Recensione: Suicide Vampire

Di Matteo Bovio - 31 Ottobre 2002 - 0:00
Suicide Vampire
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Anno: 2002
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45

Terzo album dei Theatres Des Vampires, band italiana che esordì 4 anni fa (se la memoria non mi inganna) e si ripropone oggi con un nuovo lavoro. Sebbene non si sia verificato un vero stravolgimento del suono (cosa a cui molte band odierne ci stanno abituando…), lo stile del gruppo ha subito una forte sterzata, andandosi a collocare su territori diversi da quelli degli esordi. E’ venuto molto meno l’influsso di band come Cradle Of Filth, sostituito invece da una predilezione per suoni ancora teatrali ma più legati alla scena “horror” (per fare un esempio, posso citare i danesi Notre Dame). Non si può più parlare di Black metal, anche se di quest’ultimo vengono ripresi più elementi: Suicide Vampire attraversa più generi diversi, con un occhio di riguardo alle componenti gothic, evidenti sia in alcuni vocalizzi che nell’uso delle tastiere. Filo conduttore con i precedenti lavori è rimasto invece il fissarsi su tematiche di stampo vampiresco.

Il voto da me assegnato non nasconde certo la mia delusione nei confronti di questo lavoro, dettata non certo dal citato cambio di rotta, ma dai contenuti stessi dell’album. 8 tracce corredate da due bonus tracks che mi hanno lasciato pressochè indifferente, attirando saltuariamente la mia attenzione ma senza mai concretizzare in modo incisivo qualche passaggio. Decisivamente penalizzante è stato l’uso dei suoni di tastiera, sia a livello timbrico (un perenne organo troppo povero di intensità), sia a livello di arrangiamenti; le partiture si rivelano infatti eccessivamente scontate, e, al posto di arricchire le canzoni, le rendono del tutto anonime. “Lilith Mater Inferorum” è un buon esempio di quanto ho provato a spiegare: la presenza delle tastiere è messa in primo piano, ma non è stato raggiunto l’obiettivo di renderle in qualche modo particolari o diverse da quanto ci si aspetti.

I Theatres Des Vampires puntano quindi alla componente teatrale del loro suono, ma mancano in pieno l’obiettivo di donargli la giusta maestosità; ai vocalizzi ricchi di cori non corrisponde una giusta pomposità strumentale. Il freno è dovuto non tanto alla produzione, molto pulita e curata, ma alla stessa scelta dei suoni, veramente insufficienti per le ciò a cui aspira presumibilmente la band. Buoni gli spunti della title-track, assolutamente insolita per un lavoro simile, ma nonostante questo ben scritta ed arrangiata; non so se la volontà dei Theatres Des Vampires sia quella di evolversi in questa direzione, fatto sta che potrebbe essere un’ancora di salvezza per un suono che altrimenti è stagnante e non dice nulla di nuovo.

Niente da fare, Suicide Vampire non mi ha assolutamente convinto, e non credo che proseguire sulla stessa rotta possa portare a frutti migliori. La band ha scelto una strada tortuosa e, a mio avviso, ne sta pagando le conseguenze. A quanto ho sentito il prodotto promette buoni riscontri all’estero: per quel che mi riguarda preferirei fossero altri i lavori italiani da esportare, se non altro per l’originalità. Auguro tutto il bene possibile a questo gruppo ma per il momento consiglio a chi legge di investire in altro modo il proprio denaro.
Matteo Bovio

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