Recensione: Soldiers of the Night

Di Alberto Vedovato - 21 Ottobre 2008 - 0:00
Soldiers of the Night
Etichetta:
Genere:
Anno: 1985
Nazione:
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78

I Vicious Rumors sono una band, forse ai più, poco conosciuta, il che non rende
sicuramente giustizia al valore che i cinque
di Santa Rosa hanno dimostrato nella loro lunga carriera.
Nati discograficamente proprio con Soldiers of the Night, vantano una
discografia di nove full-length e due live album per una carriera di ventitre anni in
totale. Per questo primo album, fra le fila della band vi è la presenza di
Vinnie Moore, sicuramente fra i chitarristi più influenti e stimati della
scena shred mondiale. Il riccioluto virtuosista infatti accetta l’invito a
partecipare al primo album di questo progetto eseguendo quasi la totalità delle
parti solistiche (dodici assoli su diciotto portano la sua firma). Il lavoro della coppia d’asce
Moore/Thorpe (quest’ultimo
tutt’ora in formazione) fa risplendere l’intero lavoro di classe e gusto
melodico.
Affiancati poi dalla voce di Gary St.Pierre (già conosciuto per aver militato
negli Hawaii (band capitanata da Marty Friedman), dal basso di Dave Starr (oggi
nei Lääz Rockit) e dalla batteria di Larry Howe (uscito nel 1999 e
rientrato nel 2005) danno vita a un ottimo esempio di US Power Metal.

L’album si compone di undici brani, di cui due sono interamente strumentali. La
prima di queste la troviamo proprio in apertura del disco: una traccia
concentrata in cinquantotto secondi.
Dopo il finale sfumato ecco presentarsi dei rombi di harley e a seguire un riff
veloce e diretto, come nella migliore tradizione fast & loud targata Motörhead,
Saxon e Manowar.
Cori, acuti, ritmiche potenti, chitarre armonizzate e assoli al fulmicotone che
si ripetono durante tutto lo scorrere della tracklist.
Infatti le canzoni successive si assestano su questi piani, stupendo
l’ascoltatore ora per un coro in stile “urlo di battaglia” che sbuca dal nulla
(come nella title-track), ora per un arpeggio carico di chorus che ha del visionario
(Murder). Altre highlights del disco, oltre a quelle già citate
finora, sono March or Die,
canzone carica di energia che ben si adatta al tenore del titolo e In Fire
la
cui intro di matrice maideniana lascia spazio a una vera e proprio fucilata di
heavy/speed.
A onor del vero bisognerebbe citarle tutte, è davvero difficile fare una scelta
visto che non ci sono cali di sorta e tutto il full-length procede spedito e
diretto senza mai stancare.
Un appunto a parte però va alla seconda traccia strumentale, Invader, che si presenta
strutturata come l’intramontabile Eruption, ovvero un intro d’insieme per poi
lasciar spazio alle sole sei corde di Moore, il quale si destreggia fra parti più
veloci e aperture melodiche e pacate. Come tutti i brani di questo genere,
dividerà chi si appresta ad ascoltare l’album: uno dei pezzi migliori del disco
per chi apprezza questo genere di esibizioni; noioso e prolisso per chi invece
solitamente preferisce una musica più d’insieme.

Ottimo album dunque, oggi tristemente poco conosciuto dalle nuove leve di
ascoltatori, e poco valorizzato forse dalle stesse case di distribuzione, vista
la difficile reperibilità e l’elevato costo che questa comporta.
Chi non ha quest’album a casa lo cerchi subito, e chi lo dovesse trovare non
abbia paura a comprarlo ad occhi chiusi, saranno risparmi ben spesi e non ne
rimarrà deluso.

Alberto “Metal Priest” Vedovato

01. Premonition 01:04
02. Ride (Into the Sun) 03:44
03. Medusa 03:57
04. Soldiers of the Night 04:22
05. Murder 04:01
06. March or Die 04:37
07. Blitz the World 03:38
08. Invader 02:51
09. In Fire 03:22
10. Domestic Bliss 03:40
11. Blistering Winds 03:27

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