Recensione: Strange Messiah

Di Mauro Gelsomini - 18 Ottobre 2007 - 0:00
Strange Messiah
Band: Paul Sabu
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

Avevamo fatto la conoscenza di Paul Sabu presentandovelo nella ristampa MTM Classix (ultimamente nel dimenticatoio) di Heartbreak, mentre oggi ci occupiamo dell’ultima fatica da studio pubblicata dall’altra label melodic rock tedesca, AOR Heaven, e distribuito in Italia da Frontiers Records.

Il come back del cantante/chitarrista californiano con il suo solo project arriva ben dodici anni dopo l’ultima release, “In Dreams”, seguita da una carriera scintillante fatta di collaborazioni illustri nella musica (David Bowie, Alice Cooper, Little Caesar, Lee Aaron, Madonna, Malice, Robbie Neville, Silent Rage, The Nelsons, Shania Twain, John Waite, Wasp…) e nel cinema (Baywatch, Beverly Hill 90210, Sex And The City, Natural Born Killers…).
A spingere su un ritorno in studio sotto il monicker Paul Sabu è il produttore tedesco Michael Voss (già chitarra di Mad Max e Casanova), in line up insieme a Matthias Rethmann (basso, Lee Z), Gereon Homann (batteria, Eat the Gun), Ralf Heyne (chitarre, Biss), Thorsten Koehne (chitarre, Demon Drive) e Angel G.Schleifer (chitarre, Bonfire, Pretty Maids).

“Strange Messiah” risulta un roccioso album di arena rock, con melodie accattivanti e chitarre in evidenza, dal sound decisamente old & live ottenuto registrando la batteria in un grande ambiente, a metà tra Led Zeppelin e Van Halen.
Sebbene la voce di Paul sia quanto di meglio si possa chiedere ad un singer hard rock, splendidamente arrochita dagli anni (e forse anche da Voss, che deve avere un debole per Sammy Hagar), il songwriting deve molto alle produzioni passate di Sabu, soprattutto con gli Only Child, che restano il termine di riferimento per “Strange Messiah”.

Tra i brani spiccano le stadio hit “Strange Messiah”, “Rock Your World” e “Headbangers”, ben supportate da filler come “Dangerous Behaviour”, “Fighting To Die” e “Hey Look (But Don’t Touch)”, che comunque mantengono un buon groove.
MEnzione a parte per la AC/DCiana “Blow By Blow”, un po’ fuori contesto, e la misteriosa “Jack of all Trades”, scritta a quattro mani con Vinny Appice (Dio, Black Sabbath), che segna la performance migliore di Sabu dal punto di vista interpretativo e offre uno spunto di versatilità all’intero album.

In definitiva, possiamo godere di questo album ottimamente prodotto (a parte la minimalità dell’artwork), dal sound tutto europeo e ottantino, ammesso di riuscire a non farci prendere troppo dalla vena nostalgica rispondente al nome Only Child.

Tracklist:

  1. Strange Messiah
  2. Dangerous Behaviour
  3. Blow By Blow
  4. Ashes Of Wrong
  5. Fighting To Die
  6. Headbangers
  7. Hey Look (But Don’t Touch)
  8. Piece Of My Heart
  9. Jack Of All Trades
  10. Rock Your World

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