Recensione: Stairway To Fairyland

Di Paolo Beretta - 27 Gennaio 2004 - 0:00
Stairway To Fairyland
Band: Freedom Call
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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66

Poche persone nel 1999 avrebbero scommesso che i debuttanti Freedom Call sarebbero diventati una delle formazioni di punta del Power tedesco moderno. I critici ritenevano molto più probabile che il progetto di Dan Zimmermann (Gamma Ray) e Chris Bay non avrebbe mai avuto un seguito, e invece i FC, con il tempo, si sono affermati, sono andati al Wacken nel 2003 e vendono tuttora (a distanza di tre album) tanto. Qual è il segreto del loro successo in un genere così saturo e sovraffollato come il Melodic Power Metal? I Freedom Call, fin dall’esordio Stairway To Fairyland, si sono messi subito in evidenza con una produzione perfetta che ha esaltato al massimo le qualità tecniche indiscusse dei 4 power metallers ma, quello che ha colpito maggiormente i fans è stato il loro sound. Un Happy metal genuino nella sua pomposità spropositata che tuttavia non copia spudoratamente i gruppi guida del genere. I FC non sono cloni dei Gamma Ray, Helloween e Edguy. Hanno portato avanti il Power allegro e solare delle zucche rivisitandolo con un uso, pressoché perpetuo, delle tastiere e dei cori, caratterizzati da intrecci vocali impressionanti e altamente melodici. Il tutto è accompagnato dal suono ruvido della chitarra di Gerstner (Helloween) nel riffing e dai continui cambi di ritmo che elevano, a mio modo di vedere, il songwriting (comunque non esaltante). L’opener Over The Rainbow dopo un inizio cadenzato fa il suo “principesco” ingresso con tempi incalzanti che lanciano Bay in un refrain eroico, alto e magniloquente seguito da un solos solare che trasmette felicità. Tears Falling mostra invece un sound più forte. C’è spazio nel break per un riff arcigno e pesante ma, con il passare dei minuti, le melodie inevitabilmente prendono il sopravvento. In Fairyland i teutonici si cimentano in una riuscita marcia metallica decisa, nel suo lento e altalenante procedere. Il Power Metal di qualità di Shine On invece non ha punti deboli. Una canzone completa che sprigiona voglia di vivere accarezzandoci le orecchie con assoli delicati, tempi mutevoli, linee vocali cristalline accompagnate dalla ruvida chitarra di Sascha. We Are The One non mi ha entusiasmato particolarmente fino al riuscito solos conclusivo mentre la successiva Hymn To The Brave esalta con la solennità delle melodie volutamente esagerate e barocche. Straripanti le backing vocals, capaci, nel chorus, di soffocare totalmente l’ugola di Chris Bay. L’Heavy Metal torna prepotentemente nell’arcigna Tears Of Taragon. 7 minuti durante i quali i Freedom Call, tra riff e sonorità oscure, hanno coniugato con classe la melodia alla potenza grezza della chitarra. Graceland, dopo un minuto abbondante di gestazione, esplode in uno Speed Metal travolgente dotato di un refrain complicato e scarno mentre ,nella pausa, il sound si inasprisce per poi addolcirsi nell’assolo conclusivo. In Holy Knight ritmi veloci e decisi (alternati con due pause), supportati magistralmente dal buon Gerstner, ben evocano una cavalcata infinita verso la battaglia e la vittoria epica finale. Il disco si conclude con l’originale Another Day. Ancora una volta i tedeschi dimostrano la loro grande capacità di costruire chorus immediati pur non disdegnando nelle strofe il sound possente della chitarra. Stairway To Fairyland è un album discreto che si eleva rispetto ai tanti ed inutili debutti di Power metal bands. Trovo il songwriting abbastanza valido grazie ai molti break riusciti e potenti che hanno rotto la dolcezza, altrimenti stucchevole, dei brani proposti dai Freedom Call. Ciò nonostante le canzoni si assomigliano per struttura e, dopo ripetuti ascolti, inesorabilmente perdono la loro forza iniziale. Carino, ma non indispensabile.
1. Over The Rainbow
2. Tears Falling
3. Fairyland
4. Shine On
5. We Are The One
6. Hymn To The Brave
7. Tears Of Taragon
8. Graceland
9. Holy Knight
10. Another Day.

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