Recensione: State Of The Art

Di Fabio Vellata - 27 Agosto 2011 - 0:00
State Of The Art
Band: XorigiN
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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79

Una formula che in questi ultimi anni abbiamo ripetuto più e più volte, raggiungendo quasi i limiti della noia.
Scandinavi, egregi musicisti, fan di Toto, Foreigner, Journey ed in generale di tutto il rock melodico tipico di venticinque anni fa e, nemmeno a dirlo, capaci di confezionare un album degno di destare in larga misura l’attenzione degli appassionati del genere.
Una descrizione definitiva che si attaglia alla perfezione anche a questi XorigiN, nuova proposta estiva lanciata in orbita – come la copertina potrebbe ironicamente suggerire – con il marchio di qualità decretato da Frontiers Records.

Fondati già da qualche tempo in zone non propriamente nord europee con il nome di Orange Crush (1999 in quel di Los Angeles, metropoli nella quale i protagonisti erano, all’epoca, impegnati presso il leggendario Musicians Insitute), gli XorigiN derivano dall’idea di una coppia di artisti non certo troppo conosciuti, eppure, come sempre più spesso sperimentato, in possesso di ogni caratteristica necessaria a sfornare qualcosa di significativo.
Johannes Stole, singer attivo per lo più in qualità di session nella natia Oslo, ed il poco più noto Daniel Palmquist, chitarrista con qualche buona partecipazione in curriculum (tra le quali da ricordare è essenzialmente quella con i compagni d’etichetta The Murder Of My Sweet), appartengono – proprio come dimostrato dal fresco album d’esordio – alla sempre più corposa categoria degli ottimi talenti maturati in zone nordiche.
“State Of The Art”, infatti, si manifesta come un disco che pur non sorprendendo per trovate poco convenzionali o per un songwriting spericolato e fuori dai canoni, riesce nella sempre ardua impresa di piacere e dilettare senza la minima difficoltà o riserva: un patrimonio di brani devoto ai grandi classici, che – al di là di facili ed acritici entusiasmi – non prevede arrampicate da hit parade in competizione con i più celebri nomi partoriti nell’ultimo quinquennio dalle prolifiche lande scandinave, ma parimenti, offre ogni elemento per comporre un prodotto che si potrà inserire tra le cose migliori dell’annata, contraddistinto con la felice etichettatura di “progetto molto riuscito”.

Originalità invero limitata ma tanta classe e sostanza, sorreggono la composizione di alcuni brani davvero parecchio godibili, strutturati proprio per ottenere un contorno di buona melodia che si esalta negli immancabili ritornelli d’immediata memorizzazione. Arrangiamenti levigati e suoni moderni pur se inseribili in contesti ampiamente tradizionali, completano una panoramica rassicurante nei toni, quanto vincente all’ascolto.
Una ricetta insomma, che potremmo definire quanto meno “classica” e da manuale.

Con un esordio come quello garantito dall’accattivante “Can’t Keep Running” del resto, ogni ulteriore commento è destinato a spegnersi, lasciando che sia – come giusto – la musica a parlare, introducendo un lotto di canzoni che mantiene fede alle premesse ed in cui, oltre ad un buon numero di tracce confezionate con estrema perizia ed ottime per un ascolto in clima “vacanziero”, emerge anche qualche picco d’eccellenza, nella forma di episodi destinati a rappresentare il reale punto di forza del disco.
Gli esempi si rivolgono alle avvolgenti e dorate trame di “In A Blink Of An Eye”, brano dal forte appeal commerciale, piuttosto che alle eleganti e raffinate “The One For Me”, “Crying For You” e “What Love Is All About”, composizioni che mandano a memoria la spensieratezza di certo AOR degli anni ottanta, frammisto a scintille liberamente ispirate a maestri imprescindibili quali Journey, Foreigner, Giant e, soprattutto, Toto.

Uno per uno i pezzi inseriti in “State Of The Art” avvolgono, convincono ed accompagnano con estrema raffinatezza e buon gusto, racchiusi in una produzione in linea con le essenziali richieste del genere e di buon livello (opera del pluridecorato Daniel Flores, qui impegnato anche nelle vesti di batterista), che porta a definitivo compimento un album decisamente gradevole e ben fatto.

L’incauta nomea di capolavoro forse non si attaglia in maniera del tutto adeguata all’esordio degli XorigiN, disco scritto, prodotto e confezionato con estrema cura, ma ugualmente ispessito da una certa dose di onesto mestiere che in parte ne limita la personalità.
Intatta rimane in ogni caso, l’ottima impressione destata dal lavoro realizzato dalla coppia Stole/Palmquist, al di la di ogni ragionevole dubbio, foriera di valutazioni positive e largamente consigliabile alla gran parte degli appassionati di settore.

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Tracklist:

01.    Can’t Keep Running
02.    Crying For You
03.    In The Blink Of An Eye
04.    Too Late
05.    Gina
06.    This Is It
07.    The One For Me
08.    Said And Done
09.    Matters To The Heart
10.    What Loves Is All About
11.    Mend My Heart

Line Up:

Johannes Stole – Voce / Tastiere
Daniel Palmquist – Chitarra
Daniel Flores – Batteria

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