Recensione: Tales Of The Weird

Di Vittorio Cafiero - 16 Gennaio 2013 - 0:00
Tales Of The Weird
Band: Paradox
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Ci sono gruppi che, lontano dai facili proclami, dai comunicati a sensazione e dal presenzialismo mediatico a tutti i costi, continuano imperterriti la loro strada lastricata di impegno, umiltà e qualità. Ma, soprattutto, ci sono gruppi che, nonostante le difficoltà quotidiane e lontano dai ritorni economici, portano avanti il loro percorso musicale con lo strumento che più di tutti merita rispetto e ammirazione: la passione.
Ebbene, i Paradox sono certamente da annoverare tra questi gruppi: nati circa trent’anni fa in una Germania attivissima dal punto di vista musicale, i Nostri si mostrarono immediatamente pronti a guadagnare il loro piccolo posto nella Storia del metal europeo grazie a due piccoli gioielli del thrash/speed come Product Of Imagination ed Heresy. Successivamente, caddero vittime anch’essi dell’ecatombe del genere negli anni ’90, salvo poi tornare a calcare le scene dal 2000 in poi con una serie di lavori solidi e meritevoli di riscoperta. Tales Of The Weird è il loro sesto lavoro ad oggi e, similmente ai precedenti, non può non essere considerato un altro centro.
Forti dell’innesto della chitarra solista di Christian Münzner (Obscura, Spawn Of Possession ed ex Necrophagist), i Paradox A.D. 2013 si presentano con un lavoro ispirato nel songwriting e rinnovato, ma soprattutto più articolato in numerosi passaggi, grazie probabilmente proprio all’abilità e all’inventiva del nuovo chitarrista.

Solo originariamente concepito come prosecuzione concettuale del mitico Heresy (vero fiore all’occhiello del combo bavarese), Tales Of The Weird si apre con una title-track che da sola “vale il prezzo del biglietto” e che propone tutti quelli che saranno gli ingredienti dell’album: un songwriting curato, un refrain avvincente (vero e proprio momento forte del pezzo), una struttura sostanzialmente semplice nell’avvicendarsi di verso-bridge-chorus che, al contrario, diventa certamente più articolata quando è il momento di dare spazio al lavoro di Münzner: già nella fase preparatoria si sente l’influenza di alcuni passaggi tipici delle sue band e lo sviluppo dell’assolo, pur essendo più essenziale, è una più che discreta esibizione di tecnica e di modernità.
E’ un thrash tutto sommato edulcorato quello che Steinhauer & Co. propongono, che nei momenti più veloci sembra parente di certe cavalcate in stile Blind Guardian del primo periodo (vuoi anche per la tonalità e l’accento simile delle voci). Ed è proprio con con Day Of Judgement che i ritmi si accelerano, in un pezzo non particolarmente originale ma comunque convincente. E’ Paradox al 100% la successiva Brutalized, altro esempio di classico thrash-speed metal per nulla pretenzioso dotato di un ritornello facilmente memorizzabile. Va a questo punto delineandosi uno dei leitmotiv dell’analisi di questo lavoro: l’evidente contrapposizione tra un metal sostanzialmente tradizionale e ancorato agli stilemi del passato proposto dal veterano Charly Steinhauer e quello illuminato dalle “giocate” stilisticamente più moderne del fuoriclasse di  Münzner, con Daniel Buld alla batteria e Olly Keller al basso che sapientemente fanno da collante tra le due anime che caratterizzano i Paradox oggi. Provate ad esempio a prendere un pezzo come Escalation, avvincente, ma quanto mai tradizionale che esplode in un assolo che non può non riportare alla mente certe soluzioni già sperimentate negli Obscura.
Fragile Alliance ricorda in qualche modo i Metallica dei bei tempi che furono (del resto, i Paradox, al pari degli Xentrix, si sono visti spesso affibbiare – secondo chi scrive, in modo troppo ingeneroso – l’appellativo di Metallica wannabe…), ma ancora una volta sono i licks di solista a dare un tocco più moderno al pezzo. Brainwashed, forse un po’ prolissa, è seguita da Slashdead che invece colpisce per le sue ritmiche secche e sincopate nello stile di certi Annihilator, paragone che viene in mente anche per le accellerazioni e i breaks, per un altro dei pezzi forti dell’album, proprio grazie alle notevoli sollecitazioni a cui è sottoposta la base ritmica. Dopo l’intermezzo strumentale d’atmosfera Zeitgeist, è il turno di The Downward Spiral, sicuramente il momento più pesante di tutto il lavoro: pochi secondi di preparazione e il pezzo esplode in ritmiche di thrash violento (anche se in questo frangente si percepisce come tutto il lavoro sarebbe risultato ancora più convincente con una produzione più incisiva) su cui si stendono vocals comunque melodiche (per il genere), che trovano la loro sublimazione nella conclusiva A Light in the Black, tributo riuscito ai Rainbow dell’indimenticabile Ronnie James Dio.

Impegno, umiltà, qualità: la recensione si è aperta con queste parole proprio perché sono le prime che vengono in mente non appena si pensa ad una band come i Paradox. Grazie a Tales Of The Weird, il gruppo, per l’ennesima volta, ci porta a pensare come il suo operato non sia stato un fuoco di paglia negli anni ’80 e che la successiva reunion non sia stato un semplice amarcord fra pensionati. Songwriting solido, refrain azzeccati, arrangiamenti di categoria e un lavoro solistico mai così ispirato sono le solidissime basi su cui (si spera) i Nostri potranno continuare a lavorare nei prossimi lustri. La speranza è ahimé necessaria perché proprio in questi giorni Charly Steinhauer è in convalescenza in seguito ad un delicato intervento chirurgico e il futuro del gruppo è incerto. Proprio per questo motivo, l’invito rivolto a chi legge ed ama il metal genuino e valido è di supportare la band dando una possibilità ad un album che certamente non sfigura davanti ad altri capiscuola del thrash usciti con i loro lavori nel 2012 (ogni riferimento a Testament e Kreator è puramente voluto).

Vittorio “Vittorio” Cafiero

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Tracklist:
1.Tales of the Weird
2.Day of Judgement      
3.Brutalized     
4.Fragile Alliance     
5.Escalation     
6.Brainwashed          
7.Slashdead          
8.Zeitgeist          
9.The Downward Spiral          
10.A Light in the Black (Rainbow cover)

Durata: 55 minuti c.a.

Line-up:
Charly Steinhauer – Vocals, Guitars
Christian Münzner – Lead Guitar (lead)
Daniel Buld – Drums
Olly Keller – Bass 

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