Recensione: Stir Up The Fire

Di Alberto Vedovato - 10 Novembre 2008 - 0:00
Stir Up The Fire
Band: Doctor Hell
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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64

Quello che mi appresto a descrivervi è un album che decisamente necessita di più
ascolti per ben essere apprezzato nel migliore dei modi.
I Doctor Hell nascono in quel di Lione nel 2005 registrando un demo di
quattro brani che permette loro di catturare sin da subito l’attenzione del pubblico e nel 2006 danno alla
luce il loro primo full-length, Super Monster & Happy Freaks, per arrivare
infine a Gennaio 2008 con la pubblicazione del disco di cui ho intenzione di
parlare. La proposta
musicale della band è un hard rock veloce, diretto e con pochi fronzoli, di chiara matrice
Motörhead con influenze dagli australiani Rose Tattoo e dai norvegesi
Turbonegro, ma soprattutto con un forte accento di quel punk-rock che gli
Hellacopters portano avanti ormai da più di quindici anni.

Come mail allora risulta difficile identificare quest’album? Prima di tutto perché, per
quanto band come Turbonegro ed Hellacopters vedano il gruppo di
Lemmy tra le loro
influenze, la miscela dei due stili non è cosi facile e immediata.
Si trovano quindi ottimi basi fast & loud con linee vocali riconducibili al
punk-core che rischiano di non essere apprezzate sin dal primo ascolto, soprattutto da parte di coloro che non sono
particolarmente avvezzi a sonorità marcatamente punk. Superato
l’imbarazzo iniziale però l’album acquista una personalità più marcata, forte
della voce di
Dens Galliot con la sua timbrica roca e tagliente, impreziosita dalle
linee di chitarra ferrose e sature che macinano riff semplici ma di forte impatto. Ottimo anche il lavoro della sezione ritmica firmata
dal bassista
Gandara e dal batterista
Delbouys, dove quest’ultimo mostra di avere un tocco particolarmente
efficace sulle pelli, arricchendo le partiture con fill particolari che danno
ulteriore forza alla musica del quintetto. Passando per l’opener/title
track, seguita da For Each Day arriviamo a brani più particolari
come
Feelin’ Better
e Brother; il primo si presenta in modo
accattivante nella sua parte iniziale, per poi cadere un po’ di tono durante
l’apertura melodica del suo ritornello, che risulta essere forzata a causa del
suo refrain eccessivamente melodico e stucchevole; il secondo presenta delle linee vocali molto vicine agli Iced
Earth
di Horror Show, lasciando più di una volta una sensazione di deja-vù della
band americana. Merita una menzione speciale la quinta traccia, che si apre con
il suono di un organo hammond, come nella migliore tradizione hard rock: si
tratta di Pain & Pleasure, brano caratterizzato da riff dal sapore marcatamente heavy e
da linee vocali di forte impatto, che non deluderà nemmeno gli appassionati più
intransigenti del genere e, assieme a Can Run Can’t Hide si colloca tra
le tracce migliori dell’album.
Quest’ultima canzone rende tributo ai Motorhead durante il suoi due minuti
scarsi di durata.
Pochi? Assolutamente no nel momento in cui il pezzo è un proiettile carico di
velocità e di potenza, distorto dagli effetti del wha-wha, che nemmeno stavolta non deluderà i fan di vecchia
data. Il compito della chiusura di Stir Up The Fire tocca invece a Forgive Me
con il suo hard rock veloce, che si rivela un’ottima conclusione per il disco.

Non è per niente facile trarre le giuste conclusioni su questo lavoro: la
proposta musicale dei Doctor Hell è sicuramente
interessante, ma allo stesso tempo è difficile dimenticare i nomi altisonanti a
cui il quintetto francese sembra ispirarsi. Nonostante questo, la band ha una
forte identità e una grande personalità: il suono è originale al 100%, sebbene
il combo necessiti di un ulteriore passo in avanti per scrollarsi
definitivamente di dosso il peso che queste influenze esercitano sulle sue
spalle. L’album scorre via facilmente una volta acquistata la giusta confidenza
con l’ascoltatore, ma è scevro di quel qualcosa in più che lasci la voglia di
ascoltarlo ancora, caratteristica che può essere acquisita con ancora un po’ di
esperienza. Non resta che aspettare la band al varco del terzo album e vedere se
sarà in grado di abbandonare queste influenze per dare un tocco di personalità
al proprio stile. Le potenzialità ci sono tutte, vedremo se sapranno
svilupparsi.

Alberto “Metal Priest” Vedovato

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Tracklist:

01. Stir Up The Fire
02. For Each Day
03. Feelin’ Better
04. Brother
05. Pain & Pleasure
06. Endless Journey
07. Can Run Can’t Hide
08. Get It Together
09. Human Bomb
10. Forgive Me

Line Up:

Dens Galliot – Vocals
Stag Augagneur – Guitar & Vocals
Franck Toledano – Guitar & Vocals
Eric Delbouys – Drums
Arturo Gandara – Bass

Wayne Barrett Mc Grath – Vocals on “Brother”

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