Recensione: Soul Mover

Di Francesco Prussi - 11 Febbraio 2005 - 0:00
Soul Mover
Band: Glenn Hughes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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85

Torna Glenn Hughes con un disco assolutamente convincente, alla luce di brani trascinanti e grintosi registrati live in studio. Soul Mover, questo il titolo, si avvale di dodici brani ottimamente prodotti da Hughes e Chad Smith: e proprio il batterista si rivela essere l’arma in più di questo disco, perché ha contribuito a far riemergere l’innata propensione di Glenn Hughes verso certe influenze negroidi, in ogni modo sempre presenti nella musica del carismatico singer. Effettivamente rispetto al precedente full-lenght, il nuovo lavoro suona molto più vario e fluido con il funk ed il soul in bell’evidenza, un disco suonato con il cuore e la passione di chi crede fortemente nella propria musica. Apre le danze Soul Mover, un bell’hard-rock dalle sfumature funk, che sembra arrivare direttamente dalle session di Come Taste The Band. Da segnalare alla chitarra l’ospite Dave Navarro (come bonus è inserito anche il video del brano).  Poi tocca alla seguente She Moves Ghotsly, un brano stupendo con un tappeto di percussioni (per merito di Smith) davvero affascinante, che dona al tutto quella giusta attitudine di musica soul esaltata dalla voce di Hughes in grado di far rabbrividire qualsiasi giovane singer. Segue High Road, un torrenziale hard-rock dalle sonorità moderne per via dei suoni che escono dal basso del singer. Mentre la seguente Orion vive di un ritmo stoppato vagamente Zeppeliniano, ed è caratterizzata dalle lirycs particolari di Glenn: fattori che rendono il pezzo degno di nota. Molto particolare si rivela Change Yourself, che si dipana lungo atmosfere molto ipnotiche per via del cantato di Glenn quasi sussurrato ed evocativo. Pezzo fuori dei soliti clichè, per questo motivo tremendamente affascinante. Devo affermare che i primi cinque brani sono tutti da menzionare poiché da soli varrebbero l’acquisto del disco. Molto bello e anche assai complesso, si rivela essere l’hard-rock cadenzato di Let It Go che vive di stop and go, animandosi all’altezza del ritornello con un gran bel solo di chitarra del fido JJ Marsh. Si torna a respirare aria da funky-song con la seguente Dark Star, bella ritmata e piena d’energia. E’ la volta della notevole Isolation, un brano che è un perfetto e riuscito mix tra musica soul e rock, con una prova vocale dell’ex Deep Purple da brividi. Land Of The Livin’ (Wonderland) è un brano assai canonico, nel suo sviluppo, ma sempre dal sicuro interesse. Ci pensa Miss Little Insane a rialzare i ritmi, trascinante e diretta al punto giusto la canzone ti conquista per la sua spontaneità. Giungiamo così a Last Mistake, penultimo pezzo in scaletta dove stavolta è il blues che fa capolino in un brano molto bello e pregno di feeling. I sette minuti della piacevole Don’T Let Me Bleed mettono la parola fine ad un disco sicuramente riuscito e che non ti aspetteresti da questo vecchio leone del rock che ancora riesce a stupire per la freschezza della sua musica. Complimenti al mitico singer, che ancora una volta si è superato, sfornando un disco convincente alla luce di brani trascinanti e tremendamente attuali, che aspettano solo la dimensione da concerto per la giusta consacrazione.

Disco stupendo e pieno d’energia positiva.

 

Ci vediamo a Milano.

 

Soul Mover

She Moves Ghostly

High Road

Orion

Change Yourself

Let It Go

Dark Star

Isolation

Land Of The livin (Wonderland)

Miss Little Insane

Last Mistake

Don’t Let Me Bleed

Bonus Multimedia Video:

Soul Mover

 

 

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