Recensione: Suspected

Di Andrea Bacigalupo - 11 Marzo 2018 - 16:43
Suspected
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2017
Nazione:
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78

I Trouble Agency si sono formati in Belgio nel 1993 per dare il loro apporto alla scena Thrash dell’epoca.

Il periodo non era dei migliori, la musica estrema stava cambiando e non sempre in meglio. I Trouble Agency hanno iniziato a dire la loro componendo una miscela di Thrash, Groove Metal ed Hardcore.

Svariati sono stati i cambi di formazione, ma  questo non ha impedito loro di pubblicare due demo dimostrativi (Alone del 1996 ed Angry del 1998) e l’EP Bite into Life nel 2002.

Poi, nel 2006, hanno dato alle stampe il loro primo album Moneycracy, un ulteriore Demo nel 2013, dal titolo The Last Shot, e poi, nel 2017, l’album oggetto di questa recensione: Suspected, autoprodotto.

Il loro sound è violento ma pulito e la matrice velocità viene intrecciata con tempi più cadenzati pur sempre potenti, dando luogo a melodie ben definite anche se cangianti.

La voce, in chiaro, infonde sensazioni di rabbia, di ribellione e contestazione e viene utilizzata in modo consono, senza oltrepassare i propri limiti inventando urla o ruggiti per sopperire ad eventuali carenze. Questo è importante perché il cantato è l’elemento base che collega tutte le tracce.

La sezione ritmica è un martello pneumatico, con basso e batteria che risultano instancabili, messi in giusta evidenza secondo i crismi moderni.

Grande importanza viene data agli assoli, derivanti da un Heavy Metal di stampo più classico, a volte molto lunghi e sempre vivaci, che si integrano bene nei pezzi.

Le composizioni sono varie ed articolate e l’album non cade mai nella monotonia: ogni traccia presenta buoni cambi di tempo, che passano dal più veloce al più cadenzato, dimostrando una buona dinamica ed una grande voglia di distinguersi e di eccellere.

In conclusione, la migliore caratteristica del combo è quella di rispettare la tradizione Thrash del periodo anni ’90, cercando comunque qualcosa di nuovo ed una propria evoluzione stilistica, mettendo in evidenza la componente metal su quella hardcore, riuscendo così a rendersi riconoscibili tra i molti.

L’album è uscito il 20 dicembre 2017, contiene 10 tracce per una durata complessiva di circa cinquantadue minuti.

Viene dato fuoco alle polveri con ‘Pawn of God’ , un vero assalto sonoro dirompente la cui velocità viene frammentata da una parte musicale cadenzata ma irruente.

Segue ‘Survival of the Fittest’, dove predomina il groove e la sua potenza, unito ad accelerazioni e strofe veloci intervallate dall’assolo.

Tars of Blood’ è una delle tracce più entusiasmanti del platter, strutturata su un tempo medio molto pesante con strofe che tendono ad accelerare. Il pezzo incalza fino all’assolo, lungo veloce e melodico, sostenuto da una base grave fino a rallentare per permettere la ripresa del pezzo.

Sad’ sprigiona inizialmente emozioni malinconiche, che man mano ci abbandonano per il sopraggiungere di suoni potenti. Il tono cadenzato delle strofe infonde sensazioni maligne. Grande importanza ha l’uso del basso, soprattutto nella fase che lancia l’assolo. Melodia e ritmica si fondono in un tutt’uno per aumentare la dinamicità del pezzo.

Back Off’ è tutta furia scandita in tempo medio, che esplode alla fine a gran velocità. Caratteristico è il secondo assolo molto pregevole ed articolato,.

Giungiamo alla seconda metà del CD, dove la situazione non cambia: ‘What’s Done is Done’ si divide tra velocità e tempi più pesanti, ‘Collateral Damage’ ha una tessitura simile, così come ‘Suspected’, che termina con un ritmo incalzante, pestato e violento.

And Than You Kneel’ è suonata con una velocità un po’ meno sfrenata ed ha una buona sezione musicale melodica che si plasma con l’assolo fino a liberarlo.

L’ultima traccia, ‘Banksters’, è dinamica in modo stravolgente con velocità e cadenze che si alternano di continuo. E’ un ottimo  brano valido non solo per chiudere l’album ma anche i concerti.

Tirando le somme, l’album si annovera tra le eccellenze Thrash del 2017, con un songwriting che entusiasma e lascia soddisfatti dell’ascolto. Non è Trash europeo o americano, non è old-school ma neanche sperimentale. Sono i Trouble Agency e speriamo di sentire presto riparlare di loro. 

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