Recensione: Static Impulse

Di Lorenzo Bacega - 28 Settembre 2010 - 0:00
Static Impulse

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Kevin James LaBrie. Nato a Penetanguishene (Ontario, Canada anglofono) quarantasette anni fa, James è diventato con il passare del tempo un vero e proprio punto di riferimento per la scena progressive metal mondiale, da un lato grazie ad una lunghissima carriera (ormai arrivata al ventesimo anno e tutt’ora in corso) in qualità di cantante della storica band Dream Theater, dall’altro per la partecipazione a numerosi progetti secondari, accolti in maniera più o meno positiva sia dal pubblico che dalla critica specializzata (possiamo citare a questo proposito il buon Unweaving the Rainbow dei Frameshift, l’ottimo The Human Equation targato Ayreon – la creatura di Arjen Anthony Lucassen –, oppure la rock opera Leonardo e i due dischi con il supergruppo Explorer’s Club). A ciò va ad aggiungersi inoltre una più che valida produzione in solitaria: nel 1999 viene infatti pubblicato, con monicker Mullmuzzler, il primo lavoro solista dal titolo Keep it to Yourself, bissato da un secondo album, rilasciato invece nel 2001, intitolato molto semplicemente Mullmuzzler 2. Ben cinque anni successivamente all’uscita del controverso Elements of Persuasion, terzo lavoro targato James LaBrie risalente al 2005, vede ora la luce il quarto album solista del vocalist canadese, dal titolo Static Impulse, dato alle stampe nel mese di settembre del 2010 da InsideOut Music.

Varie cose sono cambiate in questi cinque anni successivi all’uscita di Elements of Persuasion. Innanzitutto, per quanto concerne la formazione, bisogna segnalare come la sezione ritmica sia stata completamente rinnovata rispetto alle uscite precedenti, con l’arrivo di Peter Wildoer (Darkane) alla batteria e di Ray Riendeau (Halford, Two) al basso, in sostituzione rispettivamente di Mike Mangini e Bryan Beller. Confermatissimo invece il resto della band, con il talentuoso chitarrista italiano Marco Sfogli ad affiancare ancora una volta il tastierista (nonché co-compositore di tutti i pezzi qui proposti) Matt Guillory (Dali’s Dilemma, Zero Hour), oltre che, ovviamente, il cantante James LaBrie. Sotto il profilo puramente stilistico sono invece molteplici le differenze con il recente passato. Questo Static Impulse presenta infatti un sound piuttosto ibrido e sfaccettato, una miscela piuttosto anomala che unisce progressive metal classico, heavy metal, un pizzico di thrash e addirittura death metal melodico (sentire l’opener One More Time per credere): una scelta tanto coraggiosa quanto – purtroppo – confusionaria, dal momento che la maggior parte delle soluzioni stilistiche proposte – come ad esempio le numerose parti vocali in scream, affidate al già citato Peter Wildoer – risultano, a dire il vero, un po’ troppo forzate e decisamente fuori contesto.

Composto da dodici tracce (per un minutaggio complessivo che si aggira intorno ai cinquanta primi di durata), questo Static Impulse ci offre una manciata di brani piuttosto compatti e di grande impatto, dall’alto contenuto melodico – soprattutto per ciò che concerne i refrain delle singole canzoni – e facilmente memorizzabili dopo pochi ascolti. Nonostante queste discrete premesse, dobbiamo tuttavia convenire come il risultato conseguito non sia affatto dei migliori: tantissime sono infatti le ombre presenti all’interno di questo platter, a partire da una certa carenza a livello di arrangiamenti (un po’ troppo scarni e banali), e proseguendo con una vasta gamma di melodie che, nel complesso, risultano davvero scialbe, poco incisive ed eccessivamente ruffiane. Nemmeno il lavoro svolto da Marco Sfogli risulta essere, in questa occasione, esente da critiche: quella offerta dal giovane guitar hero italiano è infatti una prova piuttosto impacciata e insipida, abbastanza ripetitiva in fase di riffing, e senza particolari sussulti per quanto riguarda invece gli assoli. Canzoni come I Need You (dotata di un refrain piuttosto accattivante, ma nel complesso troppo confusionaria), la già citata opener One More Time o le sconclusionate Jekyll or Hyde e Mislead non riescono proprio a centrare il bersaglio, perdendosi di continuo tra fraseggi privi di mordente e passaggi eccessivamente freddi e caotici. Vanno un po’ meglio le cose con la semplice e potente I Tried o la conclusiva ballad Coming Home, ma ciò non basta a rialzare le sorti di un disco complessivamente fiacco e deludente.

In definitiva, ci troviamo al cospetto di un disco sicuramente non sufficiente, tutt’altro che interessante e decisamente trascurabile. Pochi sono infatti gli spunti degni di nota all’interno di questo Static Impulse, un lavoro che, sebbene suonato in maniera più che dignitosa (soprattutto per ciò che concerne la sezione ritmica, composta dal duo Wildoer-Riendeau) si rivela però terribilmente povero a livello di songwriting. Insomma, un vero e proprio passo falso per James LaBrie, con la speranza che i prossimi lavori possano tornare su standard qualitativi decisamente più alti.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
01. One More Time
02. Jekyll Or Hyde
03. Mislead
04. Euphoric
05. Over The Edge
06. I Need You
07. Who You Think I Am
08. I Tried
09. Just Watch Me
10. This Is War
11. Superstar
12. Coming Home

Line Up:
James LaBrie – Lead Vocals
Marco Sfogli – Guitars
Ray Riendeau – Bass
Matt Guillory – Keyboards, Backing Vocals
Peter Wildoer – Drums, Screaming Vocals