Recensione: Tears Of The Sun

Di Fabio Vellata - 30 Novembre 2006 - 0:00
Tears Of The Sun
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Richard Andersson, eminente tastierista e compositore, torna alla ribalta con Space Odissey, progetto di buona visibilità ed attrattiva che insieme a Majestic e Time Requiem (gruppo con il quale ha recentemente realizzato l’interessante “Optical Illusion”), costituisce la proposta di maggior richiamo dell’artista scandinavo.

“Tears of The Sun” è il terzo capitolo della serie, successore dei precedenti “Embrace The Galaxy” e “The Astral Episode”, albums che si erano mantenuti rigidamente entro i canoni del power prog neoclassico e tastieristico, infarcito da fughe strumentali e numerosi barocchismi tipici del genere che da Malmsteen in avanti, è stato territorio di conquista di schiere smisurate di musicisti di talento.
Al contrario il nuovo platter riserva una notevole serie di sorprese a livello di suono ed atmosfere: si modifica infatti in gran parte la direzione stilistica intrapresa sino ad ora, inglobando ispirazioni e componenti sempre “classici”, ma ben più radicati in ambienti tradizionalmente heavy ed hard rock, con la conseguente nascita di una miscela ben bilanciata tra elementi presi in prestito da Black Sabbath, Whitesnake, Rainbow, Dio e Deep Purple.
Evidente e dichiarato dunque l’intento di distaccarsi il più possibile da quanto proposto con le precedenti uscite di Space Odissey e Time Requiem, epurando il proprio stile da qualsiasi parvenza progressiva o neoclassica, al fine di realizzare una sorta di tributo ad alcune delle più grandi entità della storia del rock.

Come sempre della partita, oltre ad Andersson, anche il fidato Magnus Nilsson, autore di tutte le parti di basso e chitarra, sono due invece i volti nuovi coinvolti: l’ottimo Jörg Andrews alla batteria ed il davvero bravissimo David Fremberg al microfono (in luogo di Patrik Johansson), singer in possesso di una voce sorprendente e molto ben impostata a cavallo tra Tony Martin e Ronnie James Dio (con addirittura qualche accenno di Coverdale nelle note più basse), di qualità tale da renderlo individuabile come autentica rivelazione e valore aggiunto del cd.

Venendo nello specifico, sono da sottolineare sin da principio la scorrevolezza e la buona fluidità del disco, che viaggia ripercorrendo con encomiabile devozione percorsi musicali comunque già più che noti.
La potente e cadenzata “The Bohemian Werewolf”, traccia di apertura, è ad esempio alquanto votata allo stile di Dio e Rainbow, mentre “Obsession” indugia maggiormente su tonalità oscure ed a tratti sulfuree care in qualche misura ai Black Sabbath; “Miracles In Daylight” è inoltre un chiaro omaggio ai grandissimi Whitesnake (inequivocabile il giro di chitarra che sembra estratto da “1987”), con Fremberg in evidenza su tutto.
Sono poi ancora e con maggiore chiarezza i Black Sabbath a manifestarsi in “Killing The Myth” e “The Northern Silence”, per dare in seguito spazio nuovamente ai Rainbow in “The Awakening” ed al serpente bianco con “Dark Wings Of Universe”, chiudendo infine con la purpleiana “Bloodspill”.

Come avrete capito, non è sicuramente l’originalità l’arma con cui Andersson ed i suoi Space Odissey tentano l’assalto alla ricerca di consensi, quanto piuttosto la perizia strumentale (assoluta e di prim’ordine) e la bravura nello scrivere canzoni accattivanti e ben ascoltabili, che pur non proponendo alcunché di nuovo, siano in grado di apparire scorrevoli e ben congeniate.
Tutto sommato un ascolto ad un album come “Tears Of The Sun” è un’esperienza che si rivela piacevole ed interessante; non appare inoltre per nulla malvagia l’idea di modificare la direzione power prog, a vantaggio di questo buon hard dal sapore settantiano piuttosto credibile e di discreto livello.

Non certo il disco dell’anno, ma i fans del genere e gli amanti dei seventies avranno senz’altro di che ritenersi soddisfatti.

Tracklist:

01. The Bohemian Werewolf
02. Obsession
03. Miracles By Daylight
04. Killing The Myth
05. Dark Wings Of Universe
06. The Awakening
07. Tears Of The Sun
08. The Northern Silence
09. Bloodspill

Line Up:

Richard Andersson – Tastiere / Hammond / Back Voc.
David Fremberg – Voce
Jörg Andrews – Batteria
Magnus Nilsson – Chitarra / Basso

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