Recensione: Survive at Least… And You’ll Be The First

Di Matteo Lavazza - 1 Maggio 2006 - 0:00
Survive at Least… And You’ll Be The First
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Anno: 2006
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80

Secondo album per gli abruzzesi Thy Gate Beyond, gruppo nato dall’unione di musicisti piuttosto conosciuti nell’ambito underground, e soprattutto in possesso di una grande esperienza, che di sicuro è tornata utile per la buona riuscita di questo “Survive at Least…and you’ll be the First”.
Apertura affidata alla breve e violenta strumentale “Speed Attack”, in cui la band mette subito in mostra le sue armi migliori, cioè un ottima tecnica messa al servizio della canzone, che risulta breve ma intensa, e soprattutto dannatamente potente, così come risulta cattiva la title track, un concentrato di Thrash davvero massiccio, in cui i Thy Gate Beyond sfoderano tutta la loro esperienza, che gli permette si di mettere in rislato quelle che sono le loro influenze, cioè il Thrash Bay Area, ma allo stesso tempo di dimostrare la loro personalità e un modo comunque personale di rivedere i canoni classici del genere.
Come avrete ormai capito lo stile della band è ben definito, ma questo non va assolutamente ad intaccare il valore del disco, che grazie a tracce del calibro di “Commandments”, breve ma intensa e dotata di ottimi riff, “I Win”, in cui ancora una volta il gruppo mette in mostra capacità tecnico/composititve davvero degne di nota, o “React”, canzone da slamdancing sfrenato e senaza limiti, un pezzo sparato a velocità decisamente elevata, ma mai caotico o senza senso, riesce a far capire come il Thrash non abbia bisogno di chissà quali novità, ma solo di musicisti in con idee valide.
I veri highlights del disco sono però tre canzoni in particolare, cioè “Thrashmegistus”, “Thy Gate Beyond 2006” e “Mind Symmetries”, tre brani che racchiudono in pieno l’essenza dei Thy Gate Beyond, un essenza fatta di riff violenti e taglienti come un coltello, senza mai dimenticare quel tocco di melodia in grado di donare appeal ad un brano, ma soprattutto in possesso di quella che è, e deve essere, la caratteristica fondamentale di una canzone Thrash, cioè la potenza, e vi assicuro che qui se ne trova a tonnellate!
Gli unici brani a non avermi pienamente convinto sono le conclusive “True Absurd Nightmare part III” e “No Light out There”, che nono sono assolutamente pezzi dispezzabili, anzi, ma che a mio parere mancano un po di personalità, non riuscendo a colpire come il resto del disco, ma che si fanno ascoltare comunque con piacere.
I suoni non mi hanno convinto molto, troppo piatti e in certi momenti quasi freddi, rovinano in parte la resa effettiva delle canzoni, che solo grazie alle indubbia capacità dei musicisti coinvolti riescono comunque a rendere in maniera decisamente buona.
Tecnicamente la band si attesta su livelli molto alti, i due chitarristi Guido e Marco sono sempre puliti e precisi, sia in fase solista che in fase ritmica, la voce sguaiata di Fausto è l’ideale per canzoni come quelle contenute nelle tracce di questo cd, ma il vero punto di forza del gruppo risiede a mio parere nella sezione ritmica, Silvia al basso e Maurizio alla batteria sono un motore che gira al massimo, compatti e rocciosi come pochi altri riescono sempre a dare la spinta e il tiro giusto ai pezzi.
I Thy Gate Beyond sono italiani, fanno Thrash, e lo suonano alla grandissima, hanno capacità compositive che molti gruppi più blasonati di loro possono solo sperare di raggiungere: questa volta si riuscirà a fare in modo che la loro proposta non passi inosservata?
Io onestamente ci spero, perché il gruppo se lo merita davvero, ma adesso tocca a tutti gli amanti del genere dimostrare che anche un gruppo italiano può avere la sua, meritata, occasione di mettersi in mostra.

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