Recensione: Solens Rötter

Di Riccardo Angelini - 18 Giugno 2007 - 0:00
Solens Rötter
Band: Vintersorg
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
83

Guardate quella cover, guardate quel titolo, guardate la grafia di quel moniker. No, quello che avete davanti non è un vecchio demo del Vintersorg dell’era folk. Questo è il nuovo Vintersorg. Steve DiGiorgio e Asgeir Mickelson hanno preso strade diverse. Mattias Marklund è ancora alle sei corde, il session-man Johan Lindgren al basso.  É tornato il vecchio moniker, è tornata la lingua madre, è persino tornata la drum-machine. E la data di uscità è il 2007.

 

Cosa diavolo è successo? Un’improvvisa inversione di rotta? Niente affatto. Come ha ampiamente dimostrato nel corso della sua carriera, Andreas Hedlund non è tipo da rinnegare le proprie scelte. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze. “Solens Rötter” non rappresenta un nostalgico ritorno al passato, ma un nuovo passo avanti. Il buon vecchio folk è tornato, ma non è toccato alla sperimentazione farne le spese, tutt’altro. La voglia di osare ed esplorare resta viva più che mai.

Forse, dopo aver realizzato la bellezza di tre album soltanto nel 2006, tra Borknagar, Cronian e Waterclime, qualcuno avrebbe potuto pensare che Mr. V avesse bisogno di una piccola pausa per rigenerare l’ispirazione. La sua musa tuttavia non ha mai smesso di cantare, imponendogli di dare alla luce una nuova creatura.

 

“Solens Rötter”, alle radici del sole. C’è tutto Vintersorg in quest’album. E come detto il folk non ha certamente una parte secondaria. Tanto che inevitabilmente finisce per cadere al centro della scena, complice la garbata esuberanza della componente acustica, sovente intrecciata con le deliziose armonie di archi e fiati. Come restare indifferenti di fronte al fascino arcano della guizzante “Vad Aftonvindens Andning Viskar” o alla delicata compostezza di una “Strålar”? È in momenti come questi, quando la voce della tradizione si fa più forte, che sembra quasi di udire l’eco degli antichi canti di “Till Fjälls”, così lontani eppure in qualche modo così inaspettatamente vicini.

 

Ma, lo si è detto tante volte, Mr. V non torna mai sui propri passi. Come già per i Solefald della doppia opera d’arte in musica “Red for Fire”/“Black for Death”, arretrare verso il passato significa prendere la rincorsa per spiccare un balzo ancora più lungo. “Solens Rötter” è precisamente questo balzo, un volo di dieci tracce che sorvola l’interva vita musicale di Andreas Hedlund. C’è il Vintersorg più estremo, che fa breccia nelle armonie ipnotiche della surreale “Kosmosaik” e si fa prepotentemente largo nella fitta selva ritmica della spigolosa “Att Bygga En Ruin”. C’è il Vintersorg sperimentale, sempre saldamente legato al progressive rock della terra d’Albione, dal cui fertile humus traggono nutrimento i semi di “Spirar Och Gror”, che certo non avrebbe stonato sul debut dei Waterclime, o le allucinazioni estatiche di “Från Materia Till Ande”. C’è anche un Vintersorg classico, impegnato a stillare il proprio spirito epico nel riffing di una “Perfektionisten” o di una “Idétemplet”. Ma vano è ogni tentativo di costringere ciascuna di queste forme entro i confini di una singola canzone o un’altra. Ciò che “Solens Rötter” vuole infatti diventare è l’ideale punto d’incontro delle molte anime di Andreas Hedlund, a partire da quella romantica e tradizionalista, legata ai colori del folklore nordico, fino a quella più visionaria e ambiziosa, impegnata in prima fila nell’avanguardia estrema. È così che si accendono due dei fuochi più intensi di tutto l’album: la sontuosa “Naturens Mystär”, sulle prime disorientante per via del suo cervellotico dedalo ritmico, e l’opener “Döpt I En Jökelsjö”, nel cui codice genetico è possibile trovare in nuce i contenuti dell’intera la tracklist.

 

Non separare, ma avvicinare il disomogeneo, il diverso, l’inavvicinabile, fino alla nascita di un’irresistibile potenza magnetica, spontanea eppure quasi innaturale, capace di congiungere gli opposti, assimilando il molteplice in una nuova, unica forma. Tale è lo scopo di questo viaggio alle radici del sole. C’è un errore fondamentale dal quale dovrete guardarvi, quando vi avvicinerete a “Solens Rötter”: confrontare l’album con le vostre aspettative, di qualunque genere esse siano. Qualcuno potrebbe crederlo l’anello mancante tra “Odmarkens Son” e “Cosmic Genesis”, e da un lato non avrebbe tutti i torti. “Solens Rötter” vuole tuttavia essere molto di più.

 

Quando prenderete posto alla mensa di Vintersorg, siate pronti. Forse la pietanza che vi sarà servita non sarà quella che vi aspettavate né quella che volevate. Forse il suo gusto vi sembrerà insolito o poco familiare, la digestione procederà lenta e laboriosa. Tuttavia, statene certi, si tratterà sempre di una pietanza unica, impossibile da trovare su qualsiasi altra tavola. E il vostro compotio, se acceterete la sfida, sarà di imparare ad apprezzarla.

 

Riccardo Angelini

 

Tracklist:
1. Döpt I En Jökelsjö (Baptised in a Glacierlake)

2. Perfektionisten (The Perfectionist)

3. Spirar Och Gror (Sprouts and Grows)

4. Kosmosaik (Cosmosaic)

5. Idétemplet (Temple of Ideas)

6. Naturens Mystär (The Mystics Of Nature)

7. Att Bygga En Ruin (To Build A Ruin)

8. Strålar (Beams)

9. Från Materia Till Ande (From Matter To Spirit)

10. Vad Aftonvindens Andning Viskar (What the Eveningwinds Breath Whispers)

Ultimi album di Vintersorg

Band: Vintersorg
Genere:
Anno: 2014
81
Band: Vintersorg
Genere:
Anno: 2012
80
Band: Vintersorg
Genere:
Anno: 2011
78
Band: Vintersorg
Genere:
Anno: 2007
83
Band: Vintersorg
Genere:
Anno: 1998
81
Band: Vintersorg
Genere:
Anno: 2000
80
Band: Vintersorg
Genere:
Anno: 2004
85