Recensione: Sonic Death Squad

Di Daniele D'Adamo - 1 Novembre 2010 - 0:00
Sonic Death Squad
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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75

“For Those About To Mosh”.
È sufficiente questo titolo per far comprendere quale sia l’attitudine primigenia dei tedeschi Forever It Shall Be.
L’hardcore.
Il nome è quello del loro demo, inciso nel 2005, cui hanno fatto seguito due albums: “Reluming The Embers”, 2007, e “Sonic Death Squad”, oggetto della presente recensione. Se, inoltre, si pone l’accento sul fatto che i dischi siano stati prodotti da Alexander Dietz presso i Rape Of Harmonies Studios di Triptis, luogo da cui sono decollati i bombardieri Heaven Shall Burn e Neaera, s’incominciano a sentire i primi effluvi dell’odore della musica suonata dai Nostri.

Musica dalla potenza debordante, piena e carnosa; densa senza essere eccessiva, in questa caratteristica. La distanza dai combo sopracitati non è poi molta, tuttavia qualche differenza c’è. Il sentore secco e riottoso dell’hardcore permea in sottofondo tutte le tracce di “Sonic Death Squad” (in fondo, il suo coloratissimo artwork stile cartoon sembrerebbe esser lì a dimostrarlo …), bilanciando ben bene l’attitudine alla melodia posseduta dai ragazzi di Braunschweig.
«Melodic deathcore», quindi? Sì. Benché si debbano utilizzare sempre le pinze, per prendere le definizioni, quella citata può aiutare a rendere l’idea dello stile dell’ensemble. Quel che è certo, è che la direzione musicale intrapresa dagli act che hanno scelto di mettersi nelle mani di Dietz pare essere vincente. La contaminazione del classico death con il moderno metalcore, che genera il deathcore, dà luogo a delle fondamenta robuste e ben fisse (accordatura delle chitarre piuttosto «bassa», utilizzo del palm-muting non eccessivo, drumming possente e quadrato, linee di basso rimbombanti sulle frequenze inferiori …); sulle quali si può erigere una struttura invece diversa secondo le occasioni. I Forever It Shall Be, evidentemente a causa di una predisposizione genetica, hanno scelto di spingere il piede sull’acceleratore melodico.
Il risultato? Gradevole e, soprattutto, appagante. Sia coloro i quali non riescono a vivere senza martoriarsi i timpani con i watt, sia quelli che amano muovere la testa a occhi chiusi per seguire le armonizzazioni troveranno sicuro interesse, nel CD.

Un altro sintomo che porta a diagnosticare la patologia stilistica cui sono affetti i cinque della Bassa Sassonia consiste nella mancanza di un’attitudine specificamente dedicata alla tecnica strumentale. Certo, la qualità complessiva del prodotto non si discute, essendo questa alla pari di quella internazionale. Tuttavia, Claus Ulka & Co. non vanno oltre che lo svolgimento, impeccabile, del proprio compitino. Ecco, allora, che prendono il volo sia la profondità del groove, sia la bontà del songwriting.

Il primo è caldo e seducente, e s’incastra a fondo con i valori energetici positivi della psico-acustica, evitando con ciò di produrre alcuna forma di fastidio in colui il quale ascolta. La scrittura, poi, dà luogo a canzoni accattivanti, niente affatto stucchevoli, che si fissano in fretta nella corteccia cerebrale. “The Art Of Deflection” e “Origin” sono due micidiali randellate sui denti, “World On Fire” rappresenta efficacemente la drammatica sfida con l’umano umore depresso; la title-track gioca a fare l’hit, riuscendo nell’impresa.

Insomma, malgrado “Sonic Death Squad”sia un lavoro che non mi pare abbia avuto grandi riscontri, in giro, merita la stessa ribalta delle migliori e più moderne uscite in materia di death. I Forever It Shall Be sono una forza della natura; natura ricca di energia e di colori.
Più che degni di essere presi in considerazione.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Hardcover 1:37    
2. The Art Of Deflection 3:01    
3. Origin 3:39    
4. Ancestor´s Scorn 3:18    
5. World On Fire 4:09    
6. Whatever Doesn’t Kill 0:59    
7. Thunderation 4:21    
8. Forever It Shall Be 2:47    
9. Sonic Death Squad 3:54    
10. Abraxas 3:10    
11. King Of The Flies 2:46    
12. Funeral Feast 4:57

Line-up:
Claus Ulka – Vocals
Stefan Santag – Guitar
Patrick Matyssek – Guitar
Alex Fiala – Bass
Mathias Holler – Drums
 

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