Recensione: Survivalism Boulevard

Di Daniele D'Adamo - 2 Luglio 2012 - 0:00
Survivalism Boulevard
Band: The Stranded
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Il formidabile e instancabile polistrumentista (voce, chitarra, basso, tastiere e batteria) torinese Ettore Rigotti (Disarmonia Mundi, Blood Stain Child, Slowmotion Apocalypse), anche ingegnere del suono e produttore (Destrage, Neptune, Regardless Of Me, Rise To Fall, Stigma, Subliminal Fear, Through Your Silence), tira fuori dal cilindro un’altra creatura marchiata Coroner Records: “Survivalism Boulevard”, debut album del quartetto italoamericano The Stranded.    

Similmente a quanto già accaduto in occasione delle ultime uscite dei Nodrama e dei Rise To Fall (cui ha collaborato Alessio Nero Argento, qui in veste di tastierista ufficiale), la label italiana pone l’accento, con i The Stranded, sul lato più melodico del death metal, giungendo alla definizione assai generica di ‘modern metal’. Una denominazione che si può prendere per buona sì da indicare l’ultima e più aggiornata delle quasi infinite ramificazioni che, dalla fine degli anni ’80, sono nate dal tronco principale chiamato ‘death metal’.
Certo, un lavoro come “Survivalism Boulevard” si pone a una distanza abissale da album mefistofelici e violentissimi come “Seven Churches” dei Possessed oppure “Blessed Are The Sick” dei Morbid Angel, tuttavia non viene meno quell’intramontabile voglia di aggressività, di potenza e di squassare le budella con un sound possente, profondo e terremotante. Voglia che, comunque, deve essere accompagnata da qualcosa di concreto che possa legarsi agli stilemi universalmente accettati come facenti parte del metal estremo.
Nel caso dei The Stranded, facendo la conta, non è che si possa mettere molto di tutto ciò, sul piatto: le harsh vocals di Claudio Ravinale, a volte sfumate nello screaming; la monumentale energia del ‘wall of sound’ scaricata dalla band nel suo insieme e, forse in primis, l’attitudine a coniugare melodia a bellicosità, tipica dello swedish death metal di casa In Flames. Se si aggiunge, ancora, un mood tutt’altro che malinconico e decadente ma anzi colorato e vivace ecco che potrebbe apparire antitetico associare il termine ‘death’ alla musica dei Nostri se, per l’appunto, a mischiare le carte non ci avessero già pensato i Campioni del ‘Gothenburg sound’. L’uso massiccio delle tastiere e la messa in campo di armonizzazioni molto accattivanti e senza dubbio orecchiabili, difatti, assieme all’utilizzo di up-tempo scoppiettanti e di sequenze in doppia cassa a tappeto, rendono il sound di Rigotti e compagni prossimo ai confini con il power metal.
In effetti, la linea di demarcazione fra i vari generi metallici spesso non è così sottile come magari dovrebbe, e quindi a volte basta poco per rientrare in una famiglia o in un’altra. I The Stranded, però, possiedono uno spesso retroterra culturale basato sul death metal, anche se spiccatamente melodico, e ciò si percepisce in ciascuna nota di “Survivalism Boulevard”. Si tratta, cioè, di un marchio di fabbrica a fuoco che non si può lavare, insomma, e che caratterizza sino in fondo il loro stile.

Buono, assieme al suono e all’impostazione artistica generale, anche l’impianto delle canzoni. Senza voler strafare e, soprattutto, evitando di scadere nella ruffianeria, i The Stranded mettono giù dieci brani fra loro coerenti ma anche intonati con la filosofia musicale più sopra descritta. La qualità dei pezzi non presenta cadute di tensione ma, anzi, tende ad alzarsi in occasione di alcuni episodi decisamente riusciti come la maestosa opener “Blood Like Gasoline” oppure l’hit “Ill Will Future” il cui stupendo ritornello, volenti o nolenti, si stamperà per un bel pezzo nella corteccia cerebrale. Molto riuscite anche le song più rapide e cattive quali la massiccia “Eclipse” e la travolgente “Post-Human Archetype”, così come l’atmosferica title-track, strumentale che chiude il disco.     
       
“Survivalism Boulevard” è un prodotto realizzato in maniera superba e perfettamente in linea con le più recenti tendenze in materia di death metal melodico. Anzi, la sua vigoria catchy è davvero coinvolgente come e più di tanti analoghi esempi in materia, facendo così dei The Stranded uno dei più raffinati esempi di musica estrema… per tutti.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Blood Like Gasoline 3:38
2. Only Death Can Save Us Now 4:28
3. Blackout Season 4:16
4. Ill Will Future 3:45
5. Sulphur Crown 3:38
6. Eclipse 3:46
7. Carnival Shroud 4:02
8. Post-Human Archetype 5:10
9. National Breakdown 4:11
10. Survivalism Boulevard 2:57
    
Durata 39 min.

Formazione:
Claudio Ravinale – Voce (extreme)
Ettore Rigotti – Chitarra / Voce (clean)
Elliot Sloan – Chitarra / Basso
Alessio Nero Argento – Tastiere

Ospiti:
Tyler Smith – Voce in “Post-Human Archetype”
Patrick Sea – Chitarra solista in “Blackout Season” e “Survivalism Boulevard”
Elliot Sloan – Tastiere in “Blood Like Gasoline” e “Sulphur Crown”
 

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