Recensione: Spectrum Token Shift

Di Riccardo Angelini - 24 Ottobre 2006 - 0:00
Spectrum Token Shift
Band: Krom
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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80

Qui, signori, c’è del talento. “Spectrum Token Shift” è il terzo demo per i viterbesi Krom, il penultimo prima che il nome della band cambiasse in Kailash, un demo – lasciatemelo dire – come pochi se ne ascoltano oggigiorno. Forti di un budget finalmente adeguato, i Krom superano qui gli stilemi del black tradizionale di cui erano imbevuti gli esordi e si allineano alle fila delle avanguardie (musicalmente) più estreme.
A sancire il cambio di passo rispetto al passato sono anche le collaborazioni con il sassofonista Francesco Allulli e il pianista Fabio Recchia, determinanti per l’evoluzione del discorso sonoro della band. Soprattutto il primo gioca spesso un ruolo di primo piano, mettendosi in luce in più occasioni per la straordinaria sensibilità solista.

L’iniziale Spectrum colpisce subito per la grande maturità compositiva: sfuriate black e passaggi più atmosferici si incastrano su un reticolo di estrazione squisitamente jazz, dominato dai mille volti di un dramming da mozzare il fiato. Le chitarre alternano riff più pesanti ad arpeggi di plumbea decadenza, nei quali talora si scorge l’ombra del pianoforte. Tra frenetiche accelerazioni e improvvisi break d’atmosfera, in cui non di rado spicca in grande stile la poesia del sax, il brano scorre fluido e impetuoso come un torrente, senza che quasi si noti l’assenza delle linee vocali. Destino analogo per la seguente “Token”, che varia le strutture senza intaccare la forumla fondamentale. Tra i flutti di note emerge per ampi tratti uno screaming macabro e cavernoso, mentre la batteria si lancia in violente accelerazioni che ricordano a tutti dove siano conficcate le radici della band. Chiude i giochi la breve Shift, breve episodio in cui la rabbia distruttiva del black viene congedata in favore di una placida raffinatezza meditativa (che quasi rimanda agli Opeth dell’allora recente “Damnation”), dominata ancora una volta dalla squisitezza del sassofono.

Non c’è che dire: i Krom si confermano tra le migliori realtà dell’underground italiano. Per professionalità, talento e doti tecniche questi ragazzi paiono già pronti per un debutto su full-length. In attesa che qualche etichetta si decida a concedere loro una chance, non resta che premere di nuovo il pulsante play e riascoltare tre brani che pochi possono permettersi di comporre.

Tracklist:
1. Spectrum (6:52)
2. Token (7:32)
3. Shift (2:27)

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