Recensione: Suburban Crisis

Di Stefano Ricetti - 15 Ottobre 2008 - 0:00
Suburban Crisis
Band: Cynic
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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75

Una delle peculiarità della storia dell’HM, che proprio per questo rende affascinante tutto lo scibile che ci gira intorno, è la presenza abbastanza frequente di stranezze di ogni tipo. L’ultima, in ordine cronologico, è rappresentata dal ritorno sul mercato degli inglesi Cynic, assolutamente da non confondere con i successivi, omonimi, americani di Miami, autori di Focus del ’93 e in procinto di rilasciare il nuovo Traced in Air.

Quelli oggetto della recensione sono una band oscura della Nwobhm, da molti additata come una delle maggiori fonti di ispirazione dei Metallica, che incredibilmente escono con il debutto discografico su full length inedito ventisei anni dopo il primo demo, Do or Die, targato 1982. I Nostri balzano alle cronache dell’epoca nel 1983, sulla scia dell’interesse suscitato dal loro singolo 7” in vinile, oggi rarissimo, intitolato Suicide. Quegli anni, però, sono forieri di grandissime band e la concorrenza è davvero spietata: chi non è in possesso di un biglietto da visita comprendente delle reali uscite in Lp a livello ufficiale fatica terribilmente per riuscire a suonare dal vivo e a ricavarsi degli spazi. Nonostante queste difficoltà i Cynic si cavano parecchie soddisfazioni, contendendo le luci della ribalta a gente come Grim Reaper, Tyrant, Idol Rich, Arc, Wrathchild, Tyga Myra e Virgin Star. Il canto del cigno è però confinato nel terzo e ultimo lavoro del combo originario del Worcestershire: l’Ep Rebel Eye, anno 1987. Tempo dopo del gruppo si perdono le tracce e si ritorna a parlare di Cynic cinque anni fa, in occasione della compilation Right Between the Eyes, realizzata in forma autoprodotta, contenente parecchia roba del Loro catalogo in versione rimasterizzata.

Suburban Crisis giunge quindi tanto inaspettato quanto anomalo fin dalla copertina e il packaging: niente teschi, croci, moto, aquile, draghi, corpi smembrati e compagnia splatter ma tre ragazzi in altalena sulla front cover e relativo pinguino poggiato su di un iceberg nel retro. La versione digipak, inoltre, è curatissima dal punto di vista grafico e contiene delle foto realmente professionali a tema con ogni singolo brano. Il massimo comune denominatore, comunque, è il distacco tout court da quella che è l’iconografia consolidata del prodotto HM, tanto che nemmeno una foto della band trova posto all’interno della confezione. Chicca per i collezionisti – poi, per finire con la ciliegina sulla torta – , il dischetto ottico si presenta come un vinile: nero, dotato di solchi per ogni brano e bollo circolare centrale, ovviamente stampati sulla parte opposta a quella deputata all’ascolto.     

Le otto tracce, viceversa, di botto annientano l’inusuale patina di lacca fino a ora descritta grondando sudore Nwobhm ogni secondo. Il fondatore Shaun Grant, rispetto agli anni Ottanta, ora si occupa anche delle parti vocali, oltre che della chitarra. Rispetto ai Suoi predecessori dietro al microfono – più puliti nell’interpretazione – , propone una timbrica sporca e alcolica, una sorta di Cronos filtrato che incontra a metà strada il Nostro AC Wild dei Bulldozer, che conferisce ai pezzi proposti un nuovo appeal, sicuramente più aggressivo degli originali. Reclutato il vecchio compagno di strimpellate Tim Batkin ai tamburi e altri due fedeli pard come Gary Curtiss(basso) e Dom Heptinstall(seconda chitarra) il buon Shaun condensa in quasi quaranta minuti il meglio dei Cynic.

Sentire l’odore acre dello Uk Metal, per tutti i numerosi nostalgici di quel periodo aureo, senza alcun accenno di contaminazione successiva, nonostante Suburban Crisis sia stato risuonato per intero dalla rinnovata line-up dei Cynic, oggi, anno 2008, fa veramente venire i brividi.

La grandeur della New Wave of British Heavy Metal può godere di una mezzora abbondante di meritato ritorno di fiamma attraverso il flavour Dark di Suicide, le asce chirurgiche ma demodé di Ten Years from Now, le cavalcate di Dark December, i cori d’altri tempi di Suburban Crisis, i riff incrociati di Faithless One, gli stacchi di Rebel Eye, l’ossessività di Do or Die e l’andamento marziale di Eight Below. Scusate se è poco.

Thumbs up!


Stefano “Steven Rich” Ricetti                      
        


Tracklist:
1. Suicide  
2. Ten Years From Now  
3. Dark December  
4. Suburban Crisis  
5. Faithless One  
6. Rebel Eye  
7. Do or Die  
8. Eight Below 

Line-up:
Shaun Grant – guitars
Gary Curtiss – Bass
Dom Heptinstall – guitars
Tim Batkin – drums

 

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