Recensione: Tales From The Grave In Space

Di Luca Trifilio - 23 Novembre 2009 - 0:00
Tales From The Grave In Space
Band: Gama Bomb
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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77

Formatisi nel 2002, i Gama Bomb sono sin dai primi vagiti musicali quanto di più ancorato ad un certo modo tutto ottantiano di proporre thrash metal: ritmiche sparatissime, testi che oscillano tra il disimpegno più totale e la trattazione di temi più seri (vedasi Global Warming o Racists!), attitudine, voglia di divertirsi e di far baldoria. Tutto questo era presente nel primo album, Survival Of The Fastest, dapprima autoprodotto dalla band nel 2005 e poi pubblicato ufficialmente dalla Witches Brew a distanza di qualche mese, e nel secondo, il recente Citizen Brain, uscito nel 2008 sotto Earache. I primi due lavori dei Gama Bomb ne mettono in risalto la crescita strumentale, che si manifesta in una maggior precisione nel riffing ed in una presenza più corposa di assoli, senza dimenticare la produzione professionale e ottimamente bilanciata di Citizen Brain e di cui il debut album non dispone, per ovvi motivi. A tal proposito è interessante notare come la band abbia voluto inserire nel secondo disco due brani tratti da Survival Of The Fastest, ovvero Hell Trucker e Bullet Belt, probabilmente proprio per mettere in risalto la qualità di quelle canzoni esaltata dalla buona produzione. Ed è proprio dal refrain di Bullet Belt che bisogna partire per entrare nel vivo della recensione, e per comprendere l’attitudine di questi scatenati ragazzi irlandesi:

 

It’s time to fill the thrash vacuum

It’s time to thrash like it’s ’86

Tales From The Grave In Space è stato reso disponibile per il download legale il 5 novembre, la data di uscita del disco. Mossa coraggiosa ed investimento per la Earache Records, il cui scopo è quello di aumentare la visibilità della band nella speranza di vendere più dischi, magari sull’onda dell’entusiasmo di molti tra quelli che, semplicemente incuriositi da questo inusuale regalo, scaricheranno l’album, lo apprezzeranno e vorranno acquistarlo anche fisicamente. Con una copertina che rimanda la mente a certe illustrazioni di Tales From The Crypt, o alle locandine della Hammer Horror, Tales From The Grave In Space parte forte e forte continua a viaggiare per tutti i suoi 30 minuti di durata. Dodici brani, dodici schegge thrash da due minuti o poco più ciascuna. I nostri non hanno nel DNA la violenza e la cattiveria di Slayer o Kreator, bensì l’attitudine più svagata e festaiola di Anthrax o S.O.D., con qualche rimando sparso qua e là a Nuclear Assault, Agent Steel e Whiplash. Thrash/speed d’annata, insomma, che però non si tinge di nostalgico fine a sé stesso, ma che anzi, spinge forte mantenendosi ben piantato nel presente, con qualche spruzzata hardcore e qualche passaggio non propriamente convenzionale, come è il caso di alcune parti vocali: in We Respect You Philly Byrne per qualche secondo sembra Serj Tankian dei System Of A Down nelle sue interpretazioni più folli, veloci e parossistiche, mentre in Apocalypse 1997 ci propina una sorta di appello/annuncio tramite megafono. Nel marasma di tracce vorticose, trova spazio anche Mussolini Mosh, un brano che sembra uscito direttamente da Speak English Or Die.

Da rimarcare l’interpretazione vocale di Philly Byrne: se è vero che le asce di Dixon e Graham sono taglienti ed affilate come lame di rasoio, e se è vero che la sezione ritmica non fa miracoli ma è dannatamente efficace, il vero valore aggiunto è proprio lo stile del cantato, che viaggia tra acuti dal sapore classicamente heavy metal ad interpretazioni sopra le righe ed istrioniche. Altra menzione meritano i testi, ancora una volta in bilico tra sci-fi anni Cinquanta, horror di serie B ed inni al thrash ed al divertimento. Tirando le somme, Tales From The Grave In Space è un ascolto gradevolissimo, il cui apice viene raggiunto con New Eliminators Of Atlantis B.C., traccia in cui il riffing è ispiratissimo e la cui conclusione è un inno a quello che i Gama Bomb sono ed intendono continuare ad essere. A voler essere puntigliosi, bisogna dire che le strutture dei brani ed il tipo di rifferama, fatto di powerchord e di sesta corda a vuoto sparatissima, possono essere elementi che portano un certo livello di ripetitività e conseguentemente di noia, ma il pericolo è sventato sia in virtù del minutaggio ridotto, sia in virtù di una freschezza che rimane presente nella stragrande maggioranza dei brani qui presenti, nessuno dei quali si segnala per particolari demeriti. Per il futuro, una maggiore diversificazione della tracklist, assieme a qualche soluzione compositiva nuova, potrebbe far compiere il definitivo salto di qualità alla band, che già adesso è fiera portatrice di quel modo di intendere il thrash scanzonato riportato in auge dai mai troppo lodati Municipal Waste.

Nota: l’intero disco è scaricabile gratuitamente e legalmente a questo indirizzo.

Luca ‘Nattefrost’ Trifilio

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Tracklist:

01.    Slam Anthem (02:34)
02.    New Eliminators Of Atlantis B.C. (03:05)
03.    Three Witches (02:39)
04.    Last Ninjas Unite (02:16)
05.    Escape From Scarecrow Mountain (02:35)
06.    Mussolini Mosh (01:12)
07.    We Respect You (02:28)
08.    Apocalypse 1997 (02:32)
09.    Return To Blood Castle (02:43)
10.    Polterghost (02:50)
11.    Skeletron (03:08)
12.    Mummy Invasion (02:48)

Line-up:

Philly Byrne – voce
Domo Dixon – chitarra solista
Luke Graham – chitarra
Joe McGuigan – basso, seconda voce
Paul Caffrey – batteria

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