Recensione: still on fire

Di Andrea Bacigalupo - 19 Ottobre 2016 - 9:30
Still on Fire
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2016
Nazione:
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Still on Fire è il titolo del quarto album dei Metaller tedeschi Hammerschmitt, pubblicato il 26 agosto 2016.

In Germania la musica “dura” ha ben prolificato fin dalla seconda metà degli anni ’60, quando band come Scorpions, Cacumen (ora Bonfire) ed Accept cominciarono ad emergere con il loro sound forte ed incisivo andando ben presto ad affiancare grossi nomi tra i quali Black Sabbath, Blue Öyster Cult, Judas Priest e Motorhead, per gettare le fondamenta dell’allora nuovo genere musicale chiamato “Heavy Metal”.

Sulla scia del loro successo prese vita una vera e propria scena tedesca formata da band che, prediligendo l’utilizzo di sonorità forti e potenti a volte a discapito delle linee melodiche, si contrapponevano a quelle Americane tendenti a far uscire il genere dalla propria nicchia per ampliarne il seguito con brani più orecchiabili e con atteggiamenti molto eclatanti.   

All’inizio degli anni ‘80 in Germania tale panorama era in continuo fermento ed evoluzione: Grave Digger, Running Wild, Helloween, Warlock e Rage a rappresentare l’Heavy Metal più potente e Kreator, Destruction e Sodom a dare il via alla frangia più estrema del Thrash Metal, per stilare un elenco molto ridotto, seguiti, negli anni a venire, da un numero infinito di artisti ciascuno con qualcosa da dire e proporre.

Tra questi i Pierrot, formatisi nel 1987 e poi diventati, dopo dieci anni di attività, Hammerschmitt, combo che si contraddistinse per il cantato in tedesco, elemento presente nei tre album pubblicati dal 2000 al 2012.

Nel 2013, volendo uscire dai confini della propria nazione, passarono dalla lingua autoctona all’inglese e pubblicarono l’EP “Born to Rock Vol. 1” composto di cinque canzoni; nel gennaio 2016 uscì “Born to Rock Vol. 2” seguito a distanza di pochi mesi dal quarto album “Still on Fire”, dato alle stampe il 26 agosto 2016, formato da undici canzoni per una durata totale poco superiore ai quarantasette minuti.

Il genere proposto dal combo è un frizzante Heavy Metal che richiama i canoni americani di band tipo Quiet Riot, Twisted Sister e Motley Crue degli esordi uniti ad una moltitudine di chorus un po’ ruffiani e ad una manciata di riff ed assoli introduttivi tipici della prima scuola germanica di Scorpions ed Accept.

Il risultato può dirsi discreto, ma purtroppo sono salienti alcuni difetti: in primis la voce di Ben ha pochissima estensione, è monocorde ed ha scarsa capacità interpretativa, la sezione ritmica è debole, in particolare la batteria, ed è messa in secondo piano; tutto questo porta ad una caduta di potenza e ad un appiattimento dei brani. L’album è la cruda somma delle tracce appartenenti ai due precedenti EP “Born to Rock Vol. 1” e “Vol. 2”, composte in un arco di tempo superiore ai tre anni e già conosciute, più la cover di “Killed by Death” dei Motorhead; questo fa presumere una mancanza di idee, elemento base per chi vuole ampliare i propri orizzonti. Anche i continui riferimenti a band ormai famose sono un elemento negativo, facendo perdere al gruppo la propria identità, che dopo trent’anni di carriera dovrebbe essere più che consolidata. 

Non mancano comunque momenti positivi: l’opener “Rock Steady”, è un pungente inno al Rock ‘N’ Roll; la Title Track “Still On Fire” è scandita da un buon mid-tempo ed è dotata di un buon assolo con contro-assolo; la quarta “Metalheadz” è veloce, ha un bel chorus ed è un tributo a tutte le band che hanno contribuito all’evoluzione del rock e del Metal. La sesta “Zombie” è la cover del più grande successo degli irlandesi Cranberries, premiata da MTV Europe Music Award come miglior brano del 1995. Gli Hammerschmitt dimostrano di avere coraggio a proporla e musicalmente riescono nell’intento. E’ il cantante che non regge il confronto con la voce di Dolores O’Riordan, non riuscendo a trasmettere, in modo altrettanto intenso, quelle emozioni suggestive che portano a riflettere sul tema della canzone: la violenza subita dagli Irlandensi del Nord a causa del loro conflitto.       

Chiude il disco la già citata “Killed by Death”, completamente stravolta e trasformata in un brano melodico e lento. La versione non è male, ma di nuovo l’originalità viene meno dato che non è la prima volta che un classico roccioso viene riproposto in chiave acustica.

Tirando le somme, ci si può aspettare di più da una band di siffatta esperienza che ha comunque delle qualità. Ci si augura che il prossimo lavoro sia meglio prodotto e che il combo riesca a fare emergere la propria identità.

Per ora con “Still on Fire” non è riuscito a raggiungere la sufficienza.

Infine, un gruppo metal di nome Hammerschmitt era già esistente in Germania fin dal 1984; dopo un demo iniziale produsse un album nel 1985 e fu pubblicata una compilation nel 2009. Oggi non risulta in attività.  

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Genere: Heavy 
Anno: 2016
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