Recensione: Supervillain Outcast

Di Emanuele Calderone - 24 Febbraio 2010 - 0:00
Supervillain Outcast
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Anno: 2007
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78

I Dødheimsgard sono una band nata in quel di Oslo nell’ormai lontano 1994. L’esordio sul mercato discografico avviene con “Kronet Til Konge”, un album saldamente ancorato ai cliché del black metal norvegese. E’ da tale genere che i nostri partono per evolvere il proprio stile con le release successive.
Nel 2007, dopo le esperienze maturate in seguito al rilascio dei fondamentali “Monumental Possession” e, sopratutto, “666 International”, il quartetto torna a calcare le scene con quello che è forse l’album più controverso e difficile della loro discografia: “Supervillain Outcast”.

L’lp in questione è un’opera in cui convergono un ampio numero di generi musicali diversi. Il black metal sporcato dalle forti influenze industrial rimane, come in passato, la base di partenza, ma a questo si accostano parti accostabili al thrash specialmente per quanto riguarda il riffing. Affiorano qui e là vaghe reminescenze progressive metal, il tutto immerso nell’ottica avanguardistica tipica di molti acts provenienti dalla Norvegia.
A livello strutturale il full-length si presenta piuttosto complesso. Le architetture che lo compongono sembrano studiate apposta per essere assimilate con difficoltà: basso e batteria scandiscono ritmiche articolate, ricche di sincopi e tempi dispari. Il lavoro del duo Eidskrem/D’Arn risulta svolto con classe e precisione chirurgica: i musicisti si dimostrano in possesso di una tecnica esecutiva di livello superiore.
Il guitar-work è anch’esso estremamente difficile da seguire. I riff si succedono uno dopo l’altro plasmando una sorta di caos sistematico, capace di creare una sensazione di forte claustrofobia che accompagna l’ascoltatore per tutte le quindici canzoni qui contenute.
Lodevole è poi il compito svolto da Jormundgand alle tastiere. E’ anche grazie a quest’ultimo che “Supervillain Outcast” riesce nel difficile compito di non annoiare: le melodie tessute dal tastierista arricchiscono, infatti, la proposta del quartetto, apportando un notevole contributo specie per quanto riguarda il lato più “emozionale” della musica.
A tutto ciò si aggiunge Vicotnik alla voce: il cantato si muove tra rare clean vocals e scream/growl vomitati violentemente sul microfono. Questi ultimi paiono voler sottolineare in maniera ancor più incisiva l’aspetto brutale della band.
Ad un ascolto attento del platter si può notare come il gruppo abbia evoluto ulteriormente il proprio sound, rispetto alle precedenti uscite, virando verso territori ancor più sperimentali e avanguardistici. Ciò ha però un duplice effetto sulla musica del combo: se il disco è da un lato molto affascinante, folle e ricco di sfaccettature, in alcuni (pochi) frangenti suona confusionario e poco concreto.
A conferma di quanto appena detto vi sono gli intramezzi vocali “Secret Identity”, “Chrome Balaclava” e “Cellar Door”. Le tre tracks, infarcite di influenze ambient, pur riuscendo a spezzare per un attimo l’atmosfera pesante del platter, appaiono davvero fuori contesto.
A non convincere sono anche brani meno riusciti: in particolar modo “The Vile Delinquents” che sembra spesso perdersi, affogata da troppa elettronica e penalizzata da un songwriting poco ispirato e convincente.
I momenti migliori arrivano quando i Dødheimsgard cominciano a pestare forte, pur mantenendo la loro proverbiale follia. Ci risulta pertanto impossibile non citare le feroci “Vendetta Assassin” e “Ghostforce Soul Constrictor” dotate di riff incalzanti e serrati, sostenuti da una sessione ritmica imponente che irrobustisce le canzoni.
A convincere è la solidità che in questi casi il quartetto norvegese mostra in fase di stesura: le tracce, seppur votate alla violenza, non scadono mai in cacofoniche e confusionarie sessioni musicali.
Ad esse si affiancano gli episodi più d’avanguardia tra cui la schizoide “Foe X Foe”, nella quale emergono reminescenze riconducibili agli Atrox e la conclusiva “21st Century Devil”, probabilmente uno dei migliori pezzi mai scritti dal gruppo, dotata di melodie ipnotiche e trascinanti.
Ad una quantità considerevole di buona musica, si affianca inoltre una qualità di registrazione che riesce a rendere le atmosfere ancora più distaccate, grazie alla scelta di adottare suoni estremamente artificiali e freddi.

Questo è quanto. “Supervillain Outcast” nella più consueta tradizione di casa Dødheimsgard è un disco che divide la critica ed il pubblico in due: o lo si ama o lo si odia. Cercare di rimanere imparziali davanti ad un album tanto concettualmente complesso risulta quasi impossibile.
L’ascolto è comunque consigliato a tutti coloro che amano il metal più sperimentale ed avanguardistico, i quali troveranno sicuramente pane per i loro denti.

Tracklist:
01 Dushman
02 Vendetta Assassin
03 The Snuff Dreams are Made of
04 Horrorizon
05 Foe X Foe
06 Secret Identity
07 The Vile Delinquents
08 Unaltered Beast
09 Apocalypticism
10 Chrome Balaclava
11 Ghostforce Soul Constrictor
12 All is not Self
13 Supervillain Serum
14 Cellar Door
15 21st Century Devil

Emanuele Calderone

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