Recensione: Submission For Liberty

Di Nicola Furlan - 22 Febbraio 2012 - 0:00
Submission For Liberty
Band: 4Arm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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84

Eccolo, il Thrash metal made in Australia! Ancora una volta, la storia, dopo le pubblicazioni dei Mortal Sin che hanno fatto la storia del genere in quel Paese, ci regala una mazzata nei denti come farebbe il più incazzato e ubriaco canguro delle steppe australiane. Parliamo oggi dei 4Arm, quartetto proveniente da Melbourne, autore con, “Submission For Liberty”, del nuovo studio album della carriera.

I 4Arm sono una di quelle band che potrebbe rappresentare degnamente il nuovo punto di partenza per questo movimento artistico. Ovvero, Danny Tomb e compagni potrebbero essere alcuni degli artefici di una delle prime (finalmente!) forme di thrash metal ‘moderne’ in grado di relegare nell’angolino i ‘furbetti’ avvezzi al thrash old school. Perché furbetti? Perchè in troppi (non tutti!) hanno furbescamente cavalcato l’entusiasmo del momento pubblicando, sopratutto a livello underground, canzoni davvero mediocri, pure ‘scopiazzature’ di quanto prodotto ormai trenta anni fa, sopratutto sul suolo centro europeo. Questo ripescaggio storico, pari pari all’originale, in prima battuta aveva riacceso gli animi. Una prima battuta che ha fatto ‘fuori-campo’. Il risultato però, spesso dozzinale sotto il profilo qualitativo, ha portato al nulla. Il gusto s’è perso subito, disorientato dalla mancanza di quel briciolo di personalità che l’avrebbe reso vincente. Una personalità veemente, altera, sempre più fresca e moderna dal punto di vista compositivo che qualche gruppo ha altresì proposto. E non ci riferiamo solo a mostri sacri come Exodus, Nevermore, Darkane e Machine Head, bensì a nomi davvero interessanti come Textures, Pitiful Reign, Vektor, Warbringer, Gama Bomb (l’elenco esclude parecchie ottime realtà!), gruppi eterogenei per stile, ma capaci di cacciare fuori qualcosa in più d’una semplice successione di riff da ‘cavalcare’ a ritmo di doppia cassa. Non li citiamo a caso però. Infatti, più d’una peculiarità contraddistingue la vera e convincente schiera di talenti del thrash moderno: la capacità tecnica, l’abilità compositiva e la personalità. Sebbene i citati peschino comunque dal passato a piene mani, hanno saputo costruire un proprio stile riconoscibile e impattante.
Il thrash metal, oggigiorno, è oggettivo, nasce da un pregresso storico pieno di ispirazioni, stili espressivi, spunti produttivi molteplici dettati da una gamma di disponibilità in studio che tempo fa ben pochi potevano permettersi, sia a livello di suoni, sia a livello di ispirazione. È sopratutto quest’ultima la cosa più incidente. Negli anni abbiamo ascoltato post-thrash, metalcore, swedish, sludge… e ora tutto fa brodo! Il thrash è canonizzabile, ma fortuna vuole che qualcuno sappia dosare bene i colori per far nascere sfumature diverse, coerenti con l’anima da strada, l’aggressività del songwriting e lo studio delle tematiche liriche, spesso ancora incentrate su problemi reali di stampo sociale.

“Submission For Liberty” è un disco di thrash moderno. Ora che abbiamo provato a inquadrarlo storicamente, possiamo affermarlo: è forse una delle pubblicazioni più convincenti in tal senso. I dieci brani scorrono veloci; afferrano melodie, le centrifugano sfilacciandole fino a farle diventare fil di ferro pungente. Spesso vengono toccate velocità sostenute, altre volte si sprigiona un groove coinvolgente. Nel mezzo ecco frustate soliste degne dei migliori chitarristi della storia del genere. Il cantato è (finalmente!) coerente con il sound proposto, aggressivo, corposo. Non, quindi, il solito latrato graffiante che non sa né di carne, né di pesce, piuttosto di fumo e alcol post-sbornia. Era ora (ci permettiamo di affermare…) che qualcuno finalmente si proponesse con un po’ di stile e che non scimmiotti, per l’ennesima volta, il vecchio stile Rob Dukes e affini. Pure l’aspetto produttivo è azzeccato. Un missaggio così equilibrato e calzante era da tempo che non si sentiva, tanto da permettere alla musica d’esser goduta davvero alla grande! Ebbene sì, siamo certi che questa volta c’è capitato per le mani un gran bel disco. E così, come accadde tanti anni fa, dall’Australia qualcuno ha cacciato fuori il coniglio dal cilindro… ehm, volevamo dire, il fottuto canguro incazzato!
 
Nicola Furlan
 
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Tracce:
01. Sinn Macht Frei – 01:22   
02. While I Lay Awake – 07:32  
03. Raise a Fist – 04:27  
04. Submission for Liberty – 05:14  
05. The Oppressed – 04:10  
06. I Will Not Bow – 05:53  
07. Taken Down – 04:19  
08. My Fathers Eyes – 05:03  
09. The Warning – 04:08  
10. Blood of Martyrs – 07:02      
 
Durata: 49 minuti ca.  
 
Formazione:
Andy Hinterreiter: Basso
Michael Vafiotis: Batteria
Johnny Glovasa: Chitarra solista
Danny Tomb: Voce, chitarra ritmica

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