Recensione: Storm

Di Alessandro Zaccarini - 4 Luglio 2009 - 0:00
Storm
Band: Fejd
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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68

Come da tradizione TrueMetal e il suo reparto “pagan” sono sempre attenti alle nuove uscite in campo viking e folk. Oggi è il turno del degli svedesi Fejd (Feudo) che arrivano al debutto discografico sulla lunga distanza con ‘Storm’.

I Fejd nascono dall’incontro tra il duo di musica folk/popolare Rimmerfors (che continua ad esistere anche al di fuori dei Fejd) e un trittico di musicisti presenti nella lineup di due band power metal svedesi: Nostradameus e Pathos. Per la serie “quanto è piccolo il mondo” quest’ultima vede alla chitarra anche Daniel Antonsson, già Dimension Zero, Soilwork e soprattutto Dark Tranquillity.

È sicuramente la parte folk a prevalere, anzi potremmo azzardare a dire che in questo “Storm” di metal ci sia poco se non nulla. Il tutto è composto di chitarre acustiche e voce in pulito, con una mai intrusiva sezione ritmica fatta per lo più di percussioni che passano dai primordiali tamburi di pelle lavorata quanto basta alla più tradizionale e moderna batteria. Chiudono il cerchio l’arpa a bocca, violino, bouzouki e lo scandinavo flauto di salice, usati in maniera costante ma tutt’altro che massiccia. Il ritmo dei brani è piuttosto lento e decisamente costante, le linee vocali sono malinconiche e le melodie particolarmente semplici, in un incrocio tra un violino che talvolta richiama i vecchi cari Otyg e le chitarre – a mio modo di vedere meno ispirate – che si avvicinano invece ai momenti acustici di formazioni come i Lumsk, stringendo una somiglianza piuttosto profonda con In Extremo e Schandmaul senza bissarne però i livelli qualitativi e la ricchezza compositiva d’insieme.

I Fejd amano le strutture quadrate e circloari (sembrerebbe una contraddizione, ma in musica non lo è) con dialoghi semplici tra voce e strumenti. Il disco è estremamente omogeneo e i brani si susseguono tutti uno dopo l’altro come mesti pellegrini in marcia. Ci sono alcuni caratteri peculiari che spostano l’attenzione su un pezzo piuttosto che un altro – per esempio l’opener Offerök per le sue interessanti strutture corali o Älvorna Dansar che si distingue per la presenza della voce femminile – ma tutto sommato il disco non presenta sbalzi o variazioni di sorta. Da un lato è bene (niente alti e bassi, niente cali di intensità) da un lato è male: per i palati più difficili da soddisfare la mancanza di eterogeneità e sorprese sarà un problema, mentre le cadenze e le strutture troppo simili tra loro un pericoloso azzardo che rischia di sfociare nella monotonia.

Ci sono voluti ben otto anni perchè la band di Lilla Edet vedesse il proprio debut album uscire sul mercato. Ci pensa la sempre valida Napalm, già casa di molte delle formazioni più importanti del pagan scandinavo, a dare loro fiducia con questa prima vera e propria pubblicazione, che segue due demo e un ep autoprodotto dal titolo ‘Eld’ (sì, dovrebbe ricordarvi qualcosa…). C’è da dire che il momento è piuttosto favorevole, grazie agli spazi seguiti all’uscita di quel ‘Visor Om Slutet’ che spalancò più strade di quanto si sarebbe mai potuto pensare. Una vera rivoluzione in una scena che ai tempi era giovane e non troppo popolata.

I Fejd non sono travolgenti ma questa fiducia la meritano e sono sicuro che faranno la gioia di tutti coloro che erano a caccia proprio di un disco con queste esatte caratteristiche, da tenere come colonna sonora per i momenti più tranquilli. Sono musicisti capaci e ‘Storm’ è un disco ben fatto, che magari non stupirà per originalità, che magari potrà lasciare un attimo scontenti coloro che sono abituati ad altre velocità e altri arrangiamenti, ma che sicuramente merita un ascolto interessato se vivete anche di folk metal.

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini


Tracklist:

01. Offerök
02. Svanesång
03. Älvorna Dansar
04. Vid Jore Å
05. Egils Polska
06. Storm
07. Varg i Veum
08. Äril
09. Skuld
10. Likfärd
11. Bergakungen
12. Morgonstjärnan

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