Recensione: Sonic Origami

Di Giulio Caputi - 16 Marzo 2003 - 0:00
Sonic Origami
Band: Uriah Heep
Etichetta:
Genere:
Anno: 1998
Nazione:
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90

“Sonic Origami” è l’ultimo album in studio degli Uriah Heep, nel 1998 ricordo che quando lo acquistai neanche sapevo che doveva uscire , mi trovai per caso davanti alla nuova copertina con il nome del gruppo, per cui sgranati gli occhi e lette le canzoni mi resi conto che era un nuovo album! , sono quindi già ben sette anni che il gruppo inglese a parte la pubblicazione di numerosi live, tra cui cito lo stupendo “Acustically Driven” (che vedeva la partecipazione anche di ospiti illustri come Ian Anderson dei Jethro Tull) non ci regala nuove canzoni. La line up è ormai stabile da più di 15 anni (la prima prova fu il “Live in Moscow” del 1988), e vede dietro i tamburi il mitologico ed inossidabile Lee Kerslake, il chitarrista ( membro fondatore) Mick Box, il talentuoso cantante Bernie Shaw, il tastierista compositore Phil Lanzon ed il bassista Trevor Bolder (anche lui autore di alcuni pezzi presenti in questo album). Da ogni traccia di “Sonic Origami” traspare un affiatamento invidiabile che poche altri gruppi possono permettersi, i suoni e gli strumenti sono perfettamente equilibrati in cui tutti sono protagonisti, ma nessuno prevarica sull’altro, in più ogni singolo pezzo rasenta la perfezione stilistica che oggi come non mai sembra essere raffinata e di classe. Apre le danze “Between two words” canzone che inizia con un ritmo incalzante ma che nel break centrale rallenta donandoci una melodia irresistibile per poi riprendere velocità e concludere alla grande. “I hear voice” scritta da Bolder non mi colpisce particolarmente, presenta un ritmo meno sostenuto anche se il ritornello è siruramente di buona fattura. Bellissimo è l’attacco di “Perfect little heart” con un incisivo riff di chitarra a metà tra l’elettrico e l’acustico, ottimo il refrain ed il lavoro della sezione ritmica ma è tutta la canzone che si mantiene su livelli elevati, bel colpo!. Un altro capolavoro è la successiva “heartless land” canzone acustica, con un Bernie Shaw superlativo che esalta le melodia in maniera commovente, a mio modo di vedere questa traccia non sfigurerebbe affatto accanto ad altri classici immortali della band come “The wizard” e “Lady in black”. Ho notato con piacere che gli Uriah Heep ripropongono dal vivo la quinta traccia di “Sonic origami” e cioè “Only the young” che a parte il testo stupendo è anche molto orecchiabile e forse quella che dopo pochi ascolti rimane più facile da ricordare. “In the moment” e “Question” sono due canzoni articolate che riesumano lo spirito prog della band, “Question” in particolare riprende il tema portante della canzone precedente, e mi sembra di capire che il gruppo non si limiti a ricercare il ritornello ad effetto, ma è ancora animato da quella voglia di sperimentare che oggi è assai difficile da ritrovare. Se “Change” pur essendo una buona canzone non mi ha particolarmente colpito ecco che ci troviamo di fronte ad un altro monumento sonoro a nome “Shelter from the rain”, in cui trasuda tutto il feeling di questi “vecchietti” che con pezzi come questo hanno ancora tanto dire e da dare alla musica, ottimo il lavoro Box alla chitarra e la voce di Shaw che garantisco di persona se in studio è bellissima, dal vivo è addirittura sublime. “Everything in life” è la classica heep-song alla “easy livin'” per intenderci, con il “solito” ritmo “fast-blues” ed il “solito” azzeccato ritornello. A titolo personale “Accross the miles” rievoca per il sottoscritto ricordi belli e brutti, ma obiettivamente qui la musica parla da sola, e come si fanno a descrivere certe emozioni solo con le parole?. Poche canzoni mi hanno fatto sentire quello che ho provato ascoltando questa traccia… Non ho più ha disposizione abbastanza aggettivi da utilizzare per questa recensione, infatti “Feels like” è un altro rock azzeccato e “The Golden palace” sono otto minuti d vera e propria magia, potrei definirla come un ibrido tra prog rock e AOR di matrice hard rock, anche qui tutti e cinque i musicisti suonano alla grande, ma credo che non ci sia più bisogno di ricordarlo. “Sonic Origami” presentava alla sua uscita anche una bonus track “sweet Pretender” e all’anima della bonus track!!, anche questo pezzo sarebbe stato degno di essere incluso nella tracklist principale!!.
Spero di essere stato abbastanza esauriente, nel commentare un album forse troppo bello per il periodo in cui è uscito, ma come al solito sottovalutato, se non ignorato dal pubblico, mentre devo dire che la critica musicale al contrario apprezzò non poco il lavoro di Box & soci, ed anche io mi unisco nell’elogiare questo album, perché “Sea of light ” non poteva avere miglior successore, anzi a dir la verità personalmente ritengo “Sonic Origami” uno degli album più belli scritti in assoluto dagli Heep o almeno sicuramente il più affascinante di quelli realizzati dalla line up attuale.

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