Recensione: Son of Infinite

Di Simo Narancia - 23 Dicembre 2006 - 0:00
Son of Infinite
Band: Infinity
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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73

La storia degli Infinity inizia nel 1999, quando il chitarrista Fabrizio Romani, oltre ad entrare in pianta stabile negli Skylark, decide di dare il via ad un progetto dove poter esprimere le proprie idee musicali. Tra un cambio e l’altro gli vengono in aiuto Fabrizio Girelli (voce), Daniele Abondio (basso) e Manuel Comensoli (tastiere), con i quali inizia un proficuo rapporto (due demo prima di questo debutto) volto alla ricerca di un sound e di un’identità propria. Ricerca non facile in quanto gli Infinity si buttano di slancio in un genere tanto popolare quanto rischioso: il power metal. Già rischioso, perché il pericolo è quello di risultare troppo stereotipati o troppo innovativi e, in entrambi i casi, i powerkids potrebbero gradire poco. Tra i due estremi, gli Infinity sono più vicini al primo e con band di riferimento come GammaRay, Stratovarius ed Helloween non potrebbe essere altrimenti; tuttavia in loro soccorso vengono l’attitudine naturale e la passione con la quale si dedicano al genere e, cosa più importante, l’apprezzabile vena compositiva. Gli ingredienti di quest’esordio sono dunque quelli che ci si aspetta da una band dedita al power metal melodico: doppia cassa dove serve, tanti assolo, tastiere onnipresenti, melodia e cori semplici da cantare a gran voce. Il tutto contornato da quel gusto melodico tipicamente italiano che non guasta mai.

La track list ripercorre un po’ tutte le tappe che hanno reso il genere apprezzato e così canzoni come Live To Ride, Follow Your Dreams e Justice Wind si schierano senza dubbi nella categoria delle speed-song, sgargianti al punto giusto da essere accompagnate da testi iper positivi e, in alcuni casi, auto-celebrativi in pieno stile “epic power” (una frase per tutte “It’s time to fight, invicible warrior, It’s time to die, for freedom here”): una manna dal cielo per chi si nutre di power & melody. Father Of Destiny, con il suo testo quasi da christian band, e Infinity sono invece due mid tempo rocciosi e trascinanti, sorretti dai continui fraseggi di chitarra e tastiere. Non mancano ovviamente le ballad (Phoenix, delicato movimento per voce e piano vicino a certe produzioni Skylark, e Destiny un reprise semi-acustico della già citata Father Of Destiny) e la mini suite Power Symphony, che fa un riassunto delle caratteristiche sonore della band. La palma di miglior brano va però a Son Between Sun And Earth, canzone dotata di un refrain davvero avvincente e che maggiormente si avvicina alla scuola italiana per via delle sue reminiscenze “labyrinthiane” nei riffs di chitarra e nell’uso delle tastiere.

Buona prova di tutta la band, in particolare quella dietro al microfono da parte di Fabrizio Girelli, sempre preciso e senza sbavature, e quella di Fabrizio Romani che dimostra di aver raggiunto una certa maturità (senza perdere la freschezza del debuttante) in fase di song-writing e di avere uno stile molto solido e vicino, in alcuni frangenti solistici, a quello del celebre Olaf Thorsen. Se proprio si vuole fare un appunto, bisogna parlare della resa sonora che in alcune situazioni manca un po’ dell’impatto e della pulizia tipica dei lavori nord-europei, ma d’altronde non si possono sempre avere a disposizione i Sasha Paeth o i Tommy Hansen dietro alla consolle. E poi considerando che delle registrazioni e del mixaggio se n’è occupato lo stesso Romani (come si legge anche nell’intervista), possiamo consideralo un peccato veniale.

Dopo anni in cui si è più volte annunciata la fine del genere e dopo anni durante i quali è stato attuato ogni genere di crossover pur di tenere vivo l’interesse degli ascoltatori, sembra finalmente giunto il momento in cui ci si possa prendere la libertà di suonare power melodico nel modo più puro e semplice, senza complicazioni o commistioni improbabili. E se le cose sono fatte bene e in modo sincero, come nel caso di Son Of Infinite, gli amanti di questo tipo di proposta non potranno che esserne felici. Dedicato a chi apprezza il power metal europeo ma anche (o soprattutto) gruppi italiani del calibro di Shadow of Steel, Highlord e compagnia bella.

Track List:

1) Intro
2) Father Of Destiny
3) Live To Ride
4) Follow Your Dreams
5) Infinity
6) Phoenix
7) Justice Wind
8) Son Between Sun And Earth
9) Power Symphony
10)  Destiny
11) You Have To… (Bonus Track)

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Anno: 2006
73