Recensione: Tectonic

Di Luca Montini - 8 Giugno 2018 - 10:34
Tectonic
Band: Trillium
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2018
Nazione:
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70

Sette anni dopo il debut album Alloy” (2011), ecco Amanda Somerville tornare sulle scene con i suoi Trillium. Nota ai più per la sua presenza in qualità di ospite degli Avantasia, oltre ai due dischi assieme all’ugola degli Helloween nei lavori targati Kiske/Somerville, Amanda ha recentemente pubblicato anche un disco di cover pop in versione metal con il quartetto femminile Exit Eden. Trillium può per molte ragioni essere definito come il vero e proprio progetto solista della Somerville; tanto che dal debutto la lineup è stata completamente ridisegnata attorno alla cantate. Principalmente composta da musicisti tedeschi di provenienza Avantasia ai tempi del debut con personaggi come l’onnipresente Sascha Paeth alle chitarre e Miro Rodenberg alle tastiere, la band è ora interamente olandese, composta da Sander Gommans (HDK, ex-After Forever, ex-Kiske/Somerville), Andre Borgman alla batteria ed Erik van Ittersum alle tastiere. Il primo elemento che colpisce l’ascoltatore di “Tectonic”, prima di cliccare sul tasto play, è indubbiamente la durata dei brani: tutti tra i quattro minuti ed i quattro minuti e quarantacinque. Non ci aspettiamo quindi improvvise digressioni progressive o momenti orchestrali particolarmente impegnativi in un disco che fin da subito vuole essere catchy e di facile ascolto, pur con un buon apparato sinfonico e momenti più propriamente metallici.

Sempre da facile previsione, il lavoro vede come unica protagonista la bella voce di Amanda Somerville, perfettamente valorizzata da una produzione all’altezza. La performance vocale è sorprendente, decisamente al di sopra di molte altre apparizioni più o meno fugaci del passato, capace di donare numerose sfumature anche lontane dalle consuetudini, tra i momenti più soffusi da ballatona avantasiana di “Eternal Spring” ed un pezzo power spinto come “Full Speed Ahead”. Del resto, basta arrivare in fondo all’opener “Time to Shine” per capire che Amanda fa sul serio. I generi proposti spaziano dall’hard rock al pop rock con alcuni spunti degni di nota. Tra i brani più interessanti, cito “Hit Me” forse la più riuscita del lotto, con un ritornello veramente diretto, la potente “Stand Up” e la power-ballad “Nocturna”.
Peccato che a parte una manciata di canzoni, gli assoli al fulmicotone di Sander Gommans che irrompono sulla scena e qualche ritornello veramente centrato non vi siano particolari momenti di sussulto, forse perché i colleghi alla sezione strumentale sembrano svolgere il compitino; tanta professionalità ma poca personalità. Manca insomma quel ‘qualcosa in più’ oltre alla bella voce di Amanda per permettere a questo lavoro di spiccare il volo oltre la comfort-zone di riferimento per il genere proposto.  

Il secondo lavoro dei Trillium, “Tectonic”, può dirsi dunque riuscito solo in parte, superando di poco il diretto predecessore. Se su un piatto della bilancia mettiamo produzione ed immediatezza, oltre al valore indubitabile della voce della mai troppo apprezzata Amanda Somerville nelle sue innumerevoli sfaccettature, d’altro canto vanno considerati i limiti di un songwriting poco coraggioso, per un prodotto ben confezionato e molto gradevole già dai primi ascolti ma inevitabilmente destinato ai soli fan della cantante statunitense, in un genere sinfonico sempre più affollato ed in cerca di idee imprevedibili ed ambiziose. 

Luca “Montsteen” Montini
 

 

 

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