemplare il suo lavoro nei grandi Gorefest o nei più recenti Hail of Bullets), in questo album si cimenta anche nelle clean vocals, sostituendo il defezionario Pär Johansson presente su The Hate Chamber. In Travellers Of The Vortex, dove fa il suo debutto, aggiunge a una traccia già di per se ottima, dotata di un’atmosfera lenta e decadente, un tocco vocale che mi ha fatto tornare in mente addirittura gli Alice in Chains (ovviamente con le dovute proporzioni), rendendola una delle tracce più interessanti di tutto il disco. In più, in questo album fa la sua comparsa anche una voce femminile: quella di Marjan Welman, cantante della band gothic metal Autumn, che si presenta nella opener Life Is A Coma, altro highlight del disco. Per quanto possa sembrare fuori posto una voce delicata come quella in contrasto con il marasma pastoso del growl di Rogga, le parti a lei dedicate sono scelte con criterio, senza risultare pacchiane o mal equilibrate nell’economia delle tracce.

Può sembrare ovvio ma lo dico lo stesso: è futile parlare dell’alta qualità della produzione. Praticamente ogni appassionato di death ha ascoltato almeno una volta nella vita un disco sfornato dagli Unisound Studios, quindi non serve dilungarsi: i sono ottimi, ben bilanciati tra qualità, pulizia e concretezza, quindi mai troppo sintetici e mai troppo impastati, sempre potenti ed efficaci specie nel suono delle chitarre. Dan Swanö ormai comincia ad avere un gran bel numero di album nel proprio curriculum, e i risultati effettivamente si sentono.

Slakthus Gamleby forse è il miglior disco dei Demiurg, nonostante non si possa ancora chiamare capolavoro. Ripara le falle aperte con The Hate Chamber, continua la scia di Breath Of The Demiurg e aggiunge qualcosa di positivo in più alla proposta. Ci saranno sicuramente degli scogli da superare per i fanatici dell’old school durante l’ascolto, ma la qualità c’è ed è palese, non ci sono scuse. Del resto, i Demiurg sono chiaramente la piattaforma “sperimentale” di Rogga. Per ascoltarlo al lavoro nel death classico rimangono pur sempre i suoi altri innumerevoli gruppi.

Michele “Panzerfaust” Carli

Discutine sul forum nel topic relativo!

Tracklist:
1. Life Is A Coma
2. Death Grasp Oblivion
3. Travellers Of The Vortex
4. The Cold Hand Of Death
5. Cold Skin
6. From Laughter To Retching
7. Slakthus Gamleby
8. World Burial

Ultimi album di Demiurg

Band: Demiurg
Genere:
Anno: 2010
80
Band: Demiurg
Genere:
Anno: 2008
63