Recensione: Tempus Abire Tibi Est

Di Giuseppe Casafina - 12 Novembre 2016 - 0:01
Tempus Abire Tibi Est
Band: Noctu (Ita)
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2016
Nazione:
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70

L’ Italia è il Paese del sole, del mare, delle belle ragazze, dei turisti felici oltre che (dai, ammettiamolo) delle scene musicali in concorrenza, della malapolitica e degli arraffoni: tutte cose belle e meno belle, ma che dal punto di vista di un animo misantropo e solitario portano ad un’unica, inevitabile direzione.

Di sicuro per Noctu, mastermind ed unico membro effettivo del suo omonimo progetto qui descritto, tutto ciò deve rappresentare una infinita fonte di ispirazione per nutrire il proprio disprezzo, riversando lentissime, disperate battute di uno scoccare funereo, malato ed ossessivo. Nessuna gioia attraversa questi solchi, la più nera ed atroce visione dell’esistenza è l’unica cosa in grado di dare animo e corpo a queste composizioni dalle atmosfere strazianti, frutto sicuramente della visione fortemente negativa del proprio creatore.

Quel creatore che, con fare arcano e misterioso, appare ritratto (se così si può dire) in una foto del booklet conciato a mò di Tristo Mietitore, senza alcun viso, coperto unicamente da un cappuccio di nero intenso ed un mantello dello stessa funerea tonalità. Qui ogni cosa è nera, avvolta nel buio più atroce, luogo dove ogni speranza di visione lucente è da abbandonare nel nome del vuoto di un’esistenza sofferta, sadica e maledetta.

 

Quattro brani compongono questa opera prima di puro malessero sonoro, 35 minuti del nostro tempo dominati dai due principali manifesti sonori, a loro volta introdotti e definitivamente incoronati da due brevi agglomerati sonori introduttivi e di chiusura (quindi quattro nel complesso, appunto): trattasi di due brani rigorosamente lunghissimi, di una lentezza quasi atroce per un lavoro artistico tutto di un pezzo tra chitarre volutamente distanti, atmosfere rarefatte e notturne, suoni di piano e tastiera sempre pregni di un mai troppo velato misticismo, per regalare all’ascoltatore il saggio gusto dell’agonia e cercare, non invano, di trasportarlo nella propria visione sanguinaria di quello scorrere del tempo denominato vita.

Il nostro Noctu è riuscito, con questo suo “Tempus Abire Tibi Est” a forgiare una breve ma sostanziosa testimonianza della più pura essenza del Funeral Doom, dove ad esempio la pesantezza voluta e dilatata di ‘Tenebre Senza Fine’ suona come se ti strappasero l’anima per rinchiuderla all’interno di una prigione senza luogo alcuno: schitarrate lente, con un cantato in growl che appare quasi sussurrato, mentre tappeti di tastiera disegnano una folgorante dimensione melodica dove l’agonia e l’angoscia regnano sovrane. Quasi 15 minuti di vita dove l’unica alternanza è costituita dal susseguirsi di momenti sempre più lenti ed atmosferici, sempre più carichi di titanica tensione, grazie ad un pianoforte che con poche note, quasi abbozzate, sospende la nostra anima nel vuoto ove domina la musica e il pensiero di Noctu.

Con ‘Profonda Oscurità’ già dai primi momenti si capisce che il nostro viaggio nelle scorribande del vuoto interiore non è finito, anzi il peggio deve ancora arrivare: un brano meravigliosamente estenuante ( – …beh dipende dai punti di vista! – Nda), oltre 15 minuti di Sabba liturgico dove incroci sonori di una tristezza infinita, spessi come il buio più atroce, delineano un sentiero dove il Tristo Mietitore (ovvero Noctu) è libero di lasciar vagabondare le proprie vittime con innato sadismo. Una melodia di pianoforte dal tono angosciante (onnipresente per tutta la prima parte del brano) si unisce ad una ritmica dal sapore catacombale, per poi evolversi in leggere variazioni melodiche. Poi, tutto di un tratto, il vuoto: ma sono solo pochi attimi perchè dopo alcuni macabri rintocchi riparte quella melodia sinistra, risuonata però da un synth dal timbro ancestrale, per poi lasciar svanire tutto nel vuoto, quello stesso vuoto in cui nasce e muore la musica di Noctu.

 

Un EP davvero di ottima fattura (per quanto mi riguarda, uno dei più ipnotici EP ascoltati quest’anno nel genere) per un progetto nostrano assolutamente da scoprire, assolutamente anti-commerciale, in grado di spingere il concetto di Funeral Doom verso vette di agonia finora raramente raggiunte dal sempre più fitto (ma allo stesso tempo alquanto esiguo a parità di band dedite a generi differenti) sottobosco italico dedito a queste sonorità: il Mietitore nostrano poco aggiunge al genere, si tratta alla fine infatti del ‘solito, banale e ‘monotono’ Funeral Doom. Ma provate ad ascoltare questa fantastica litania del terrore e ditemi poi se vi lascerà indifferenti: la musica di Noctu suona come il perfetto sottofondo di un volontario addio alla vita, ma anche come la perfetta colonna sonora di un lungometraggio ( – ….appunto lungo, ce lo vedete del Funeral Doom all’intero di un cortometraggio? Altrimenti un film non basterebbe da solo a coprire la durata di un brano! – Nda ) incentrato su temi quali disperazione e sofferenza.

Ben arrivato Mietitore, posa la tua Falce su colui ove il tuo giudizio ha deciso che il tempo terreno deve giungere al suo termine.

Ave Noctu.

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