Recensione: Strange Old Brew

Di Matteo Bovio - 3 Aprile 2002 - 0:00
Strange Old Brew
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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90

Carpathian Forest è il nome del gruppo a mio parere più significativo nella scena black metal degli ultimi anni. Se non altro perchè sino ad oggi a questo monicker sono associati unicamente lavori esaltanti. A partire dai demo sino ad arrivare al recente “Morbid Fascination of Death la qualità che contraddistingue i loro lavori è sempre stata immensa, e non hanno mai deluso le aspettative dei loro fan.

Nordavind abbandonerà il gruppo dopo le registrazioni di Strange Old Brew (avvenute contemporaneamente a quelle del suo successore); ignari di cosa il futuro della nuova line-up porterà con sè, possiamo solo sperare che il loro percorso prosegua nella medesima direzione. Alle loro origini, come il nome stesso indica, i temi principali trattati erano legati alla Carpazia, anche se spaziavano su altri argomenti. Con “Black Shining Leather” il suono si era fatto più tipicamente black e i testi parlavano soprattutto di sadomaso. “Strange Old Brew” è il primo album loro che si possa chiamare definitivamente Black’n’Roll, una definizione che oramai è diventata loro principale indicatore.

Dopo una breve introduzione si parte con Bloodcleansing, un pezzo abbastanza tirato e perfetto per introdurre l’ascoltatore nella loro musica malata. Ma il primo vero pezzo forte arriva con Martyr / Sacrificulum: inizio con un riff tanto semplice quanto esaltante (insomma, alla Carpathian Forest…), e poi un susseguirsi di stacchi bellissimi. La successiva Thanatology ci dimostra come nei pezzi lenti gli altri gruppi siano ancora 2 spanne sotto… Gelida, sia nella musica che nelle parole.

E finalmente eccoci a The Suicide Song: il termine Black’n’Roll vi lascia perplessi? Ok, ascoltate questa song e non avrete più dubbi su cosa significhi. Black metal o Rock’n’Roll? Tutti e due assieme… Anche se l’attitudine resta sempre e comunque oscura e malvagia. La voce di Nattefrost risalta in particolare, rimanendo distinguibilissima fra mille altre. Se poi comprate la versione in Cd, avrete anche l’imperdibile bonus track He’s Turning Blue, uscita precedentemente su 7″. Con 3 riff dalla semplicità disarmante i Carpathian Forest tirano fuori uno dei brani più belli di tutto il loro repertorio; ascoltare per credere.

Rispetto a “Black Shining Leather”, ci sono tantissimi cambiamenti. Innanzitutto le tematiche affrontate: ora ad occupare le pagine del booklet ci sono parole sulla morte, sul suicidio, contro il cristianesimo. Da un lato il profondo rispetto per la morte in sè; dall’altro il disprezzo per chi fa della morte uno spauracchio. Come al solito, testi molto pesanti, che non possono essere ignorati.

Anche dal punto di vista della produzione c’è stato un cambiamento: non più un suono secco e “raw”, ma uno più pieno e d’impatto. La scelta credo sia dipesa anche dalla diversità dei brani, oltre che da un aumento del budget a disposizione. Da segnalare per finire i due guest che hanno partecipato alla registrazione, ossia Tchort (ex Emperor, Satyricon, ora nei Blood Red Throne) e Kobro. Impeccabili entrambe le prestazioni.

Siete amanti del black metal? E allora cosa fate ancora qui? Subito a comprare Strange Old Brew!
Matteo Bovio

Tracklist
01. Intro – Damnation Chant
02. Bloodcleansing
03. Mask Of The Slave
04. Martyr / Sacrificulum
05. Thanatology
06. The Suicide Song
07. House Of The Whipcord
08. Cloak Of Midnight
09. Return Of The Freezing Winds
10. Theme From Nekromantikk
11. The Good Old Enema Treatment
12. He’s Turning Blue [Bonus Track]

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