Recensione: Sounds Of Violence

Di Daniele D'Adamo - 28 Gennaio 2011 - 0:00
Sounds Of Violence
Band: Onslaught
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

Sy Keeler (voce), Nige Rockett (chitarra) e Steve Grice (batteria).
     
Fra essi, solo Rockett e Grice compaiono fra i membri formatori che, nel 1983, crearono una delle primissime, se non la prima, thrash band inglese: gli Onslaught. Tutti e tre, invece, nel 1986 contribuirono alla realizzazione del leggendario “The Force” (secondo full-length dell’ensemble dopo “Power From Hell” del 1985), aperto dall’ancora più leggendaria canzone “Let There Be Death”. Un brano dimostrativo (dopo “Hell Awaits” degli Slayer, 1985) che il thrash poteva esprimersi in episodi della durata di oltre sei minuti, sapendo inoltre proporre una progressione ritmica inarrestabile; tale da trasformare uno slow-tempo in una «devastazione totale». Così come fecero – pressoché contemporaneamente – i Dark Angel con l’«impossibile» “Darkness Descends”.

E, tutti e tre i summenzionati signori, si ritrovano oggi in questo “Sounds Of Violence”, quinto album di una carriera sì quasi trentennale, ma pienamente attiva soltanto per una dozzina d’anni a causa di una lunga pausa di riflessione durata dal 1989 al 2006. La presenza dello zoccolo duro che fece da base a un caposaldo del thrash anni ottanta – “The Force”, appunto – fa quindi ben sperare in un lavoro che sia stato concepito per pura passione e non, cliché ahimè frequente, per rinverdire i conti in banca dei diretti interessati.  

Speranza ben riposta, perché “Sounds Of Violence” è una terribile bordata di thrash puro e incontaminato, di quello da frantumare le ossa in mille pezzi. Come da copione del genere, insomma. Non si tratta né di thrash ignorante né, tantomeno, di thrash evoluto. Si tratta di thrash e basta. Di pura attitudine demolitrice e null’altro.
Gli Onslaught non sono mai stati una macchina di precisione: hanno sempre avuto un suono leggermente sporco, apparentemente impreciso, tendente alla confusione. Una peculiarità del loro stile, questa, invece che una dimostrazione d’imperizia come si potrebbe dedurre da un’analisi superficiale. Uno stile duro e possente, poco incline a manifestare interesse verso forme d’espressione diverse da un furibondo «picchia duro e basta». L’umore è cupo e oscuro, quasi senz’anima, freddo come da artwork e testi; impregnato dall’odore di zolfo come quello del black d’annata.

Il tempo è galantuomo e quindi i singoli musicisti hanno avuto modo d’evolversi dallo stato primordiale cui versavano all’epoca di “Power From Hell”, potendo con ciò arricchire un sound altrimenti quadrato e ripetitivo. “Sounds Of Violence” è, infatti, una proposta adulta e matura, dotata di nerbo e personalità; incontenibile irruenza adolescenziale compresa. Un disco che è l’emblema di un eccellente compromesso fra la giovanile vigoria e la senile razionalità, nel raggiungimento di una consistenza inossidabile per resistere a mode e contaminazioni.
«Post-thrash» e «techno-thrash» sono concetti estranei alla filosofia artistica del combo di Bristol, così come lo sono melodia e armonia. Il ritmo, tenuto su dall’instancabile coppia Williams/Grice, forma una ragnatela fittissima – dalle maglie comunque regolari – sulla quale si muovono le chitarre, impegnate in un intenso lavoro ritmico e in una dissonante sequenza di soli sì da fiaccare la resistenza del thrasher più tosto. L’assalto definitivo è responsabilità di Keeler che, grazie alla sua voce roca e dannatamente aggressiva, demolisce ogni speranza di trovare un momento di pace, in “Sounds Of Violence”.

Davvero difficile, oggigiorno, trovare un’opera così avvinghiata al suo DNA; un DNA la cui arroventata catena di acciaio inossidabile soffoca il respiro, ottenebra la vista e confonde il pensiero. Un album massiccio e pesante, duro da rodere e difficile da digerire ma, e in questo consiste la bravura degli Onslaught, totalmente appagante per chi ha fatto del thrash la propria ragione di vita (musicale) partendo dal fenomenale triennio 1983 ÷ 1986.  

Le canzoni? Ne basta una sola per comprendere al volo di che pasta siano fatti gli Onslaught e il loro “Sounds Of Violence”: “Born For War”.
Prendetela, e massacratevi tutti!

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Into The Abyss (Intro) 1:01
2. Born For War 5:55
3. The Sound Of Violence 4:05
4. Code Black 6:22
5. Rest In Pieces 4:43
6. Godhead 4:50
7. Hatebox 4:52
8. Antitheist 6:32
9. Suicideology 5:13
10. The End Of The Storm (Outro) 1:31

All tracks 47 min. ca.

Line-up:
Sy Keeler – Vocals
Nige Rockett – Guitar
Andy Rosser-Davies – Guitar
Jeff Williams – Bass
Steve Grice – Drums
 

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