Recensione: Symmetry of Scorn

Di Matteo Di Leo - 3 Settembre 2013 - 6:00
Symmetry of Scorn
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2013
Nazione:
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72

E bravi Pursuing The End. Non c’è che dire, “Symmetry of Scorn” è veramente un buon debutto; pensato, composto, suonato e registrato come si conviene a chi vuole farsi strada nell’anno del Signore 2013. I ragazzi sembrano pronti a spiccare il volo, alla luce anche del modo impeccabile con cui hanno sfruttato i tanti canali di comunicazioni oggi a disposizione nonché dell’immagine adottata, fortemente incentrata sulla figura della conturbante Chiara.
 
Il metal sinfonico velato da malinconie gotiche, casella iniziale degli emiliani, si è alla fine rivelata soltanto un’infatuazione giovanile, visto che la vera natura dei parmensi va cercata in un modernissimo metalcore (o deathcore, fate voi) che ammicca a mondi alieni all’universo metallaro come l’elettronica, la dance e il pop. Violenza ingentilita da aperture melodice e ritornelli accattivanti, dove la voce di Chiara la fa da padrone in alternativa alle strofe quasi sempre in growl di Giacomo.
 
Ovvio che con queste premesse non tarderanno ad arrivare le accuse di “paraculismo”, ma io preferisco andare oltre certi infantili atteggiamenti da snob e mi spingo fino ad ipotizzare una portata internazionale per questo esordio che sicuramente ha tutte le carte in regola per piacere alla nuova classe di metallari.
 
La già buona personalità è destinata a crescere nel corso degli anni e sarà sicuramente decisiva per focalizzare al meglio le composizioni e dare il giusto spazio ad ognuna delle influenze testé citate; già ottima è invece la tecnica di dei  membri del gruppo e a quanti stessero dubitando suggerirei caldamente di ascoltare con attenzione cosa combina Gregorio Ferrarese alla batteria nonché la prova semplicemente perfetta dei chitarristi Davide Rinaldi e Thomas Pipitone.
 
Tutte le canzoni sono di qualità medio alta ed ognuno di esse ha motivo di farsi ascoltare con piacere, vuoi per i sempre preziosi refrain di Chiara, vuoi per le trovate delle sei corde. Menzione particolare per “Cage of Hipocrisy”, di cui è stato tratto un curatissimo video, “In Vain” che forse è il pezzo più equilibrato del disco, con in più una buonissima prova nel cantato pulito di Giacomo che farebbe bene a non tralasciare questa variante. Anche la conclusiva “Changes”, sicuramente momento più pacato dell’album riesce nel suo compito d’essere una sorta di ballata d’arrivederci dal vago sapore Linkin Park. 
 
“Symmetry of Scorn” è in definitiva un buonissimo primo passo, un patinato biglietto da visita per i Pursuing the End da cui si intuiscono potenzialità belle grosse: sta loro non farle disperdere.
 
 
Matteo Di Leo.
 
 
 
 

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