Recensione: Tempo of the Damned

Di Matteo Lavazza - 31 Gennaio 2004 - 0:00
Tempo of the Damned
Band: Exodus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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85

Gli Exodus sono tornati!
Con il redivivo Zetro Sousa alla voce i thrasher americani tornano sulle scene dopo ben sette anni dal loro ultimo lavoro in studio, quel “Force of Habit” che aveva lasciato un po’ di amaro in bocca ai loro fans, certo i dubbi e le incertezze riguardo a questo album erano parecchie, ma già al primo ascolto si capisce che gli Exodus questa volta non hanno intenzione di fare prigionieri.
L’iniziale “Scar Spangled Banner” è una mazzata in puro Bay Area Thrash Metal Style, con un lavoro alle chitarre della mitica coppia Holt/Hunolt davvero da urlo. La voce sporca e graffiante di Zetro disegna melodie cattivissime come nella migliore tradizione Exodus.
Il grande pregio di questo “Tempo of the Damned” è la varietà a livello compositivo che lo caratterizza, di fianco a canzoni più tirate, tipo “War is my Sheppard”, tirata ma sempre estremamente potente, con ancora la coppia di chitarristi e il cantante a farla da padroni e con il solito Tom Hunting dietro alle pelli a picchiare come un ossesso,oppure “Forward March” un pezzo che rimanda la memoria ai tempi d’oro del Thrash Metal made in U.S.A., coi suoi cambi di tempo e di atmosfera davvero spaccaossa, ci sono brani più lenti e massicci, che sono quelli che fanno alzare il livello del disco davvero ad un livello superiore, canzoni come la splendida”Shroud of Urine”, con l’ottimo lavoro del nuovo bassista Jack Gibson e i suoi riff modello spaccasassi, un pezzo che farà davvero rompere più di un collo dal vivo”Sealed with a Fist”, altra song in cui gli Exodus mettono in mostra tutto il loro talento e la loro esperienza in fase di songwriting, “Throwing Down”, forse il brano con il feeling più “moderno” del disco, pur senza mai scadere nel nu metal e mantenendo intatte tutte quelle che sono le caratteristiche tipiche del gruppo, e la conclusiva title track “Tempo of the Damned”, forse il brano che più di tutti mi sembra adatto a rappresentare questo ritorno degli Exodus; un susseguirsi di cambi di tempo praticamente perfetto, giocato su ritmi decisamente veloci  e con Zetro che dietro al microfono tira fuori una prestazione davvero magistrale in quanto ad intensità.
Tecnicamente credo che gli Exodus siano quasi indiscutibili, Gary Holt e Rick Hunolt sono senza dubbio una delle migliori coppie di chitarristi in ambito Thrash, Tom Hunting è una macchina da guerra dietro alle pelli, di Zetro ho già abbondantemente detto e infine il nuovo bassista che riesce a donare a tutti i brani la potenza di cui necessitano.
I suoni sono davvero ottimi, molto old style come impostazione ma dannatamente efficaci e potenti.
In definitiva posso dire che gli Exodus hanno tirato fuori dal cilindro un album splendido, che riesce a rivaleggiare con il mitico “Bonded by Blood”, un album che di sicuro potrà dare una grossa mano alla rinascita del Thrash che pare essere già in atto, questo “Tempo of the Damned” dimostra come sia possibile scrivere un album che non sappia di già sentito pur rimanendo entro quelli che sono i confini naturali del genere e che fa capire come sia stato un grosso errore quello commesso diversi anni fa di abbandonare certe sonorità, sonorità che avevano e, soprattutto, hanno ancora molto da dare al Metal in generale.

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