Recensione: Tales of the Grotesque and the Arabesque

Di Daniele Balestrieri - 2 Febbraio 2008 - 0:00
Tales of the Grotesque and the Arabesque
Band: Fury N Grace
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2007
Nazione:
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85

Finalmente ce l’hanno fatta.
Già perché benché questo “Tales of the Grotesque and the Arabesque” sia un album d’esordio, i nostri compatrioti Fury ‘n’ Grace hanno una storia tormentata alle spalle che risale fino al 1994, allorquando i due fondatori Matteo Carnio e Alessandro del Vecchio decisero di unire i loro gusti musicali discordanti in un progetto al tempo sicuramente avanguardistico.
L’aggiunta di due personalità di prim’ordine come Emiliano Bertossi e Gabriele Grilli, meglio conosciuti come i “Wrathlord” e “Nightcomer” della celebrata epic-doom metal band Doomsword sembrava garantire un sentiero lastricato d’oro, ma la ruota della fortuna gira e con lei anche le sorti della neonata band. È il 1998 quando la loro prima fatica, “Mefisto’s Wrath”, crolla sulle sue stesse gambe a causa di un contratto deficitario. Per nulla scossi da un tale buco nell’acqua, i nostri Fury ‘n’ Grace proseguono nella produzione di brani articolati e via via sempre più violenti, probabilmente grazie alla formazione ‘estrema’ di buona parte dei componenti, batterista in testa. Corrono gli anni, e nel 2003 giunge la seconda occasione discografica con “Inferno”.
Oramai sembrava fatta, eppure il destino anche in quel caso volle che l’album precipitasse negli abissi a causa di un contratto discografico per nulla spalleggiato da una copertura economica. Quei giorni frenetici (e ricordo personalmente, anche nervosi) sono ormai un ricordo passato, e dopo una breve parentesi melodica di svago e diletto durante il quale il duo Carnio-Grillo ha scatenato, tra una swingin’ New Orleans e un vocalizzo di Jeff Scott Soto, le proprie velleità più melodiche negli Edge of Forever, i Fury ‘n’ Grace tornano più agguerriti che mai con questo Tales of the Grotesque and the Arabesque finalmente supportato da un’etichetta solida e ben rodata come la Dragonheart.

A primo sguardo l’opera appare massiccia: 67 minuti e mezzo di musica non sono cosa da poco, specialmente quando la parola chiave è una sola: eclettismo.
Possiamo riassumere infatti i Fury ‘n’ Grace come una fusione più o meno armonica di elementi provenienti da dottrine decisamente diverse tra loro – thrash e doom, prog e heavy – una conciliazione a tratti difficile che porta alla formazione di un genere a cavallo tra il prog rock degli anni 70 e una specie di dark wave avantgarde sperimentale dotato di numerose chiavi di lettura.

Figura principe è ovviamente il noto cantante Gabriele Grilli, le cui doti canore sono già state elogiate in numerose sedi e che è stato in grado di donare alle otto tracce di quest’album diverse personalità variegate, passando da gorgheggi che tradiscono una certa scuola Dickinsoniana fino a esplosioni di risate che non possono non far tornare alla mente il miglior Ozzy Osbourne di Crazy Babies… senza trascorare ovviamente i lunghi stralci in chiave heavy/prog che rappresentano la spina dorsale dell’intera opera.
Purtroppo, inquadrare album del genere nella parola scritta non è cosa facile.
Come non è semplice la commistione armoniosa tra grazia e furia, così non è semplice comunicare a un ascoltatore il lavoro di cesello che è celato dietro ai numerosi strati di lettura di questa che definirei un romanzo musicale. Già il titolo riporta alla mente la raccolta di racconti brevi di Edgar Allan Poe, e come per l’autore americano, così anche per i nostri Fury ‘n’ Grace l’arte è evidentemente rappresentata da un miscuglio oscuro e sinistro di sensazioni dissonanti. I brani, pur se orecchiabili, non hanno il dono dell’immediatezza. L’album cresce ascolto dopo ascolto, e offre numerosi appigli per poterlo apprezzare appieno.

Diciamo fin da subito che gli strumenti lavorano insieme in maniera efficace: il disco certamente non farà parlare di sé per tecnicismi e assoli, anche se abbondano le parti unicamente strumentali, ma certamente verrà ricordato per la sperimentazione a volte persino esagerata. È degno di essere citato l’utilizzo di strumenti estemporanei come fiati, pianoforti e chitarre classiche-mediorientali al fulmicotone; ed è altresì notevole l’inserzione, oltre ai generi canonici che circondano il prog rock, persino di una spiazzante parentesi dark-ambient che sorprende allo stesso modo dei sussulti e delle risate di una fanciulla eterea immersa nel cospicuo minutaggio di alcune delle tracce più impegnative.
Spiazzare però non vuol dire confondere: l’esecuzione strumentale è di una pulizia anomala, a tratti avvolgente e a tratti quasi asettica, e la produzione di ottimo livello di Dragonheart aiuta a godere dei numerosi silenzi e singhiozzi che costellano l’opera, sapientemente dosati per aggiungere pathos e scandire la tetra narrazione musicale.
Tales of the Grotesque and the Arabesque è un continuo di sperimentazione che, come già detto, possiede il ritmo di un libro di racconti – ed è questo probabilmente il punto forte dell’opera: l’espressività narrativa, quasi cinematografica, che esplode sia dalla voce calda e articolata di Grilli e sia dalle frammentatissime chitarre che raramente lasciano lo spazio di un respiro e che contribuiscono a creare quell’atmosfera insieme raffinata e decadente che è alla base della filosofia della band.

Un album insomma per palati fini, per chi apprezza la buona musica e la sa assaporare come un bicchiere di vino d’annata. Forse risulterà persino un po’ troppo elegante e “arabescata” alle orecchie di chi non è avvezzo a continui voli pindarici musical-intellettuali nella musica… ma i veri intenditori sapranno già dove conduce il sentiero di questi Fury ‘n’ Grace. Siamo stati minacciati, “your heart belongs to me” – e credo che più di qualcuno ci lascerà il cuore in questo parto durato ben quattordici anni.

TRACKLIST:

1. Grotesque & Arabesque: Tales Of The Grotesque And The Arabesque
2. Grotesque & Arabesque: Coma
3. Grotesque & Arabesque: The Imp Of The Perverse
4. Uncanny Midnights Of The Bride
5. Burning Cathedrals
6. Black Art
7. The Buried
8. Maldoror

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