Recensione: Songs from the wood

Di Cristian Marchese - 8 Novembre 2005 - 0:00
Songs from the wood
Band: Jethro Tull
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1977
Nazione:
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88

“Il Menestrello” Ian Anderson ancora una volta sfida tutti e sforna insieme ai suoi Jethro Tull un disco sicuramente non amato da tutti, ma che grazie alle sue suggestive melodie folk miscelate all’ottimo Rock scozzese, accompagna l’ ascoltatore in uno scenario “boscaiolo” pieno d’ epico romanticismo.

L’aria è tetra a tratti gelida. L’opener, tema portante dell’intero lavoro, scopre le carte con un’introduzione memorabile, seguita poi da un Prog Rock epico e furioso tipico dei Tull.
Clima pertinente ma ritmi stroncati subito dalla seconda traccia, quella “Jack in the green” fluidificante per il disco, che il gruppo ama tanto riproporre dal vivo per la gioia dei più affezionati. I toni diventano piu allegri quando arriva “Cup of wonder”, episodio piacevole ma tranquillamente trascurabile.
Splende come una perla nera per la sua misticità invece “Hunting girl”, indubbiamente uno dei capolavori più idolatrati della scena Heavy dai Jethro Tull (sentire per credere). Non nascondo inoltre di aver dato vita a qualche lacrima assistendo all’esecuzione dal vivo di questo pezzo nell’estate del 2003 a Roma. Forse una traccia poco più che riempitiva la successiva “Ring out , solstice bells”, che con le sue campane ci puo forse riportare al periodo natalizio ma niente più. Molto suggestiva, forte di un’introduzione vagamente gotica, è invece “Velvet green”, la song più adatta per riportarci nelle verdi colline vellutate della Scozia che sembrano permeare in tutte le sue sfaccettature questo disco.
Nulla da dire per quanto riguarda “The Whistler”. Un pezzo di quelli che si commentano solo ascoltandoli.
Se Mr. Anderson aveva l’intenzione di autocelebrarsi senza suscitare antipatie, tramite una composizione sublime, prettamente legata all’aria che caratterizza questo “Songs from the wood”, ha colpito in pieno.
Purtroppo forse proprio per colpa di “The whistler” è la successiva traccia a non rendere il meglio. “Pibroch (Cap in hand)”: Un riff inconcludente e ritmi che inibiscono il disco prima del finale, preso letteralmente per mano dalle leggere note di “Fire at midnight” che concludono il disco quasi con la dolcezza di una carezza data eufimisticamente da una fiamma notturna.

“Songs from the wood” volente o nolente ha avuto il compito, in primis, di permettere alla band di sperimentare nuove sonorità ed in secondo luogo di avvicinare i Jethro Tull ad un pubblico che già gli era affezionato.
Purtroppo l’uscita del disco ha contemporaneamente fatto anche scatenare critiche inerenti ad Anderson che già imperversavano pesantemente sul gruppo dopo i cambiamenti di “Too old to Rock ‘n ‘ roll to young to die”.
Parliamoci chiaro, per i fan è un disco da 100, ma se lo andiamo a comparare con altri lavori forse le imperfezioni contenute da questo lavoro saltano all’orecchio. Il voto che mi sono sentito di dare va a braccetto con questa riflessione.
Buon ascolto!

Tracklist:

01 – Songs from the wood
02 – Jack in the green
03 – Cup of wonder
04 – Hunting girl
05 – Ring out solstice bells
06 – Velvet green
07 – The whistler
08 – Pibroch (Cap in hand)
09 – Fire at midnight

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