Recensione: Strum Sum Up

Di Angelo D'Acunto - 22 Gennaio 2008 - 0:00
Strum Sum Up
Band: Dug Pinnick
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

Ritorno sul mercato discografico per Dug Pinnick; il talentuoso bassista e principale compositore dei famosi King’s X, decide di prendersi nuovamente una pausa dagli impegni della band madre, per proseguire lungo il percorso intrapreso inizialmente con il progetto Poundhound, e continuato successivamente con l’album solista Emotional Animal.

Per l’occasione, Mr. Pinnick, riesce a mettere su una vera e propria all star band, radunando nomi del calibro di Walter “Wally” Farkas (Galactic Cowboys), Ray Luzier, Steve Stevens (Billy Idol), Hal Sparks, Alain Johannes (Eleven, Queens of the Stone Age), Kelli Scott (Failure, Veruca Salt), Miles Loretta (Zero1), Natasha Shneider (Queens of the Stone Age), e David Henning (Big Wreck), avvalendosi delle sapienti mani di Michael Parnin per il lavoro di produzione del disco.
Rispetto al capitolo precedente, il sound subisce una ulteriore evoluzione stilistica, abbandonando solo parzialmente la tensione e la forza che contraddistinguevano Emotional Animal, per virare verso territori più stabili e melodici. Il disco è composto da quattordici brani, alcuni di questi sono seguiti da una seconda parte riguardante la jam session correlata al brano relativo, che ci da modo di vedere le grandi capacità tecniche e di improvvisazione dei musicisti in questione. Dug, in occasione di questo lavoro, decide di abbandonare temporaneamente il suo basso (ruolo ricoperto efficacemente da David Henning) per concentrarsi sulla voce e sulle parti ritmiche di chitarra. Ed è così che ci troviamo con un’iniziale Perfect World dotata di un riff sporco e roccioso, accompagnato da un refrain ossessivo che punta prevalentemente l’attenzione verso territori che si mantengono al limite fra l’Hard Rock di stampo più moderno e l’Heavy Metal nella sua versione più sporca e semplice. Con la successiva Damn It, le carte si rimescolano per tirare fuori un altro lato di Pinnick; quello più piacevole e raffinato, in cui le basi ritmiche rimangono impiantate su suoni duri e diretti, ma in questo caso, le parti vocali ad opera di Dug diventano più melodiche, grazie anche all’ottimo lavoro dei cori aggiunti in un refrain semplice, solare e immediato, che va a stamparsi subito in mente. Il sound di Mr. Pinnick continua la propria evoluzione con Dynomite; in questo caso, fasi più lente e riflessive con tanto di chitarre in sordina, vanno ad alternarsi ad un ritornello potente, melodico ed ossessivo. Il resto della tracklist continua a percorrere la medesima direzione senza troppe pretese, proponendoci pezzi non del tutto originali, ma che hanno dalla loro parte la capacità di riuscire ugualmente a coinvolgere l’orecchio di chi ascolta. Restano comunque da segnalare la solare Life Is What You Make It, caratterizzata da un refrain molto allegro e coinvolgente, la bellissima Angel e i dieci minuti della funkeggiante Coming Over.

Nulla di eccezionale quindi. Il risultato finale non è dei più originali in circolazione, ma in ogni caso, questo Strum Sum Up suona così incredibilmente bene da riuscire a scorrere facilmente per tutti i suoi cinquantacinque minuti circa di durata senza dare la minima impressione di annoiare anche dopo svariati ascolti. Una buon disco suonato da ottimi musicisti, da ascoltare attendendo l’uscita del nuovo capitolo targato King’s X.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

Tracklist:

01 Perfect World
02 Perfect World (Pt. 2)
03 Damn It
04 Dynomite
05 Dynomite (Pt. 2)
06 Life Is What You Make It
07 Life Is What You Make It (Pt. 2)
08 Angel
09 Coming Over
10 Smile
11 All I Want
12 Hostile World
13 Cross It
14 Cross It (Pt. 2)

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