Recensione: Solitaire

Di Daniele D'Adamo - 15 Luglio 2010 - 0:00
Solitaire
Band: Edenbridge
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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81

E con questo, credo che gli Edenbridge abbiano finalmente raggiunto la piena maturità artistica; acquisendo di diritto una propria identità che li sganci da qualsiasi – comunque sempre ingeneroso – paragone del passato (Nightwish). “Solitaire” è l’ottavo album di una carriera che li ha visti in costante progressione stilistica. Album che ora li pone nella ristretta cerchia dei gruppi per i quali sono sufficienti pochi secondi presi a caso da una loro qualsiasi canzone per essere riconosciuti «al volo». Un bel traguardo, non c’è che dire.

A ciò, semmai ci fosse stato qualche dubbio, contribuiscono Sabine Edelsbacher e Arne “Lanvall” Stockhammer. La prima ha portato verso i più alti livelli qualitativi possibili il proprio cantato: alla timbrica naturale, unica, è stato affiancato lo studio necessario per affrontare con sicurezza e decisione ogni punto delle variegate linee vocali; principalmente impostate sulla parte alta dell’intervallo musicale ma ben modulate, anche, nel campo dello spettro acustico ove girovagano i comuni mortali. Il secondo, praticamente uno dei pochi geni musicali della scena attuale. Lanvall mette le sue mani dorate ovunque: nelle musiche, nei testi, nelle melodie vocali, nelle orchestrazioni, nel missaggio e nella produzione. Oltre, naturalmente, a suonare, in primis, una mezza dozzina di strumenti! Un duo dalle così formidabili caratteristiche non è certo roba da tutti i giorni e il risultato si sente.

Si sente non solo per la tecnica ma, anzi e soprattutto, per l’arte: “Solitaire” è il symphonic power metal del terzo millennio. Il connubio definitivo fra le due possenti figlie di Euterpe: la musica sinfonica e la musica metal. La potenza che entrambe, singolarmente, sprigionano, è fusa assieme in maniera mirabile; regalando un sound senza pari. Dolcezza e durezza, morbidezza e ruvidezza – per definizione antitetiche – convivono senza stridere, legate dal comune denominatore della melodia. Melodia fine, cristallina, mai ridondante o stucchevole; che sigilla in modo impermeabile tutti gli anfratti, anche più nascosti, del suono del gruppo austriaco. Impressionante la varietà e la cura dei particolari: si deve passare al setaccio il disco numerose volte, prima di riuscire a individuarli (ciononostante, ne sfugge sempre qualcuno …). Ma, soprattutto, prima di riuscire a far proprie, assimilandole nell’anima, le innumerevoli armonie di cui lo stesso è pieno zeppo. Un gigantesco caleidoscopio di colori, sapori, emozioni, sentimenti; tenuti assieme e amalgamati dal superbo talento compositivo di Lanvall. L’«Edenbridge-sound», pur non possedendo rilievi di grande originalità, è quindi il nocchiero che accompagna gli ascoltatori lungo il cammino che congiunge le singole tappe del CD. Punti di riferimento ubicati sulle vette più alte dell’immaginaria catena montuosa generata dall’urto delle zolle costituite dai vari elementi musicali. La tensione artistica non cala, il feeling fra i quattro membri dell’act e l’orchestra è costantemente tangibile, la potenza sprigionata dalle canzoni è travolgente, senza soluzione di continuità. Impossibile – rispettando lo spazio a disposizione – descrivere a parole ogni singolo brano di “Solitaire”, ciascuno dei quali è talmente denso di materia da costituire un’opera a sé stante. Si possono menzionare “Higher”, dal ritornello accattivante che s’innesta indissolubilmente nel cervello; la dolce e struggente “Out Of This World”; la veloce ed erculea “A Virtual Dream?”; la folcloreggiante “Skyline’s End”; le strumentali “Entree Unique” e “Exit Unique”, che allacciano il tutto.  

Credo che ormai l’abbiate compreso: “Solitaire” può essere considerata l’opera omnia degli Edenbridge. Un lavoro che, a tutto tondo, raggiunge un altissimo standard di qualità tecnica/artistica/compositiva/esecutiva. Attenzione a non incappare nell’errore di considerarlo la «solita zuppa» perché non è per nulla così. Basta ripetere – con un po’ di pazienza – gli ascolti nel vostro lettore, affinché si rivelino, quasi magicamente, le sue peculiarità in tutte le possibili sfaccettature. Per entrare nell’Olimpo dei capolavori, tuttavia, manca il colpo di grazia, cioè quella canzone che possa rimanere per sempre nella memoria di ciascuno di noi. Un peccato (quasi) veniale.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Entree Unique 1:13
2. Solitaire 6:15
3. Higher 3:50
4. Skyline’s End 5:32
5. Bon Voyage Vagabond 5:52
6. Come Undone 4:11
7. Out Of This World 5:10
8. Further Afield 5:54
9. A Virtual Dream? 5:08
10. Brothers On Diamir 6:52
11. Exit Unique 2:49

Line-up:
Sabine Edelsbacher – Vocals
Arne “Lanvall” Stockhammer – Lead & Rhythm Guitars, Bass, Acoustic Guitars, Piano & Keyboards, Bouzouki, Mandolin, Percussion Frog
Dominik Sebastian – Rhythm & Lead Guitars, Classical Guitar
Max Pointner – Drums

Guest Musicians:
Robby Valentine – Backing Vocals & Choirs
Dennis Ward – Backing Vocals & Choirs
Astrid Stockhammer – Violin on “Skyline’s End”
“The Solitaire” Orchestra And Choir
 

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