Recensione: Still Hungry

Di Stefano Ricetti - 11 Novembre 2004 - 0:00
Still Hungry
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Anno: 2004
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In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno nuovo in ambito hard ‘n’ heavy, almeno per quanto riguarda la qualità dei musicisti coinvolti e del materiale riproposto.Sto parlando del fatto di risuonare con la line up corrente avvalendosi dei livelli di produzione attuali materiale uscito in passato e quindi forzatamente con un suono non paragonabile a quello che gli studi di registrazione di un tempo potevano fornire. Dopo operazioni analoghe effettuate da Saxon con Heavy Metal Thunder ed Exciter con New Testament, anche se in realtà per queste due band si trattava di una sorta di best of alla carriera, anche i Twisted Fuckin’ Sister vomitano sul mercato Still Hungry. Il gruppo di New York risuona esattamente venti anni dopo e con la stessa invincibile formazione il proprio disco di maggior successo dell’intera carriera: il capolavoro Stay Hungry. L’artwork della copertina è molto bello ed originale, almeno dal mio punto di vista. Viene ripescata la vecchia cover di Stay Hungry con la foto dell’epoca azzurrata e dietro ogni componente del gruppo viene riproposta l’immagine attuale (molto probabilmente ritoccata) di ognuno di loro. E’ cosa risaputa che Snider & Co. non fossero soddisfatti del livello di produzione di alcuni loro album del passato, fra i quali appunto il loro best seller Stay Hungry ( oltre sei milioni di copie vendute in tutto il mondo! ) che viene risuonato con la stessa sequenza dei brani del 1984 con l’aggiunta di sette bonus track. Ma entriamo nel dettaglio: si parte con la title track ‘Stay Hungry’ e rimango quantomeno perplesso. Le differenze rispetto all’originale di vent’anni fa sono minime, a parte una ovvia produzione di miglior livello anche se in realtà niente di eclatante. Questa mia impressione può essere di duplice interpretazione, da una parte la soddisfazione di poter sentire un classico del passato suonato dagli stessi musicisti sforzandosi di rimanere il più possibile vicini alla versione originale, dall’altra quella di aspettarsi una produzione roboante che desse maggior peso specifico ad un autentico brano killer come questo. Il pezzo seguente, la celeberrima ‘We’Are Not Gonna Take It’, uno dei singoli di maggior successo della band americana, segue inevitabilmente la sorte del brano che l’ha preceduta. Sia chiaro, non è suonata male, lascia solo l’amaro in bocca aspettandomi da un gruppo incendiario come loro un qualcosa di più. Questo tipo di sensazione diventa poi fatalmente realtà quando mi accingo all’ascolto di altri brani simbolo dei newyorkesi come la famosissima ‘I Wanna Rock’, l’intensa ballad ‘The Price’ qui riproposta senza mordente e in una versione incolore ma soprattutto quando il passare implacabile del tempo non permette più a Dee Snider di toccare gli acuti di un tempo in ‘Burn In Hell’. ‘SMF’, nonostante il reclutamento di amici, familiari e colleghi vari per cantare il coro soffre anch’essa fatalmente di questo restyling, decisamente mal riuscito. Le sette seguenti bonus track purtroppo non fanno salire di molto il “tiro” di quest’album. Alcune di esse sono pezzi oscuri relativi al passato della band come ‘Never Say Never’ e ‘Blastin’ Fast & Loud’  registrate nel 2001 nelle quali il batterista A.J.Pero si è servito del drum kit originale dell’epoca. Si tratta infatti di brani che nel 1984, non essendo ancora ultimati, non riuscirono ad essere inclusi nell’album Stay Hungry.  ‘Heroes are Hard to Find’ risale alla reunion del 1998 e fu utilizzata nel film con Dee Snider dal titolo Strangeland. Pezzi ripescati dai giorni nei quali Dee & Co. facevano la gavetta nei bar della grande mela sono invece ‘Come Back,’ ‘Plastic Money,’ ‘You Know I Cry’ e ‘Rock N Roll Saviors’ qui rivitalizzanti in versione 2004 che non suonano malaccio, ma rischiano di destare l’attenzione solo dei die-hard fan della sorella perversa.     
In definitiva, il dubbio che si tratti di una mera manovra commerciale permane, anche alla luce delle ultime prove su disco della band tutt’altro che memorabili. Dal vivo invece il quintetto di Long Island ha la propria collocazione naturale e lo ha ampiamente dimostrato in passato ed anche in tempi recenti nei vari festival rivitalizzando l’adagio Look Like Women, Talk Like Men, Play Like Motherfuckers! e su questo fortunatamente non c’è da discutere.
Devo per onestà di cronaca precisare che mi aspettavo molto da questa ultima fatica dei Twisted Sister e forse proprio per questo sono rimasto deluso dal CD, comunque prima di scrivere la recensione ho sentito e risentito l’intero album più volte ma la mia valutazione finale non si è di molto discostata dalle impressioni a caldo del primo ascolto.
Per stavolta scusami Dee, forse il tuo lavoro ‘normale’ in radio ti ha tolto un po’ di smalto e lo posso capire, ma torno a sentirmi la mia copia in vinile del formidabile Stay Hungry del 1984 che, detto tra noi, non mi sembra affatto registrata male….

Stefano “Steven Rich” Ricetti 

 

Track Listing:

01. Stay Hungry
02. We’re Not Gonna Take It
03. Burn in Hell
04. Horror-Teria:
A) Captain Howdy
B) Street Justice
05. I Wanna Rock
06. The Price
07. Don’t Let Me Down
08. The Beast
09. S.M.F.

Bonus tracks:
10. Never Say Never
11. Blastin’ Fast & Loud
12. Come Back
13. Plastic Money
14. You Know I Cry
15. Rock N Roll Saviors
16. Heroes Are Hard to Find

            

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